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21 Settembre 2022Le elezioni svedesi dello scorso 11 settembre sono state un grande passo avanti per il partito anti migranti Democratici Svedesi, annunciando uno dei governi a più influenzati dall’estrema destra nella storia del paese. Si tratta del culmine di un lungo processo in cui questo partito ha progressivamente aumentato il proprio peso, favorito sempre più dagli interessi del capitale e da una destra tradizionale decisamente indebolita, ormai consapevole che la sua unica via verso il potere politico passa per l’aiuto della destra più estrema.
Siamo di fronte tuttavia anche a una svolta politica. Ancora nell’estate-autunno 2021, l’opposizione di sinistra al governo Socialdemocratico era così forte da spostare l’intero scenario politico. Un anno fa, il Partito di Sinistra svedese ha fatto cadere e poi tornare in sella il governo centrista per fermare la deregolamentazione degli affitti. Ciò aveva portato a un incredibile balzo in avanti della sinistra nei sondaggi, e a un cambiamento d’agenda politica e mediatica generale, che ha fornito l’opportunità di ottenere un aumento storico sia delle pensioni che dei sussidi di malattia. Eppure, la guerra in Ucraina e altri attori politici hanno sottratto l’attenzione da questi problemi.
Sia queste vittorie che la successiva battuta d’arresto (che ha portato il Partito di Sinistra dall’8% del 2018 al al 12% nei sondaggi del 2021, e poi al 6,7% di queste elezioni) sono legati a una strategia a lungo termine del Partito di Sinistra, che punta a rompere la presa dell’estrema destra sull’agenda politica, togliendo ai Socialdemocratici il ruolo di forza principale della sinistra e ricreando una più ampia maggioranza di sinistra. Torneremo su questo punto. Ma cominciamo vedendo come l’alleanza della destra tradizionale con l’estrema destra abbia rafforzato la seconda e l’abbia portata alla sua vittoria elettorale.
Dopo i Moderati
I risultati delle elezioni dell’11 settembre si sono spostati durante la notte dalla prevista vittoria di misura del centrosinistra a un lieve vantaggio del blocco di destra. L’esito era così incerto che la Prima Ministra Magdalena Andersson (socialdemocratica) ha annunciato le proprie dimissioni solo mercoledì nel tardo pomeriggio, dopo che quasi tutti i voti erano stati contati.
Ma le elezioni non sono effettivamente state vinte dal Partito Moderato conservatore o dai suoi alleati minori dei Cristiani Democratici e dei Liberali, che ora cercheranno di formare un nuovo governo. Questi partiti tradizionali di destra devono in realtà la loro vittoria all’avanzata dell’estrema destra dei Democratici Svedesi. Fondato nel 1988 da figure dell’estrema destra e da neo-nazisti, e diventata negli ultimi anni una forza parlamentare, dopo questo voto è diventato il secondo partito svedese, superando con il 20,5% i Moderati, fermi al 19,1%.
La percentuale dei voti dei partiti tradizionali di destra è infatti scesa al minimo storico del 29% (35,7 contando il Partito di Centro neoliberale, anche se ha rifiutato di collaborare con l’estrema destra). La dipendenza dall’estrema destra del nascente governo di destra non riguarda solo i numeri. Gli ultimi anni hanno anche visto grandi cambiamenti nella destra, che si è sempre più allineata con le politiche dei Democratici Svedesi.
Ancora fino alla campagna elettorale per le elezioni del 2018, i tre partiti tradizionali di destra dichiaravano che non avrebbero mai collaborato con i Democratici Svedesi. Adesso hanno a malapena vinto le elezioni in cui hanno dichiarato chiaramente che l’avrebbero fatto. Il nuovo Primo Ministro, Ulf Kristersson, ha subìto severe critiche per esser venuto meno a questa promessa, fatta nel 2018 a Hédi Fried, sopravvissuto all’Olocausto. Dopo le elezioni in migliaia hanno scritto «Hédi Fried» sui suoi profili social.
L’unica domanda ora è se l’estrema destra entrerà nel governo o ci collaborerà, sicuramente al prezzo di molte concessioni, offrendo il proprio supporto in Parlamento. La pura egemonia neoliberale sembra quindi essere stata definitivamente sostituita con un’egemonia populista di estrema destra, ispirata ai Democratici Svedesi.
L’alleanza, probabilmente, porterà a politiche economiche neoliberali leggermente modificate, combinate a politiche di matrice estremista nel campo dell’ordine pubblico, delle migrazioni e della cultura. La forza di questa egemonia è sottolineata dal fatto che i Socialdemocratici vi si sono in larga misura adattati, cercando di competere con la destra mostrando «il pugno duro contro il crimine» e contro le migrazioni pur mantenendo una patina di sinistra (senza promettere molto) sulle questioni economiche e sociali.
A dispetto di questa resa politica, dall’esterno potrebbe sembrare che i Socialdemocratici non siano andati troppo male: in effetti, in queste elezioni hanno ottenuto più voti che nel 2018 (dal 28,3% al 30,3). Ma poiché questi voti sono stati principalmente sottratti ad altri partiti del blocco di sinistra, questo aumento mette a nudo il fatto che i Socialdemocratici hanno perso la capacità non solo di cambiare la società, ma persino di vincere le elezioni senza l’aiuto di alleati minori che ne aumentino la percentuale di voti. La presa socialdemocratica sulla classe lavoratrice, storicamente a forte maggioranza «rossa», si è costantemente affievolita, ed è stata sempre più contesa dai Democratici Svedesi. Dal 2006 la Svezia ha avuto una maggioranza strutturale di destra: un grande cambiamento per una nazione che dal 1932 al 2006, con l’eccezione di soli nove anni, ha visto una continua maggioranza di sinistra in Parlamento.
La strategia del Partito di Sinistra si basa da tempo su quest’analisi, cioè sulla consapevolezza di non potersi accontentare solo di portare i Socialdemocratici ad un’alleanza con loro. La sinistra più ampia deve invece conquistare e reimpostare l’eredità abbandonata dei Socialdemocratici, e a lungo termine riprendere sia l’iniziativa politica sia un più diffuso consenso elettorale, soprattutto nella classe lavoratrice. Uno degli obiettivi di questa strategia, in particolare nei momenti elettorali, è stato sostituire l’agenda dominante spinta dalla destra e dall’estrema destra con una concentrata su questioni socioeconomiche, con la consapevolezza di essere quasi l’unico partito a tentare un simile cambiamento.
La presa dell’estrema destra sull’agenda politica è in crescita da anni. Ma è stata anche infranta molte volte, quando altri problemi si sono fatti sentire con maggiore urgenza. La prima volta è successo quando la pandemia del Covid-19 è scoppiata, portando a un largo aumento del consenso verso il governo a maggioranza socialdemocratica. La seconda volta è stata l’estate-autunno 2021, quando il Partito di Sinistra ha ritirato il proprio sostegno parlamentare al governo di minoranza di centrosinistra per bloccare la deregolamentazione del mercato degli affitti.
L’ultimo spostamento del dibattito politico è avvenuto quando la Russia ha invaso l’Ucraina a febbraio. Ciò ha riportato l’attenzione sui partiti più grandi e sulla questione della difesa e sul crescente supporto verso l’ingresso nella Nato a cui il Partito di Sinistra era contrario. Anche se l’aumento delle pensioni è stato approvato a giugno, quando l’attenzione per la guerra si era in gran parte allentata, è tornato in auge un dibattito elettorale incentrato prevalentemente sull’agenda dell’estrema destra. Il Partito di Sinistra ha continuato a tentare di spezzare questo focus, ma l’ha fatto in quasi completa solitudine. In realtà, le elezioni si sono schiacciate su una polarizzazione tra il governo in carica e l’estrema destra. Il fatto che i Socialdemocratici abbiano cercato di mobilitare gli elettori di sinistra attraverso la paura invece che la speranza di nuove riforme sembra aver favorito i due attori principali, al costo di facilitare l’agenda politica dei Democratici Svedesi.
Ricostruire la sinistra
A parte le manovre parlamentari di successo descritte sopra, in che modo il Partito di Sinistra cerca di essere all’altezza della propria ambizione di diventare la forza dominante della sinistra politica svedese?
In particolare dopo l’elezione della nuova leader Nooshi Dadgostar nell’ottobre 2020, il partito ha spinto molto per un Green New Deal guidato dallo stato e fondato su investimenti reali, sfidando i Socialdemocratici sul lavoro e sull’economia oltre che sull’uguaglianza e i sussidi del welfare. È sicuramente più difficile che concentrarsi solo sulle questioni su cui il Partito di Sinistra ha già il consenso elettorale, come sui servizi pubblici. Ma questa mossa è ritenuta necessaria, in quanto la sfida non riguarda soltanto l’aumento dei voti al partito ma anche il tentativo di invertire la rotta della politica svedese e dare inizio a un lento processo di crescita generale della sinistra. Ciò anche per ragioni oggettive: senza una politica economica spinta da investimenti statali, non è possibile agire né sulla disoccupazione né sui divari sociali né tantomeno iniziare la transizione ecologica. E nessuna altra forza politica è disposta a spingere su questi temi oltre al Partito di Sinistra.
In generale, il dibattito riguardante la strategia del Partito di Sinistra non è stato acceso. Piuttosto, sono dieci anni che passa da un congresso al successivo con pochissime modifiche. Il dibattito sul Green New Deal e il tentativo di crescere in città industriali tradizionalmente rosse ha, invece, portato ad alcuni conflitti interni e pubblici.
Il dibattito ha raggiunto l’apice questa primavera, quando, davanti ai prezzi gonfiati del gas, il Partito di Sinistra ha proposto di imporre un tetto temporaneo al prezzo del gas e ha portato avanti un’iniziativa in Parlamento in questa direzione insieme all’opposizione di destra. La leadership del partito sosteneva che ciò fosse perfettamente in linea con la nuova spinta verso un clima politico che avrebbe spostato l’onere di ristrutturare l’economia dalla classe lavoratrice, in particolare quella fuori dalle grandi città, lasciando che fosse lo stato invece del mercato a guidare la transizione. La proposta era anche accompagnata da altre proposte per grandi investimenti per il cambiamento climatico e per dimezzare il costo del trasporto pubblico, incoraggiando un aumento del servizio dove possibile e allo stesso tempo riducendo il costo della vita in un momento di alta inflazione.
I critici sostenevano che nessun prezzo calmierato fosse accettabile per i combustibili fossili, considerandolo anche iniquo visto che sono le persone con il reddito più alto che tendono a guidare di più. Il dibattito non sembra aver avuto un grande effetto sui sondaggi primaverili o di inizio estate, visto che i numeri del Partito di Sinistra si sono mantenuti stabili, mentre il supporto al Partito Verde è rimasto sotto la soglia del 4 per cento necessaria per ottenere seggi in Parlamento. Ma dopo l’inizio della campagna elettorale, il Partito Verde ha attratto voti sia dai Socialdemocratici e dal Partito di Sinistra e questo gli ha consentito di entrare in Parlamento con una percentuale del 5,1. Sia i sondaggi che i risultati più forti della sinistra a livello locale e regionale indicano che le perdite a favore dei Verdi spiegano la maggior parte della differenza tra l’8% della Sinistra nel 2018 e il suo 6,7% nel 2022.
Ma se il calo può essere considerato un male minore per dare vita a una possibile crescita rosso-verde, non spiega il calo da numeri più alti, circa il 10% nei sondaggi, o il fatto che la Sinistra non sia riuscita a crescere al di fuori delle grandi città in queste elezioni (anche se si tratta di un obiettivo a lungo termine). Ciò sembra essere invece legato allo spostamento del dibattito politico da un’agenda dominata dalla sinistra a una dominata dall’estrema destra, che sembra aver spinto gli elettori di sinistra a votare per i Socialdemocratici e i Verdi per paura, invece che votare per il Partito di Sinistra per speranza.
Radicarsi nella classe lavoratrice
La strategia elettorale del Partito di Sinistra, però, avrebbe dovuto superare questa sfida e dar vita a un processo per cambiare a lungo termine lo scenario politico svedese e l’immagine che gli elettori hanno del partito stesso. Il primo obiettivo chiaramente non è stato raggiunto. Resta da vedere se queste elezioni abbiano rappresentato un passo in avanti verso il secondo obiettivo. Ci sono, comunque, alcuni segnali positivi.
I successi politici dell’estate 2021 e le importanti riforme ottenute dall’opposizione hanno di nuovo mostrato agli elettori che il Partito di Sinistra è oggi l’unica forza in grado di portare avanti riforme sul welfare in Svezia. L’attenzione che il partito ha riversato sulle politiche industriali ed economiche, accanto a quella per le città industriali al di fuori delle grandi metropoli, in queste elezioni non ha portato benefici elettorali. Ma potrebbe aver cambiato il modo in cui gli elettori e la classe lavoratrice in quelle aree guarderanno alla sinistra in futuro. Sia i sondaggi dell’anno scorso che la forza crescente del Partito di Sinistra all’interno dei sindacati, sempre più frustrati dalle politiche dei Socialdemocratici, offrono alcuni indici di questo cambiamento.
In altri settori della classe lavoratrice, la svolta del Partito di Sinistra in queste elezioni è stata significativa. Già nel 2018 aveva potenziato il proprio consenso sia tra i giovani progressisti delle metropoli, sia nei sobborghi cittadini, dove vivono larghe fette della classe lavoratrice, spesso di origine migrante. In queste elezioni, in tutte le grandi metropoli e in molte città di medie dimensioni, sono state le maggioranze rosso-verdi a vincere. La presenza del Partito di Sinistra in molte delle fasce multiculturali della classe lavoratrice è largamente aumentata, grazie a politiche radicali e campagne sociali senza precedenti.
Nel mezzo di una campagna elettorale in cui tutti i partiti principali erano in competizione con l’estrema destra nel promettere un inasprimento dei controlli di problemi relativi alla criminalità e all’immigrazione, le persone nelle aree più coinvolte da questi problemi in generale hanno svoltato a sinistra. La terza città della Svezia, Malmö, è falsamente descritta nei media internazionali come un «califfato criminale» svedese, a causa degli alti livelli di violenza tra gang (secondo gli standard svedesi) e la presenza di molti abitanti di origine mediorientale. Qui, non è soltanto cresciuto il Partito di Sinistra, ma la percentuale di voti dei Democratici Svedesi è per la prima volta diminuita.
Ultimo, ma non meno importante: dal punto di vista dell’organizzazione, il cambiamento nel Partito di Sinistra è stato radicale nello scorso decennio. Dal 2010, le iscrizioni sono cresciute da circa diecimila a più di trentamila. I metodi delle campagne, la forza e le attività, sia sui social network che per strada e nei sindacati, sono state sviluppate con forza, e sia l’attuale leader del partito Dadgostar che il precedente leader Jonas Sjöstedt sono diventati figure piuttosto popolari, associate a onestà, determinazione e sincerità.
Quello che resta da vedere è se questa sconfitta alle elezioni sarà considerata fra qualche anno come un passo indietro per farne due avanti, o come il momento chiave in cui la Svezia si è consegnata a lungo termine alle destre. Gli anni a venire saranno in ogni caso sicuramente drammatici e pieni di conflitti politici. E il dibattito immediatamente successivo alle elezioni sarà interessante e probabilmente acceso.
La leader del Partito di Sinistra Dadgostar, quando sono stati chiariti i risultati delle elezioni, ha dichiarato:
Vogliamo rendere la vita della gente migliore. Non metteremo mai le persone una contro l’altra. È la classe dirigente a essere responsabile dei fallimenti della società. In ogni caso, noi continueremo a organizzarci. Abbiamo lottato in questi ultimi anni. Ci siamo assicurati che tre milioni di persone non vedessero aumentare il proprio affitto. Ci siamo assicurati che i sussidi di malattia migliorassero. Abbiamo ottenuto il più grande aumento delle pensioni della storia moderna. Siamo molto orgogliosi per questo. Continueremo a portare avanti questa lotta. Insieme costruiremo una nazione coerente, sconfiggendo quelle forze che vogliono dividerci. I loro valori non governeranno mai il nostro paese. Vi guarderò le spalle. So che anche voi guarderete le mie. Vi voglio bene. E adesso andiamo avanti.
Da lì, in meno di una settimana, tremila persone si sono iscritte al partito.
*John Hörniquist è il segretario politico del Vänsterpartiet (Partito di Sinistra) a Stoccolma, in Svezia. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è di Valentina Menicacci.