
PARLA EMMANUEL MACRON
3 Marzo 2025
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3 Marzo 2025Diciotto leader europei si sono riuniti a Lancaster House a Londra per coordinare la reazione europea al terremoto causato dall’allineamento strategico e ideologico tra il presidente Usa Donald Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin. Che Trump nutra affetto e ammirazione per gli autocrati non è una novità; tantomeno lo è la sua disaffezione per la Nato e il disdegno per l’Ucraina. Ma gli ultimi sviluppi, culminati nell’agguato alla Casa Bianca contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sono uno spartiacque. La strategia dello struzzo e del piede in due staffe non è più un’opzione.
È bene quindi chiarire il contorno del negoziato, distinguendo illusione e realtà.
Purtroppo è un’illusione pensare che sia ancora possibile una strategia transatlantica sulla sicurezza europea, a partire dall’Ucraina. Trump non è disinteressato all’Europa. È fin troppo interessato, intenzionato a trasformare il continente in un’accozzaglia di Stati nei confronti dei quali può essere predatore. Le relazioni internazionali di Trump si dividono in due categorie. Ci sono gli Stati che considera grandi potenze, a partire dalla Cina, nei confronti dei quali manifesta rispetto e con cui è obbligato a trattare e fare concessioni. Poi ci sono gli Stati che considera come prede. Sono Stati più piccoli, deboli e dipendenti da Washington, come l’Ucraina, che dipende esistenzialmente dal sostegno occidentale per la propria sopravvivenza. Ma ci sono anche tutti i vicini e gli alleati degli Stati Uniti, dal Canada al Messico, fino a tutti i Paesi europei, Italia inclusa.
Per assicurarsi che con questi Stati l’approccio possa essere predatorio, e non meramente transattivo, Trump vuole dividerli e indebolirli, fino ad arrivare a distruggere quelle istituzioni comuni come Ue e Nato. In questo c’è perfetta sintonia con Mosca, che difatti applaude la politica estera di Trump. C’è chi obietta che le relazioni transatlantiche fossero già “coloniali”. Ma c’è una differenza sostanziale tra le relazioni che gli Usa hanno costruito con l’Europa negli ultimi 80 anni rispetto a quelle che la Francia aveva con l’Algeria, l’Inghilterra con l’India, o l’URSS nei confronti dei Paesi dell’Est. Trump vuole tornare a quel mondo imperiale, svincolando l’America dalle regole, istituzioni, alleanze e valori che l’hanno imbavagliata. Per questo Trump definisce l’Ue come la più grande “fregatura” per l’America: l’Ue costringe Trump sul piano economico a trattare e non predare. Per questo Elon Musk proprio ieri si è dichiarato a favore della fuoriuscita degli Stati Uniti dalla Nato. Dunque per quanto lodevole sia l’aspirazione di costruire un ponte che continui a tenere saldo il partenariato transatlantico, quel ponte è un’illusione. Più che costruire ponti, l’unico risultato è quello di essere calpestati.
Poi c’è la mezza illusione, che ruota attorno ai piani di dispiegare una forza di rassicurazione europea in Ucraina, con Francia e Regno Unito in prima fila. Sono piani importanti: se mai si arrivasse a una tregua, è imprescindibile che venga dispiegata una forza europea. Senza la garanzia di sicurezza incarnata da tale forza è evidente che un cessate il fuoco rappresenterebbe solo la finestra temporale che Putin userebbe per preparare il nuovo round di guerra, così come ha fatto in passato. Non è un caso, difatti, che Mosca obietti a queste garanzie. Così come non è un caso che Trump, in combutta con Putin, rifiuti gli inviti europei e ucraini non solo di partecipare a tale sforzo, ma anche solo di proteggere le forze europee qualora venissero attaccate dalla Russia. Putin non vuole una tregua ora, e Trump lo sa. Quel cessate il fuoco probabilmente dovrà ancora attendere.
Infine la realtà del presente, quella di una guerra che prosegue e un disimpegno di Washington dall’Ucraina e possibilmente dall’Europa in toto nel prossimo futuro. È una realtà drammatica perché gli europei non sono pronti. Non siamo pronti materialmente. È per questo che si ragiona su come sostenere l’Ucraina da soli, con un costo stimato di circa 50 miliardi di euro l’anno (in gran parte per sostenere il bilancio dello Stato). È un costo tale che richiederà il ripensamento delle resistenze europee sull’utilizzo dei 300 miliardi di euro degli asset russi congelati. È per questo che si ragiona anche su come generare un salto quantico sulla difesa europea per poterci difendere dalla Russia ma senza gli Stati Uniti, sia con l’allentamento delle regole fiscali Ue, sia con nuovi strumenti di finanziamento comunitario, sia anche con la creazione di una banca intergovernativa per il riarmo.
Ma siamo ancor meno pronti sul piano psicologico. Si sente dire spesso che l’Europa non può farcela senza l’America. Quando un indiano, un africano, un latinoamericano o un cinese ci sente dirlo rimane sbigottito, considerato che rappresentiamo una trentina degli Stati più ricchi al mondo. Rilevano increduli la nostra incapacità di abbandonare una mentalità coloniale, questa volta non da colonizzatori, ma da colonie. Ed è esattamente così che ci considerano Trump e Putin. Il paradosso è che sono convinzioni sostenute con veemenza soprattutto da coloro in Europa e in Italia che si definiscono patrioti.