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1 Giugno 2025Diciassette migranti, in prevalenza afghani e pachistani, dormono di nuovo per strada. Alcuni nel parcheggio ‘Il Duomo’, altri nei giardini fuori Porta San Marco. Fino a pochi giorni fa erano ospitati nella sede di via Mentana, messa a disposizione da Rifondazione Comunista. Ora non più: la struttura è diventata inagibile. Tre sono stati accolti nella struttura comunale di Palazzetto, per gli altri non c’è soluzione.
Le strutture di accoglienza sono piene, la Caritas ha già superato la propria capacità, la Prefettura non riesce ad attivare rotazioni nei CAS. Nessuno si assume il compito di organizzare una risposta, e intanto la situazione resta immobile. I numeri sono ridotti, ma bastano a mostrare la debolezza del sistema.
Molti di questi migranti hanno un lavoro – precario, stagionale – e attendono il rinnovo del permesso. Non si spostano perché restare a Siena è necessario per proseguire l’iter. Ma senza documenti e senza garanzie nessuno affitta loro una casa. Così tornano dove sono già stati mesi fa: nei luoghi dove si parcheggiano le auto, o nei giardini dove non danno troppo nell’occhio.
Nel frattempo, il Comune ha approvato un nuovo regolamento per la Polizia Municipale che rafforza il controllo urbano: più poteri, più sanzioni, possibilità di armamento. L’obiettivo è la tutela del decoro e della sicurezza, intesa come presidio e deterrenza.
Ma non c’è traccia di una strategia sull’accoglienza. Nessun piano per affrontare situazioni come quella dei migranti che dormono per strada. L’emergenza viene trattata come un problema d’ordine pubblico, non come un tema sociale. La risposta è regolamentare, non progettuale.
Si investe sul contenimento, non sulla prevenzione. Si agisce sui sintomi, ignorando le cause. E così, anche la povertà diventa qualcosa da gestire a distanza, senza farsi troppe domande.
Siena sembra aver accettato che una parte della popolazione – piccola, ma reale – viva ai margini, in condizioni precarie e instabili. Lo fa senza clamore, ma anche senza risposte. L’assenza di una strategia finisce per diventare essa stessa una scelta: lasciare le persone dove sono, finché il problema non si sposta altrove.
La città non appare spaventata. Semplicemente, ha smesso di occuparsene.