Le verità nascoste dalle Br
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Guerini invita la segretaria a «non sottovalutare il disagio» dopo il congedo di Cottarelli, che dice: «Pd lontano ora dalle mie idee» Crescono mugugni nel partito. E Conte chiude le porte di M5s: c’è dialogo, ma non ci sono le condizioni per un’alleanza strutturale
C’è chi parla di «disagio», chi accusa lo «spostamento a sinistra» nell’era Schlein, addirittura chi è convinto che alla maggioranza interna non dispiacerebbe una scissione. E se la segretaria del Pd continua a rassicurare, a cercare il dialogo e a mantenere un atteggiamento prudente sui temi divisivi, al netto delle convinzioni personali, il quinto addio alla famiglia dem, quello di Carlo Cottarelli, riaccende il fuoco che covava sotto la cenere.
L’ex dirigente del Fmi, come aveva annunciato, comunica alla segretaria la sua intenzione. «Il mio non è un discorso generale, ma un discorso che riguarda solo me. Non è una questione di essere o no convinto da Elly Schlein – spiega – : la stimo molto, ma è indubbio che ci sia stato con lei uno spostamento a sinistra », e dunque lontano dai valori liberal-democratici in cui Cottarelli si riconosce. Il senatore non trasmigra in un altro gruppo, ma lascia il suo scranno, perché, dice, «sono stato eletto nel plurinominale: la gente votando me ha votato Pd ed è giusto che io sia sostituito dal primo dei non eletti del partito», vale a dire Cristina Tajani.
E però la spiegazione non chiude il dibattito. Come per le precedenti uscite, il leader di Base riformista Lorenzo Guerini invita a «non sottovalutare » la scelta o a «mostrare indifferenza. Le uscite di questi giorni, certamente diverse tra loro, sono motivo di preoccupazione per me e penso preoccupino anche chi ha la responsabilità della guida della nostra comunità».
Stessa linea dall’ex capogruppo Simona Malpezzi, che negli abbandoni legge «uno spaesamento da non trascurare. La nostra più grande qualità è sempre stata quella di essere un partito plurale » e su questo invita la leader dem a riflettere.
Ma tra chi si rammarica per l’uscita, c’è chi come Piero Fassino non condivide la scelta. Chi come Brando Benifei distingue le motivazioni alla base della scelta e chi come Beppe Sala trova che quello di Cottarelli non sia «un bel segnale ».
Elly Schlein, però, finora ha puntato i piedi solo sulle nomine, fanno notare dal suo entourage. Perché allo stato la linea è rimasta la stessa sull’Ucraina, sul termovalorizzatore di Roma, ma anche sull’utero in affitto, anche se è vero che la segretaria ha spiegato di essere a favore. Insomma, strappi non ce ne sono stati e a breve la leader dem dovrà completare gli assetti di Camera e Senato, dove mancano ancora i vicecapogruppo, i delegati d’aula, gli uffici di presidenza. Ruoli che potrebbero tacitare qualche malumore. Le riunioni dei gruppi fissate per oggi dovrebbero slittare per via del vertice sulle riforme.
Resta dunque la strategia di una opposizione dura al governo. E qui riemergono i timori della minoranza interna, che teme di cadere in un populismo spinto per riuscire a riconquistare entro le europee gli elettori trasmigrati nei 5 stelle, cercando di battere Giuseppe Conte sulla sua stessa linea. Per ora Schlein sceglie la lotta di piazza, con un nuovo sodalizio con i sindacati (per lo più con la Cgil), ma non manca di attaccare la premier in Parlamento. E oggi avrà il suo primo faccia a faccia con Meloni, che potrebbe portare anche a uno strappo sulle riforme.
Un esito che non piacerebbe all’opposizione interna, e che aprirebbe un’autostrada al Terzo polo, che ieri non ha mancato di gongolare di fronte alla scelta di Cottarelli. Matteo Renzi spera di candidarlo alle europee e continua a profetizzare una lunga scia di abbandoni. Mentre dal fronte grillino, Giuseppe Conte cerca di arginare le mosse di Schlein. E si barcamena cercando posizioni sempre più arroccate e un dialogo che non diventi un cappio per M5s. «Noi facciamo il nostro percorso autonomo, il Pd fa il suo. C’è dialogo, ma non ci sono le condizioni per un’alleanza strutturale», taglia corto l’ex premier di fronte al candidato sindaco comune di Torre del Greco.