Apache, il trapper “sottovalutato” (dal titolo di un suo pezzo). Geronimo, il “presidente” collezionista di poltrone amante della velocità. Cochis, il “politico”. Se fosse un romanzo sarebbe “tre piccoli indiani”. Sottotitolo: figli vivaci di padre gagliardo. Oppure – un po’ per scherzo me nemmeno troppo – gioventù “bruciata” e maturità dorata. Volendone emendare i tratti per renderla più presentabile, la storia dei La Russa jr sembra la continuazione di una tradizione di famiglia un po’ spericolata. Che vede nel padre, Ignazio Benito la Russa, il più autorevole interprete. Esuberanza giovanile, testa calda, azzardi, inciampi. Surfando sopra le righe, e sempre nell’orbita del potere. L’attualità impone di partire dal più piccolo dei La Russa Bros: lui, Leonardo Apache. Il terzogenito che fa brutto con la trap. L’“artistoide” di casa (Geronimo dixit) che adesso la casa la sta facendo tremare. Ma non più per il volume della musica politically uncorrect. Accusato di avere violentato una 22enne, a “Larus” – nome d’arte – tocca subire il contrappasso che, ironia del caso, gli sbatte addosso direttamente dal suo brano più conosciuto. “Sono tutto fatto,sono tutto matto, ti fotto pure senza storie”, canta insieme a Apo Way, un altro trapper, ne “I sottovalutati”. Pezzo del 2019. Quando su YouTube il video inizia ad acchiappare migliaia di visualizzazioni, inevitabilmente la eco di quel “sono tutto fatto” sparato dal figlio dell’allora vicepresidente del Senato (ufficialmente super proibizionista) fa rumore. «‘Sono fatto’ non ha a che fare con lo stordimento psichedelico… ma se lo acchiappo con la droga lo ammazzo », spiegò il cofondatore di Fratelli d’Italia. Apache andò dritto al punto: «Papà, non sai un c…o dei rapper». Sul piccolo caso intervenne poi mamma Laura De Cicco. Prima minimizzando («scemenze da ragazzi»), poi ammettendo che i testi di “Larus” sono «volgari, senza senso», e infine sperando che il figlio non si facesse le canne. Leonardo Apache in pillole: 21 anni proprio oggi, scuole internazionali, breve fuga di studio a Londra per poi riatterrare a Milano (liceo artistico); un botta e risposta social con Fedez a colpi di storie Instagram subito cancellate, lo sci, i bagordi con gli amici, l’Inter. Del trapper non ha mai avuto il fisico del ruolo e quando posa insieme a papà e fratelli al 18° compleanno – estate 2020 – indossa una camicia bianca con le iniziali ricamate. Roba che Sfera Ebbasta, il suo idolo insieme a Mahmood, lo squalificherebbe per molto meno. Ma tant’è. Canta Larus agli esordi: “Tu non c’eri quando fottevo troie come fossi Bobo Vieri” (titolo del pezzo: “Quanto è bello essere Larus”). Quello che è sempre parso un adolescente paffuto e un po’ impacciato, il meno ambizioso dei fratelli, ha coltivato l’ambizione di essere quello “oltre”. Oltre il cliché del destro rampantismo di famiglia, tutto affari, finanza e politica. Leonardo Apache non abita in un wickiup – la tipica capanna fatta di frasche degli Apaches – , abita nel penta vani su due piani in centro a Milano dove si sarebbe consumata la presunta violenza sessuale.
Terza generazione La Russa. In ordine anagrafico: Geronimo, Cochis, Apache. Nati a Milano, nomi da nativi americani perché il papà ne ha un’adorazione seconda forse solo a quella per Mussolini. L’eredità politica del presidente del Senato, al momento, pare risiedere nel destino di Lorenzo Cochis. L’anno scorso è stato eletto nel parlamentino di zona in centro città ed è chiaramente capogruppo di FdI. Molto meno istintivo e fumantino del padre. Guai però a toccargli il tema auto e automobilisti. Una fissa, in famiglia. Geronimo La Russa, 43 anni, figlio di primo letto di Ignazio, è avvocato e presidente dell’Automobile Club di Milano. A 14 anni volantinava per il Fronte della Gioventù, a 25 è nel cda della Premafin di Ligresti che dei La Russa è stato la vera fortuna. Pol trone, poltrone. Anche al Milan, grazie all’amica Barbara Berlusconi con cui fonda la onlus Milano Young (La Russa è anche in H14, la holding dei tre berluschini, Barbara, Eleonora, Luigi). In un’intervista Geronimo raccontò di un’adolescenza molto agitata e con «un po’ di problemi». Spericolato, gli piace correre con qualunque cosa a motore, macchine, motorini, barche. «Il sabato sera si usciva tutti insieme, in discoteca, oppure in giro a fare casino». Qualche casino, in effetti, l’ha combinato. Molti anni fa dopo un incidente in auto insieme ad amici saltò fuori della droga: per lui non ci fu alcuna conseguenza. Negli anni ’90 GL faceva parte di un gruppo di fighetti che si imbucavano alle feste per vandalizzarle. Li chiamavano i “vandali del sabato sera”. 15 marzo 1997: compleanno di Carolina Vecchioni, figlia del cantautore. I vandali portano via gioielli, soprammobili e maglie Lacoste. «Sì, arrivai con una ventina di amici – raccontò La Russa – . Ci furono dei furti. Anche tre miei amici, è stato accertato. Non li frequentai più». Tra le persone a lui più vicine, l’europarlamentare FdI Carlo Fidanza che ha recentemente patteggiato 1 anno e quattro mesi per corruzione. Quando chiesero a Geronimo se aveva mai fatto il saluto romano rispose così. «Una volta, quando mi sono vestito da Balilla a Carnevale. E un’altra volta quando mi mascherai da Giulio Cesare».