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Essere oggettivi è complesso, se non impossibile, ma possiamo adottare un metodo rigoroso. Seguendo l’approccio di Max Weber, dichiaro il mio punto di partenza e ciò che intendo dimostrare. Il riferimento iniziale è il Piano Operativo adottato nel periodo in cui ero consigliere comunale di minoranza, con una maggioranza di centrodestra. In particolare, ho sempre criticato la visione commerciale dell’assessore Tirelli e un’impostazione urbanistica che ha privilegiato – e continua a privilegiare – le rendite fondiarie.
A questo si aggiunge il ritardo di due anni nell’approvazione del Piano Strutturale, un periodo in cui il contesto economico e sociale è cambiato significativamente. Oggi, alcuni nodi stanno venendo al pettine ed è necessario affrontarli con un’analisi approfondita.
Uno degli interventi adottati è stato il blocco delle licenze commerciali, misura transitoria in attesa della nuova pianificazione, che dovrebbe impedire a determinate attività di insediarsi nel centro storico. Tuttavia, senza una strategia complessiva per il commercio, questo provvedimento rischia di generare effetti collaterali significativi. In particolare, favorisce un innalzamento del valore degli esercizi già esistenti, garantendo ai loro titolari una posizione di vantaggio e proteggendoli da qualsiasi rischio concorrenziale.
Al momento, non vedo Siena come una città attrattiva per nuove attività commerciali. Le strade più prestigiose risultano già consolidate nelle loro funzioni, e la politica di limitazione degli ingressi – una sorta di “dazio” implicito – rischia di rendere ancora più oneroso l’accesso al mercato per chi vorrebbe investire. Non a caso, i negozi che chiudono si concentrano nelle aree semi-periferiche e periferiche del centro storico, mentre le zone più centrali rimangono appannaggio di chi può permettersi costi elevati.
Questo fenomeno è aggravato dal valore immobiliare della città, sostenuto in gran parte dalla rendita fondiaria e dal prestigio storico di Siena. Il Piano Strutturale dovrebbe affrontare questo nodo, ma so bene che, sebbene esistano strumenti per contrastare la speculazione, il loro impatto effettivo non è affatto scontato. Se davvero si riuscisse a ridurre il peso della rendita fondiaria, ciò comporterebbe una diminuzione complessiva del valore immobiliare del centro storico, con implicazioni da valutare attentamente.
Nel frattempo, molti proprietari hanno trovato un’alternativa reddituale nelle Residenze Storiche e nei B&B, un settore che questa amministrazione ha scelto di non regolamentare, in linea con la posizione del Governo nazionale, che ha contrastato la legge regionale sul turismo varata dalla Regione Toscana. La mancata regolamentazione di queste attività sta trasformando il centro storico in una destinazione sempre più orientata all’ospitalità turistica, a scapito della residenzialità.
Senza un intervento strutturale e integrato, le conseguenze potrebbero essere pesanti: l’espulsione progressiva dei cittadini dal centro storico, l’impoverimento sociale di quest’ultimo e un sistema che penalizza soprattutto i ceti medi, già in difficoltà nell’accedere a spazi abitativi e commerciali.
So bene che non esiste una soluzione unica e immediata per questi problemi. Servirà un lavoro lungo e costante, con la consapevolezza che alcune scelte compiute nel passato sono ormai difficilmente reversibili. L’unica via percorribile è quella di una strategia di lungo periodo che miri a riequilibrare le dinamiche economiche e sociali della città.