Bonino
Emma Bonino, la libertà di abortire in Francia adesso è un diritto costituzionale. Una svolta storica nelle battaglie per i diritti?
«La Francia, ancora una volta, ha aperto la strada. Già nel 1975 il governo di destra di Giscard d’Estaing con Simone Veil aveva approvato la legge sull’interruzione di gravidanza e, diversamente da noi ( ne sono sicura), sono andati avanti con l’aborto farmacologico per rendere questo dificile momento il meno violento e il meno intrusivo possibile e quindi oggi non mi stupisce affatto che sia diventato un diritto costituzionalmente garantito»
Se lo augurerebbe anche per l’Italia?
«Diciamo che nel nostro Paese non mi parrebbe una priorità assoluta anche se stiamo vivendo un’epoca in cui il rischio che i diritti conquistati con le nostre storiche battaglie possano essere aggrediti. Per la veritàil rischio c’è stato anche in tutti questi anni senza che ce ne sia stata grande coscienza. I diritti sono una cosa fragile, vanno curati, coccolati, difesi giorno per giorno. Altrimenti ti svegli una mattina e non te li ritrovi più, come in Polonia o in Ungheria».
Quelli delle donne sono particolarmente fragili anche in Italia?
«Assolutamente sì. La libertà delle donne ad autodeterminarsi è sempre stata una materia difficile ma adesso mi sembra che con l’idea culturale di Dio, patria e famiglia di questo governo si torni drammaticamente indietro. La ministra Roccella ci rassicura che il governo non intende cambiare la legge sull’aborto ma quello che sta succedendo è che la stanno svuotando dall’interno».
Si riferisce ai nostri ospedali dove l’obiezione di coscienza spesso rende l’aborto un diritto impossibile da garantire?
«Esatto. Io non ho nulla contro l’obiezione di coscienza. Ritengo però che, a livello istituzionale, quando c’è una legge tocca farla rispettare da tutti. E quindi si possono trovare diverse soluzioni come in alcune regioni è stato fatto, ad esempio, facendo concorsi per i reparti di ginecologia aperti solo a medici non obiettori. Ma in generale, non c’è dubbio che in Italia siamo andati indietropiuttosto che avanti».
Aspettiamo ancora la distribuzione gratuita della pillola contraccettiva.
«Per esempio, come se fosse un crimine non concepire figli. Basterebbe guardare i numeri delle interruzioni di gravidanza in Italia che sono molto diminuite proprio grazie alla legge sull’aborto che funzionicchia, per capire quanto è falso pensare che una legislazione che garantisce il diritto delle donne ad autodeterminarsi sul mettere al mondo un figlio non incentiva affatto gli aborti. Se poi si pensa come accadeva prima, quando lo si faceva in casa, con gli stregoni, con tutti i rischi e le atrocità che le donne erano costrette a subire, o se si pensa ancora alla battaglia decennale del ginecologo Silvio Viale per la pillola Ru486, capiamo quanto questo diritto che oggi la Francia rende costituzionale, in Italia vada protetto con attenzione».
Qualche segnale preoccupante c’è. Ad esempio le sale d’ascolto negli ospedali dove chi va ad abortire dovrebbe prima ascoltare il battito del feto.
«Una cosa orribile, qui siamo tornati ai tempi in cui le donne devono partorire con dolore e abortire sotto tortura».
Il suo è un invito alle donne italiane a non abbassare la guardia nella difesa dei loro diritti?
«Assolutamente sì, una battaglia che si salda a quella contro gli stupri e la violenza di genere, che ho sempre predicato. Ma mi piacerebbe che diventasse un tema degli uomini, che se ne facessero carico loro. E questo, purtroppo, nonostante tutto, non avviene».