MARGUERITE YOURCENAR
Nabil Taieb
Adriano, le memorie e la storia nella storia La scrittrice segreta
Sarebbe interessante riscoprire Marguerite Yourcenar oltre il popolare
Il capolavoro dedicato dalla grande autrice francese all’imperatore morente non è solo la sua voce alla fine di una vita piena e grandiosa. È anche il disvelamento, controllato fino all’ossessione, di chi scrive Che ha messo il lucchetto alle proprie lettere fino al 2035diChiara Valerio
Nel 2023, in Italia,Memorie di Adriano ha venduto 20mila copie, e tutta l’opera, in italiano, di Yourcenar 25mila. Dunque, prima di cominciare, bisognerebbe sottolineare quanto la scuola e i suoi programmi provvedano alla sopravvivenza di un autore. Non scrivo autrice o scrittrice perché Yourcenar, nata in Belgio e morta a Mount Desert Island (Maine) nel dicembre ’87, aveva fatto precise dichiarazioni in merito. Vale qui ciò che sottolinea Daniela Brogi, introducendo la teoria del controcampo, ne Lo spazio delle donne ( Einaudi, 2022) « (…) era un mondo, una cultura, compresa quella della società e del campo letterario a cui appartenevano Morante e Ginzburg, che le ha portate a vergognarsi in ogni momento di essere donne (…)», e, visto che ci siamo, altra precisa dichiarazione di Yourcenar riguarda il femminismo — siamo nel 1982, la domanda è di Elisabetta Rasy per Panorama — «C’è un femminismo estremista che non amo, soprattutto per due suoi aspetti. Ilprimo: l’ostilità verso l’uomo. Mi sembra che nel mondo ci sia già troppa ostilità — bianchi e neri, destra e sinistra, cristiani e non cristiani — che non c’è bisogno di un altro ghetto. E poi il fatto di considerare che sia un progresso mettersi nella stessa condizione dell’uomo moderno — il manager che fa affari, il politico — senza vederne il lato assurdo e anche inutile » . Torniamo a Memorie di Adriano.
Romanzo pubblicato nel ’51, scritto in prima persona maschile. Adriano imperatore sta morendo, ha consolidato i confini dell’impero di Traiano, nominato il successore (Antonino Pio) e il successore del successore ( Marco Aurelio), il prediletto ma ancora troppo giovane. Dunque, Adriano ha fatto tutto, tranne morire e ricorda, senza malinconie. Scrive una lettera a Marco Aurelio — «Mio caro Marco», questo l’incipit — dove racconta i suoi anni di governo e ribadisce che c’è un solo modo di educare, gli esempi di una vita coerente alle responsabilità e ai desideri. Le responsabilità sono pure le aspettative, se non i desideri, degli altri. Non c’è nessun dialogo. Yourcenar lo dichiara, è il romanzo di una voce. Sulla costruzione c’è poco da aggiungere, ha scritto tutto lei stessa, stratificando, negli anni, intenzioni e fonti, spargendo fraintendimenti. « (…) Nel convalidare così un’opera di carattere letterario, non si fa che conformarsi al costume di Racine, il quale, nelle prefazioni delle tragedie, enumera accuratamente le fonti… seguiamo l’esempio indicando alcuni tra i luoghi, non molto frequenti, nei quali si è aggiunto qualche cosa alla storia o la si è cautamente modificata». Cautamente modificata, viva Racine.
Memorie di Adriano è un romanzo affascinante per quello che racconta, la vita di un uomo che come pochi altri ( 28 i ritratti della Historia Augusta) ha potuto ogni cosa. E appassionante per come racconta. Tutto è già accaduto e niente potrà essere aggiunto. Della vita, della morte dell’imperatore sappiamo già tutto, eppure leggiamo. Perché leggiamo.
Memorie di Adriano è il contrario di un giallo e la cosa più vicina a un thriller che si possa immaginare. Un thriller dove assassino e vittima coincidono. Il modo in cui Yourcenar ha composto il romanzo somiglia a un esercizio di equilibrio. Non può spostarsi dalla posizione dell’io, deve tenere la posizione dell’Io. Yourcenar aveva accordato la voce già nel 1929, perché Alexis o il trattato della lotta vana (Feltrinelli, trad. M. L. Spaziani) era concepito come una lunga confessione di Alexis alla moglie Monique, andava via perché i suoi desideri di uomo si rivolgevano a un uomo: «Questa lettera, amica mia, sarà lunghissima. Una lettera, anche la più lunga, costringe a semplificare… si è sempre cosí poco chiari quando si tenta di essere esaurienti ».
Memorie di Adriano è un romanzo doppio. Il primo dichiarato, la vita dell’imperatore Adriano il secondo implicito, la storia di Yourcenar scrittrice, l’opera al nero di Yourcenar che dopo essersi dissolta («l’io in testa a un’opera dalla quale volevo cancellare me stessa»), rinasce fino a dire Non solo ho scritto il romanzo, te lo spiego. Di questo secondo libro, il lettore si avvede in coda, neiTaccuini di appunti dove Yourcenar riesce a direzionare l’interpretazione e ne inventa la cronologia. Se l’inizio è sempre un artificio, l’esattezza non è che un’altra immaginazione, il ritratto di un’altra voce, quella dell’autrice. «Nel dicembre ’48, ricevetti dalla Svizzera — l’avevo depositata durante la guerra — una valigia piena di carte di famiglia e lettere di dieci anni prima… Lessi l’intestazione “Mio caro Marco”, di quale amico, di quale amante, di quale lontano parente si trattava?» E ancora, «Il 26 dicembre del 1950, una sera gelida sulle rive dell’Atlantico… ho cercato di rivivere il caldo soffocante d’un giorno di luglio del 138 a Baia… L’imperatore non ha che da morire».
Yourcenar non è estranea al controllo, la sua corrispondenza privata è secretata fino al 2035, ha scritto da sola la storia della propria famiglia ( una trilogia) fino all’incontro con Grace Frick nel ’ 39 — « rivedo una giovane donna dai tratti di sibilla… siamo ai piedi del vallo di Adriano… » — e ancora da sola la cronologia ai due volumi che La Pleiade le ha pubblicato in vita. Essendo il tempo l’unico argomento, tema e personaggio della narrativa — la poesia ha i suoi metri fuori di sé, ha un esoscheletro di tempo — l’ossessione cronologica è romanzesca. Se a Van Gogh toccava il giallo a Yourcenar il colore, la cifra del controllo.