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23 Agosto 2023L’ORRORE
A migliaia cercano online il video dell’aggressione alla ragazza di Palermo. L’indignazione al centro antiviolenza della città: «Una vittimizzazione secondaria di massa». Le storie delle altre giovani che subiscono violenza
Al centro antiviolenza Le Onde onlus di Palermo sono giorni difficili. Alla struttura la segnalazione sul caso della ragazza stuprata dal branco a luglio, che la legge prevede sia fatta dalla polizia tutte le volte che viene presentata una denuncia come la sua, non è mai arrivata. «E speriamo che non sia sola, che sia seguita da chi l’ha accolta, visto che è stata soccorsa dal punto di vista sanitario» spiega la presidente Elvira Rotigliano. Qui di giovani donne segnate dalla violenza ne passano a centinaia ogni anno: oltre 700 le telefonate di soccorso registrate nel 2022, 220 le vittime aiutate a uscire dalla spirale degli abusi nello stesso anno. Ma, ciò che più preoccupa, un’impennata di casi di stupro: 20 le ragazze che da gennaio hanno denunciato le violenze sessuali subite dal proprio partner, sistematicamente. Più altre 8 che invece hanno vissuto l’incubo della vittima del branco: uno stupro subito per strada, una volta sola, ad opera di uno sconosciuto o di un conoscente, magari un compagno di scuola, o un vicino.
« È una galleria di orrori. Queste ragazze, che sono sempre più giovani, si trovano ad affrontare un trauma che non sono in grado nemmeno di comprendere ancora vista la loro età e la loro esperienza di vita» spiega Rotigliano, che è anche avvocata e le donne segue da anni nei difficili percorsi processuali. « Le cresciamo in un mondo in cui diciamo loro che sono libere. Libere di muoversi nelle loro città, libere di parlare da pari con i ragazzi, di dire un “sì” che sia “sì” e un “no” che sia “no”. La violenza, oltre che a devastarle fisicamente, fa crollare davanti a loro ogni certezza, lasciandole segnate per sempre». La mente vola a Raffaella (il nome è di fantasia), una giovane seguita da Rotigliano proprio dopo uno stupro: l’hanno drogata con delle pastiglie in un drink, lei ha perso coscienza per oltre tre ore, s’è svegliata in ospedale con il corpo spezzato da una violenza inaudita, i segni sulle braccia e sulle gambe, i capelli strappati. «Oggi non riesce più a bere dal bicchiere – racconta l’avvocata Rotigliano –. Ogni volta che gliene avvicinano uno ha delle crisi di panico».
I percorsi di sostegno e di aiuto per le vittime di stupro sono lunghi e complicati: « Nel nostro centro mettiamo in campo professionalità diverse e progetti dedicati» spiega ancora Rotigliano. Le Onde, d’altronde, sono la struttura capofila
della rete antiviolenza cresciuta sul tutto il territorio e che oggi, a Palermo, conta sulla collaborazione delle istituzioni, di tutto il terzo settore e delle forze dell’ordine: «Questo fatto terribile non è successo qui, nella nostra città, perché non ci sia attenzione o tutela. E non succede nel nostro Paese perché non ci siano buone leggi. Abbiamo ottime leggi. Il problema è come e da chi sono applicate. Per questo da anni insistiamo, come centri, sulla formazione della magistratura innanzitutto, e poi dei docenti e di tutte le agenzie educative».
Non basta ancora. Perché adesso ci sono anche i social, su cui lo stupro al Foro Italico ha fatto irruzione senza ritegno. Le foto dei profili Facebook dei giovani finiti nell’inchiesta sono state postate e condivise con migliaia di visualizzazioni. Commenti pieni d’odio in ogni piattaforma da Facebook, a Twitter, a Instagram e TikTok ma anche curiosità morbosa. Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti (ma che adesso si sono dimezzati) con l’unico obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni. Per non parlare di notizie e profili fake. Sempre su TikTok e Instagram sono spuntati falsi profili dei ragazzi arrestati, come quello del minorenne scarcerato e affidato a una comunità, che inneggia alla libertà ritrovata: «Il carcere è di passaggio si ritorna più forti di prima», o ancora «c’è qualche ragazza che vuole uscire con me?». «Ci sembra di non essere mai arrivati così tanto in basso – è il commento di Rotigliano –: siamo di fronte a una vittimizzazione secondaria di massa, per cui questa ragazza a cui andrebbe garantita protezione e sostegno, oltre che tutta la privacy, è invece esposta al pubblico ludibrio e al giudizio senza alcun ritegno». Vittima tre volte: del branco, del sistema e della solitudine che la porterà sicuramente lontana dai posti dove ha sempre vissuto, dove potrebbe essere riconosciuta (se non lo è stata già) e dove sarà impossibile ricostruirsi una vita. «E pensare che la denuncia è un diritto sacrosanto, che sulle indagini andrebbe mantenuto riserbo. Ci si è spinti davvero oltre e questo è una fallimento per tutti» chiude Rotigliano. Sabato scorso è proprio su iniziativa del centro le Onde che a centinaia sono scesi per le strade di Palermo per dire basta alle violenze. L’unico segno di solidarietà in una storia che promette altro orrore.