Il minorenne del branco torna in carcere. Per la gip non è un fake il video in cui si vantava su TikTok dopo la liberazione Gli scambi con l’amico: “L’abbiamo ammazzata, è svenuta più di una volta. Brutto così? Troppo forte, invece”
PALERMO — Ha comunicato con l’esterno mentre era in comunità, si è vantato di quanto è accaduto con le sue ammiratrici, ma soprattutto il suo pentimento non è reale. Per questi motivi la gip del tribunale per i minorenni ha deciso di togliere R.P., il più giovane degli accusati dello stupro di Palermo, dalla struttura di recupero in cui era stato mandato a inizio settimana e di rimandarlo in custodia cautelare nell’istituto di detenzione minorile Malaspina di Palermo.
Una decisione che è arrivata ieri nel giorno in cui gli altri sei amici maggiorenni hanno lasciato il carcere del capoluogo per evitare di finire sotto le grinfie degli altri carcerati. Il dipartimento amministrazione penitenziaria ha deciso di trasferirli in altrettanti istituti di pena della Sicilia dove non possono avere contatti fra di loro ed è più semplice proteggerli dagli altri detenuti.
L’aggravamento della misura per il più giovane è stato fortemente voluto dalla procuratrice per i minori Claudia Caramanna che fin da subito si è mostrata molto critica sulla decisione di mandarlo in comunità. Nell’interrogatorio di garanzia il ragazzo aveva confessato di aver abusato della 19enne la notte del 7 luglio al Foro Italico di Palermo. Tanto era bastato al primo gip per toglierlo dalla detenzione più dura.
Cambiato il giudice (il primo è andato in ferie) è cambiata anche la valutazione. Ed è sui motivi, spiegati in cinque pagine di ordinanza, che si consumerà la battaglia con la difesa. La gip Antonina Pardo ha preso in esame i nuovi elementi raccolti negli ultimi giorni, ovvero i video su TikTok pubblicati il 22 agosto quando il ragazzo era in comunità e alcune chat sul telefono del ragazzo sequestrato il giorno dell’arresto.
Resta il mistero dei video: per gli esperti e per la rete sono fake, contenuti vecchi di anni modificati, ma secondo gli inquirenti a confezionare i filmati è stato l’indagato. In uno di questi scrive: «Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze, ragazze ma come faccio a uscire con tutte siete troppe… Ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità».
A parte questo, a pesare sulla nuova decisione del gip è stato soprattutto l’esame più attento dei messaggi e dei commenti dopo lo stupro, scritti agli altri presunti violentatori che proverebbero il falso pentimento nell’interrogatorio subito dopo l’arresto e le falsità raccontate sulle fasi della violenza. Le sue dichiarazioni, scrive la gip, «hanno avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente a ottenere l’attenuazione della misura». In una chat con un altro protagonista dello stupro ci sono infatti una serie di messaggi vocali (inviati il giorno dopo lo stupro) che confermano la recita davanti ai magistrati: «Cumpà l’ammazzammu! » e ancora «Cumpa ficimu un macello, n’addivertemma». E poi sempre più nei dettagli di quanto successo «in un quarto d’ora… si è sentita male ed è svenuta più di una volta». Frasi che sdegnano anche l’amico che pure ha partecipato allo stupro. Non il minore che gli risponde: «Ahaha troppo forte, invece».
Le conclusioni del gip sono un macigno: «Dagli accertamenti compiuti sul telefono sequestrato al minorenne sono emersi contenuti, in special modo su TikTok, che tratteggiano la personalità di un giovane che, lungi dall’aver avviato un percorso di consapevolezza del gravissimo reato commesso, ha continuato a utilizzare il telefono cellulare per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione a modelli comportamentali criminali».