I partiti fragili
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Ancora un esercito di supplenti in cattedra a settembre: almeno 150mila, stimano i sindacati. Nonostante la scuola abbia assunto 60mila docenti nel 2021, avviato 7 concorsi e ricevuto negli ultimi due anni risorse come non mai — oltre 20 miliardi tra fondi Pnrr e aiuti per la pandemia — rientrano in classe, con 7,4 milioni di studenti, i problemi di sempre. Il ministro Patrizio Bianchi assicura che ci saranno tutti i docenti in cattedra a settembre, le operazioni sono state velocizzate già da due anni. Il numero dei precari «va commisurato all’organico», spiega. Ma la supplentite resta un male endemico: significa tenere migliaia di vite appese alla lotteria delle chiamate d’agosto — dove insegnerò? tornerò dai ragazzi? — e non permettere agli studenti di avere lo stesso docente da un anno all’altro e sin dal primo giorno di scuola. Per gli alunni disabili, questa emergenza che si trascina da un governo all’altro è ancora più grave: due terzi dei posti non di ruolo sono proprio sul sostegno. Agli alunni più fragili manca ciò di cui hanno bisogno e diritto, continuità didattica e figure professionali specializzate, per colpa delle università che ne formano pochi.
Al terzo anno dell’era Covid, come riparte la scuola? Con 100mila mani alzate in meno all’appello, causa calo demografico che comincia a farsi sentire. Più ricca, certo, e qui la partita si giocherà su quanto enti locali e istituti riusciranno a spendere i fondi europei, soprattutto i 10 miliardi per l’edilizia e i 3,1 per 264mila nuovi posti in nidi e materne.
Un ritorno segnato dall’inquietudine dei prof per le riforme in arrivo sulla formazione («Quella sul digitale — assicura Bianchi — partirà in autunno e sarà gratuita») e il reclutamento, anche se poi, con un nuovo governo, chissà. Insegnanti mortificati perché si parla dei loro stipendi, ma il contratto non è stato ancora rinnovato: la trattativa è arenata su 104 euro lordi (per arrivarci occorre modificare l’atto di indirizzo per spostare risorse dal fondo di istituto al contratto nazionale. Se va male, si torna a 90 euro lordi). E infuriati per l’introduzione del docente esperto, misura divisiva imposta dalla Commissione Ue perché alla voce Pnrr-riforme ci voleva anche un intervento sulla carriera dei prof.
I supplenti, dunque, la spina nel fianco. Cinque i concorsi avviati dal 2020, dall’infanzia alle superiori, ordinari e straordinari, dedicati alle materie scientifiche. Su 94.130 posti autorizzati dal Mef, alla fine meno del 50% sarà coperto. I motivi? Alto tasso di bocciature con le selezioni a quiz, cattedre scoperte al Nord e domanda che non si incrocia con l’offerta degli aspiranti docenti, soprattutto del Sud, graduatorie esauritenelle discipline scientifiche e non solo. Scorrendo quelle aggiornate al 25 luglio si scopre che per insegnare italiano, storia e geografia alle medie in Calabria sono rimasti 76 posti vuoti, 125 in Campania; per scienze e tecnologie elettriche 98 posti in Lombardia, 51 in Emilia-Romagna. E ancora: 162 cattedre vacanti in Scienze matematiche applicate. Numeri più alti sul sostegno: 4.479 posti vuoti alla primaria. Ci sono Regioni come il Piemonte dove è stato coperto solo il 37% dei posti alla secondaria (2.185 su 5.771) e appena il 3% sul sostegno, dall’infanzia alle superiori (11 nomine per 3.477 cattedre).
Un sistema di reclutamento «non adeguato», scuote la testa Ivana Barbacci, segretaria Cisl Scuola. «Si parte con il personale esacerbato, il clima è tra i peggiori. I docenti sono stufi di essere oggetto di una campagna elettorale dove si promette di tutto, come nel film di Cetto La Qualunque: la scuola interessa davvero a questo Paese?». I sindacati hanno convocato le forze politiche l’8 settembre, ma per ora nessuna adesione. «Paradossale, il nuovo anno inizia coi problemi di sempre» taglia corto Alessandro Rapezzi, Flc-Cgil.
Alzano la voce i presidi con Antonello Giannelli dell’Anp: «Il problema prioritario è l’assenza di personale tecnico e amministrativo, per numero e competenze, per darci capacità di spesa rispetto alle risorse». Passati da una scuola dove mancava anche la carta igienica ad assegnazioni a cinque zeri, dovranno trovare il modo di gestire i fondi non sempre mirati a ciò che servirebbe a un istituto. Un esempio? Bianca Maria Tagliaferri è dirigente dell’Alberghiero di Assisi, ha ricevuto più di 200mila euro per la lotta alla dispersione scolastica. Ma per farlo occorre far funzionare i laboratori, tra macchinari e materie prime per la cucina: «Serve una normativa che ci permetta di usare i fondi per le reali esigenze».
La campanella, poi, suonerà con la carica di sempre che la scuola sa dare, nell’indifferenza del Paese che ha scoperto quanto conta il sistema d’istruzione solo quando il virus ha chiuso le aule. Che anche stavolta riapriranno per chiudere poco dopo, causa elezioni. I genitori di Priorità alla scuola sono già pronti a nuove mobilitazioni, con vecchie richieste: «Meno supplenti e meno alunni nelle aule».