Il Punto 21/10/2022
22 Ottobre 2022Nel nome della destra. Meloni parte subito per nascondere i suoi guai
22 Ottobre 2022ROMA — Erano tutti nello stesso albergo, non più tardi di un mese fa. Giorgia Meloni, Giovanni Malagò, presidente del Coni. E Andrea Abodi, l’uomo che la leader del governo ha scelto come ministro dello Sport per il primo esecutivo a guida Fratelli d’Italia. Era il 29 settembre, l’hotel era il Parco dei Principi, a Villa Borghese. A Roma era in visita il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach, preoccupato per il ritardo che l’Italia sta accumulando sul dossier Milano-Cortina, le Olimpiadi invernali 2026. Al piano di sotto, Abodi con Diana Bianche di elaborava piani e strategie, convinto di essere l’ad designato per la Fondazione dei Giochi (e di certo lo avrebbe preferito). Ma alla fine della scorsa settimana, Meloni lo ha chiamato annunciandogli che i piani erano cambiati: «Mi servi come ministro dello sport». A lui non è rimasto che obbedire.
Solo un anno fa la leader di Fdi lo avrebbe voluto candidare a sindaco di Roma, lui declinò dopo lunga meditazione per seri problemi personali. Ma Abodi, 62 anni, presidente della Lega Serie B fino al 2017, resta uomo vicinissimo alla premier. Come Malagò, che era accanto a lei a maggio per la festa di Opes Italia, l’ente di promozione sportiva emanazione del partito. E infatti la scelta di Abodi è anche una mano tesa al n. 1 del Coni dopo anni in cui lo sport era stato in mano al ministro Spadafora e poi alla sottosegretaria Vezzali, nemici giurati di Malagò. Con Abodi è tutto diverso. Perché i due sono amici da anni: estrazione Roma nord, quella dei circoli – entrambi all’Aniene sono di casa – e, per citare un esempio, quando nel 2017 c’era da scegliere il presidente del Credito Sportivo fu Malagò a suggerire al governo Gentiloni il nome di Abodi.
Che ora si trova nella stessa coalizione di Claudio Lotito, eletto al senato con Forza Italia e candidato serissimo alla poltrona di presidente della Commissione Finanze e tesoro. Quel Lotito che due volte gli impedì la scalata ai vertici del calcio italiano. Prima lo bruciò come antagonista di Tavecchio alla presidenza della Federcalcio, nel 2017, quando Abodi era candidato dalla coalizione di Gabriele Gravina, oggi a capo della Figc. Poi, a gennaio 2022, ha sostenuto contro di lui Lorenzo Casini come presidente della Lega Serie A.
La scelta di Abodi si lega anche a un preciso indirizzo del governo che punta fortemente sull’Europeo di calcio del 2032. Entro il 16 novembre servirà una dichiarazione di pubblico interesse da Palazzo Chigi, che a questo punto è scontata. Come l’impegno economico statale, da certificare ad aprile: Abodi, da presidente del Credito sportivo, era già ampiamente coinvolto nel progetto, che punterà sui finanziamenti del Credito e di Cassa depositi e prestiti. Così, a settembre 2023 l’Italia spera di ricevere dalla Uefa l’incarico di organizzare un grande torneo calcistico. La sconfitta è la Fondazione Milano-Cortina, unica “rogna” per Malagò che dovrà continuare a firmare fino a nuova nomina. Il nome nuovo che circola come ad è quello del dirigente dell’Inter Alessandro Antonello. O del collega Beppe Marotta. Ma la preoccupazione, tra i soci della Fondazione, inizia a tagliarsi col coltello. E anche al Cio, dove Bach ha scoperto che le rassicurazioni ricevute in quell’albergo romano sulla nomina di Abodi erano promesse da marinai.