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13 Luglio 2022L’indomabile Jafar Panahi
13 Luglio 2022di Michel Onfray
Siamo alla fine della civilizzazione». Parola del filosofo francese Michel Onfray. Definitosi un ateo cristiano, spesso criticato per le posizioni assunte negli ultimi anni, giudicate da molti di stampo sovranista e reazionario, il pensatore traccia un quadro generale di quest’epoca di transizione, dove il crollo della società occidentale lascerà il posto a una nuova fase.
Il riscaldamento climatico è diventato una realtà sempre più concreta. Penso alla recente tragedia avvenuta sul ghiacciaio della Marmolada. Dobbiamo imparare ad avere una nuova relazione con la natura?
«Quello che manca non è un discorso sulla natura, che anzi è diventato il disco rotto del capitalismo verde mondialista, ma un discorso sulla sua disposizione nei cosmi, un sapere che al momento non c’è. Questa scienza proveniente dall’astrofisica ci permetterebbe di inserire l’attuale riscaldamento climatico nella vasta successione dei riscaldamenti e dei raffreddamenti che costituiscono la storia del nostro pianeta, una storia inscritta nella sua geologia. Non c’era nessun uomo sulla terra, quindi nessun motore, nessun fattore di inquinamento che aveva già dei cicli di riscaldamento e di raffreddamento. È scritto nella storia della nostra terra che sparirà un giorno. Quando si polverizzerà a causa del sole, tra sette miliardi e mezzo di anni gli uomini non esisteranno più da tempo».
Donald Trump ha recentemente ironizzato sul riscaldamento climatico affermando che se il livello degli oceani salirà avremo più case «con vista sul mare». Come giudica il disinteressamento di una parte della politica a questi temi?
«Solo le democrazie decadenti hanno questo tipo di preoccupazione. Ci piace colpevolizzarci con sbagli che non sono i nostri. La Cina, l’India, l’Africa, gli Stati Uniti inquinano e se ne fregano. Noi siamo bravissimi nel prenderci i peccati dei Paesi viziosi. La virtù democratica occidentale, invece, è cinica: gli ecologisti non attaccano i jet privati, i cargo pieni di container, gli smartphone o i computer che provocano un inquinamento incredibile. Idem con i motori elettrici delle macchine ibride o quelli delle eoliche che hanno bisogno di componenti e di terre rare la cui estrazione provoca distruzioni e sfruttamento dei Paesi più poveri del pianeta da parte della Cina.»
Lei ha descritto Greta Thunberg come un «cyborg svedese». Cosa pensa dell’impegno dei giovani nella difesa del clima?
«Questa generazione è sempre più incolta e più imbrigliata fin dalla sua più giovane età, quella della scolarizzazione, in lotte riguardanti fenomeni sociali. Non conosce l’ortografia ma fa la raccolta differenziata; non sa chi sono Johann Sebastian Bach o Èmile Zola ma vuole cambiare sesso a sei anni. I ragazzi ignorano il fatto di essere gli idioti utili del capitalismo verde, che li ha trasformati in consumatori connessi. Il loro cervello è diventato facoltativo».
Nel suo libro Decadenza (Ponte alle Grazie) lei scrive: «La nave affonda: non ci resta che sprofondare con eleganza». Si può tracciare un parallelismo tra il disfacimento della civilizzazione e questo momento di stravolgimento climatico?
«Stanno crollando duemila anni di giudeo-cristianesimo che lasciano il posto alle primizie della civilizzazione transumanista venuta dal fianco occidentale degli Stati Uniti. Elon Musk è il Cristoforo Colombo di questo Nuovo mondo. Tutto è fatto per abolire il passato. Il decostruzionismo lavora in questo senso. Il wokismo passa come la summa del progressismo ma altro non è che la summa del nichilismo. Tutte le nuove civilizzazioni sono state create da barbari prima che venissero chiamati in un altro modo una volta realizzato il loro progetto».
La crisi ucraina sembra quasi ricordarci come degli elementi apparentemente legati al secolo scorso siano ancora ben presenti nel nostro tempo, come appunto il conflitto in corso.
«È una guerra di civilizzazione. Mosca combatte quello che considera essere la decadenza dell’occidente, quindi l’Ucraina, perché si crede portatrice di valori eterni che sono morti ovunque tranne che nelle campagne sperdute della Russia. Gli Stati Uniti hanno un progetto imperialista planetario: lo Stato universale che permetterà il mercato globale dove tutto si affitta e si vende: ovociti e spermatozoi, utero e bambini, corpi e anime, salute e bellezza, eccetera. La Russia crede di resistere ma è già morta perché è contaminata».
Penso anche ad altri elementi, come il diritto all’aborto revocato negli Stati Uniti dalla Corte suprema. Una decisione interpretata da molti come un ritorno all’oscurantismo.
«Sono a favore del diritto all’aborto. A questo aggiungo che nel mondo occidentale, dove la contraccezione è libera, gratuita, facilmente accessibile e rimborsata dallo Stato, con preservativi venduti in distributori o diffusi gratuitamente, la domanda è: perché ci sono sempre così tanti aborti? Perché i sedicenti progressisti voglio permettere aborti più tardivi? Perché una legge detta Interruzione medica di gravidanza (Img) votata all’Assemblea nazionale francese, che permette per «ragioni psico-sociali» di autorizzare l’aborto fino a nove mesi, è stata invalidata dal Senato ma votata da tutta la sinistra e dagli ecologisti? Questo regno della morte industrializzata, questa eugenetica liberale, fischiettante, sproporzionata, è il segnale di un nichilismo profondo: è la morte che conduce il ballo nella nostra civilizzazione, non più la vita».
In questo contesto che ruolo possono avere le nuove tecnologie? Potranno spingere la civilizzazione occidentale a uno slancio quasi faustiano, con il rischio di ritrovarci troppo dipendenti da loro?
«Direi la tecnica più della tecnologia, se permette, perché la seconda richiama il discorso tenuto sulla prima. La tecnica è il braccio armato di questa civilizzazione che verrà. Con Neuralink, Elon Musk prepara il futuro e suppone la morte di tutto quello che non è attivo nel suo progetto. La vecchia Europa ha fatto il suo tempo, spazio alla California».