Dite qualcosa anche se non è di sinistra, non importa…
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12 Gennaio 2024Il retroscena
di Monica Guerzoni
Il faccia a faccia teso (nonostante le smentite)
Roma Nessun accordo. E nessun pranzo a tre. Se Palazzo Chigi ha smentito di aver messo a tavola i leader della coalizione di governo, è perché non è bastato un vertice nelle stanze della presidenza del Consiglio per dipanare la matassa delle elezioni Regionali e riportare la quiete tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. A tre giorni dalla consegna dei simboli e dopo giorni di scontro, con il fantasma di una spaccatura del centrodestra che aleggia, Matteo Salvini sarebbe ormai rassegnato a rinunciare al suo candidato in Sardegna, ma chiede una contropartita adeguata, sulla quale la quadra ancora non si trova.
Ed è scontro sul terzo mandato dei presidenti di Regione. La Lega ha provato a forzare la mano, buttando sul tavolo delle trattative una proposta di legge per «valorizzare il lavoro svolto dai governatori» che, se approvata, consentirebbe a Luca Zaia di correre per la presidenza del Veneto anche nel 2025. Una mossa tattica per blindare una regione del Nord molto ambita da Giorgia Meloni, la quale infatti è categoricamente contraria a concedere il terzo mandato prima delle Europee. Anche perché in Veneto vuole insediare il «suo» Luca De Carlo, che è di Belluno.
Giornata lunga e nervosa, per i «big» del governo. Giornalisti appostati sotto Palazzo Chigi e un via vai di leader e ministri in piazza Colonna. Il vertice tanto atteso inizia al mattino e in Parlamento si diffonde la voce che la premier abbia convocato i suoi vice per sbrogliare il groviglio delle Regionali e studiare la strategia per le Europee. Ma no, non è così, assicurano i collaboratori di Meloni, l’incontro c’è e i ministri anche, però al centro della discussione ci sono la questione migranti e la situazione internazionale, con i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina.
Gli equilibri
Per il Carroccio il nodo è la contropartita
In Veneto però FdI vorrebbe De Carlo
E le regionali? Anche di quello in realtà hanno discusso i leader a margine del vertice su migranti e politica estera. Per un paio d’ore la notizia del pranzo con la premier rimbalza sui siti dei principali quotidiani, finché Palazzo Chigi su richiesta del capo del governo smentisce il lunch e assicura che una via d’uscita sul caso Sardegna si troverà. A ruota anche la Lega fa la sua parte per assicurare che «non c’è stato alcun pranzo di Salvini con altri leader» e che non ci sono stati «incontri per parlare di amministrative».
Il tentativo di spostare l’attenzione da un problema politico che da settimane tiene sulla graticola la leader e la destra di governo però non riesce. In Parlamento tutti sanno che il faccia a faccia Meloni-Salvini-Tajani sulle Regionali c’è stato e non è andato bene. Confronto a dir poco schietto, il cui esito è stato però interlocutorio. Serviranno altre telefonate e forse un altro vertice la prossima settimana per sbloccare il braccio di ferro, che non riguarda solo le regionali. Salvini (non da oggi) rimprovera alla premier di «avere troppo potere». E Antonio Tajani da giorni deve difendere la casella della Basilicata dalle mire della Lega: «Vito Bardi non si tocca».
Ieri pomeriggio il tam tam parlamentare accreditava la notizia che il governatore sardo Christian Solinas sarebbe stato convinto da Salvini a fare un passo indietro oggi stesso. Ma i dirigenti più vicini a Giorgia Meloni smentiscono: «Siamo in stallo, è ancora tutto fermo». Dove fermi, per gli esponenti di FdI, vuol dire che il candidato per la guida della Sardegna resta il politico scelto dalla premier. E cioè il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, il quale domani ufficializzerà la discesa in campo.