Chi parla così non è qualche sincero democratico preoccupato delle sorti dell’Italia e nientedimeno dell’Europa, ma è Olga Skabeyeva, una delle più scatenate propagandiste di regime di Vladimir Putin. Lei, con Margarita Simonyan e Vladimir Solovyov, rappresenta la trimurti della propaganda di regime della tv di stato putiniana. Ossia il megafono di una dittatura. E così a Skabeyeva ieri nel suo programma, in prime time, nello show di massimo ascolto su Rossiya 1, non è parso vero poter disinformare e fuorviare sulla situazione in cui versa l’Italia, dipinta praticamente come un Paese che sta guidando il ritorno dell’Europa al nazifascismo. «Proprio davanti ai nostri occhi, l’Europa sta tornando alle sue radici e origini», che sarebbe il nazifascismo, mentre scorrono in loop le immagini delle braccia tese alla manifestazione di Acca Larentia e i saluti neofascisti di un centinaio di militanti di estrema destra presentati come se coincidessero con l’intero Paese.
Naturalmente a Skabeyeva non importa che le braccia tese siano state condannate ampiamente nel mondo politico – persino nel centrodestra e nella destra ufficiale, dal ministro Tajani al ministro Sangiuliano, dal ministro dell’Interno Piantedosi a Ignazio la Russa e Fabio Rampelli. Sono particolari che alla propaganda russa non servono. A Putin serve far passare l’equivalenza Italia=ritorno del nazifascismo in Europa=armi ai discendenti di Bandera, ossia all’Ucraina.
Facciamoci qualche domanda, prima di farci sciocchi strumento dei veri fascisti contemporanei: le dittature. Mosca e Putin sono ben lieti di disinformare su un’Italia tutta “fascista” usando la storia di Acca Larentia – proprio mentre diversi estremisti di destra vengono denunciati, e molti altri sono stati identificati, dalla polizia di quale Paese? L’Italia. Mosca e Putin non dicono che i denunciati appartengono a un movimento fascista, Casa Pound, noto semmai per invitare e ospitare in Italia la tappa romana del tour di Alexander Dugin, il filosofo rossobruno figlio di un colonnello dei servizi russi, e tanto caro a chi? A Putin, e alle sue battaglie anti-europee (la tappa milanese del tour di Dugin fu invece organizzata da Lombardia-Russia, l’associazione del consigliere di Salvini, Gianluca Savoini, e da vari reduci del neofascismo milanese). Ad Acca Larentia c’erano ovviamente diversi militanti di Forza Nuova, oltre che di Casa Pound: Forza Nuova dichiaratamente filorussa, che stampava manifesti per le vie della Capitale con scritto, testualmente, “Io sto con Putin”.
Insomma, se un fascismo c’è – come denuncia Skabeyeva – è certamente il fascismo putiniano. Meloni – benché Fratelli d’Italia abbia dentro di sé sia atlantisti convinti, sia esponenti che hanno brillato negli anni scorsi per attività filorusse e scambi opachi con il Donbass – ha invece tenuto ferma a Palazzo Chigi la barra delle armi all’Ucraina: ossia proprio la scelta politica più odiata da Putin. E per questo il Cremlino ha variamente apparecchiato operazioni di misinformaton o di guerra ibrida contro l’Italia (ricordate la telefonata dei due “comici” russi, chiamiamoli così, alla premier? Comici che guarda caso mai attaccavano gente gradita al Cremlino, e il cui canale YouTube fu sospeso perché, come denunciarono loro stessi pensando di far ridere, «ci considerano agenti dei servizi russi»).
Gridiamo pure al fascismo a Roma, ma almeno cerchiamo di capire che è in atto una guerra ibrida di Putin contro l’Europa, da lui appunto definita fascista, o corrotta, o paradiso delle perversioni sessuali (mentre la sua Russia sarebbe l’eroica erede della battaglia contro i nazisti a Stalingrado). Francis Scarr della Bbc, che da anni studia i meccanismi delle operazioni di disinformation sulla tv di Stato russa, spiega che «questo è uno dei modi in cui spesso opera la disinformazione del Cremlino: riportare alcuni fatti ma ignorare deliberatamente ciò che la maggior parte dei cittadini considererebbe un contesto necessario». Omettendo, tagliando, schiacciando le prospettive. Operazione in cui, spiace dirlo, sono aiutati dal tradimento delle democrazie operato da chi, in queste ore, vota nel Parlamento per lasciare l’Ucraina alla mercé di Putin. Contro di loro, state certi, la propaganda di Putin non dirà una parola.