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4 Ottobre 2022PAOLO BARONI
Sull’esito elettorale non si esprime, perché «a votare sono stati gli italiani e non le imprese. Noi non tifiamo né per uno e né per l’altro. Proponiamo le misure e giudichiamo cosa viene fatto». Ma alla sua prima uscita dopo il voto il presidente di Confindustria manda un messaggio ben preciso al nuovo governo che sta per formarsi: Carlo Bonomi parla davanti agli industriali di Varese alla vigilia del Consiglio generale di oggi dedicato all’analisi della situazione politica ed economica post elezioni e spiega che il prossimo governo deve innanzitutto «avere ben chiaro che bisogna salvare il sistema industriale dalla crisi energetica, è una questione di sicurezza nazionale. Il nuovo governo deve sapere che senza industria non c’è l’Italia».
Bonomi ricorda che «migliaia di aziende sono a rischio, centinaia di migliaia di posti di lavoro e di reddito per le famiglie» e poiché «le risorse non sono infinite» bisognerebbe concentrare «tutte le risorse disponibili, escluse quelle per i veri poveri», perché «senza industria non c’è l’Italia».
Sono due le priorità individuate in questo modo, energia e finanza pubblica, «due fronti di emergenza che non possono tollerare follie». «Noi non immaginiamo di negare in alcun modo ai partiti il loro legittimo desiderio di perseguire al governo gli obiettivi che hanno descritto ai propri elettori» aggiunge il numero uno degli industriali, ma «non possiamo permetterci immaginifiche flat tax sull’Irpef che dimentichino Irap e Ires. E non possiamo permetterci nuovi strumenti di prepensionamento che continuino a gravare sul bilancio dell’Inps rispetto ai contributi raccolti e a privare i giovani del loro futuro».
Detto ciò, «nessuno oggi può fare previsioni realistiche sulla crescita e sugli effetti del rialzo dei prezzi dopo la scelta scellerata dei russi». Serve dunque da parte del governo «una generale vasta convergenza sulle scelte, anche con le forze di opposizione: serietà, unità e responsabilità su energia e finanza pubblica». In pratica serve la stessa serietà e unità «perseguita sui conti dello Stato dal governo Draghi». «Il Governo Draghi – aggiunge il presidente di Confindustria – è stato capace di impiegare 60 miliardi di sostegno senza pregiudicare debito e deficit. Una cosa mai successa prima. Ma ora non si può contare sulle stesse entrate con il nuovo governo che dovrà affrontare spese» legate alla situazione corrente che arriveranno «facilmente a 50-60 miliardi nella prossima legge di bilancio» a cui si devono aggiungere le «promesse elettorali».
Di qui il nuovo richiamo sui conti. Perché, secondo Bonomi, non si può «compromettere la discesa del debito dal momento che si rischierebbe di discostarsi dagli accordi con l’Europa e questo farebbe aumentare fortemente lo spread, visto che la Bce ha comprato titoli aggiuntivi italiani, ma ora questa stampella cesserà. E se questo accade si riduce anche la voce dell’Italia al tavolo per la revisione delle regole europee per il prossimo anno».
Al nuovo governo – che Bonomi si augura venga formato «in tempi i più rapidi possibile, con ministri autorevoli, competenti e inappuntabili» – Confindustria, oltre al rispetto delle regole di bilancio, chiede che venga mantenuta la scelta atlantica, l’adesione alla Nato e il rispetto dello stato di diritto. «Una linea diversa rischierebbe di mettere in ginocchio l’Italia e le sue imprese». Sul nodo energia infine, il presidente di Confindustria è convinto che l’Italia non possa farcela da sola. Per questo «serve una Europa che condivida gli sforzi. Non si può essere uniti sulle sanzioni e sull’energia divisi lasciando che ogni paese si muova autonomamente».
L’affondo smuove il dibattito politico con il centrodestra compatto nel difendere la flat tax e il Pd che plaude alla consapevolezza diffusa della «impraticabilità e nocività». Secca la replica del senatore di Fratelli d’Italia e responsabile del programma, Giovanbattista Fazzolari, il quale ricorda che il «programma del centrodestra sulla flat tax è ben preciso. Noi prevediamo, così come faremo, una flat tax sul reddito incrementale e di portare a 100 mila la flat tax per gli autonomi dalle attuali 65 mila. Questo è quello che è scritto nel programma, non c’è scritto di più e sicuramente con la prima legge di bilancio non ci sarà di più». Non fare flat tax e «tenersi la Fornero? No grazie», interviene Claudio Borghi della Lega. Prima ancora della partenza del prossimo Governo già «arrivano gli inviti a non fare quello per cui i cittadini ci hanno votato».