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L’intervista
Lorenzo Cremonesi
Anne Applebaum: «Non c’è alternativa alla battaglia»
«Il mio primo pensiero alla notizia della morte di Evgeny Prigozhin è stato che Putin aveva bisogno di un modo davvero spettacolare per ucciderlo e lo ha trovato con successo», dice per telefono dagli Stati Uniti la giornalista e saggista Anne Applebaum, che è considerata uno dei massimi esperti dell’Est europeo e della Russia, anche grazie al suo libro pubblicato nel 2017 sull’Holodomor, la grande carestia imposta dal regime staliniano sull’Ucraina negli anni Trenta del secolo scorso.
Conseguenze in Russia dell’assassinio del capo della Wagner?
«Tutti adesso sono ben consapevoli che gli apparati dello Stato li puniranno se dovessero in alcun modo ribellarsi. Ciò vale per i militanti nella Wagner, per chiunque fosse legato a Prigozhin o comunque sia parte del sistema di potere in Russia. Un effetto collaterale è che chiunque non sia in linea con Vladimir Putin adesso ha il tempo per mettersi in salvo all’estero, oppure per organizzarsi e reagire».
Tanti commentatori avevano letto nel fallito golpe della Wagner due mesi fa una sorta di cartina al tornasole della debolezza di Putin. Oggi non è più così?
«Ovviamente il presidente russo cerca ora di proiettare un’immagine di forza e stabilità. Prigozhin non è stato avvelenato, non c’è alcunché di segreto o ambiguo nella sua fine. L’aereo del capo della Wagner è volutamente esploso in cielo, hanno ripreso il suo precipitare al suolo in modo spettacolare e molto pubblico. Il messaggio di Putin è diretto per tutti; un minaccioso memento: io sono l’unico al comando, nessuna pietà per gli oppositori. Ma in verità le cose sono diverse: se tu guidi una guerra e sei costretto a licenziare il tuo generale più importante, poi elimini il capo della milizia che ha avuto un ruolo fondamentale nelle tue campagne militari e ha ottenuto successi rilevanti, allora significa che la situazione non è poi così rosea. Traspare che i suoi responsabili militari e della sicurezza interna non sono per nulla soddisfatti. Putin cerca di reagire, ma è evidente che per lui la situazione resta tutt’altro che tranquilla».
Il governo ucraino ribadisce che Putin resta un criminale e con lui è impossibile negoziare. Ma allora con chi eventualmente trattare la pace?
«Dobbiamo aspettare, non ci sono alternative. Dobbiamo attendere che Putin cambi radicalmente, oppure emerga qualcuno capace di sostituirlo e sia in grado di capire che l’invasione dell’Ucraina è stata un grave errore. Occorre che avvenga un rilevante cambiamento ai vertici della politica russa e si interiorizzi il principio per cui la guerra non si doveva fare, va subito fermata. Ma non siamo ancora giunti a questo punto. Gli ucraini lavorano per anticiparlo, ecco il motivo per cui adesso hanno intensificato i raid di droni nei cieli russi, nel profondo del Paese sino a Mosca. Gli attacchi nei cieli della Crimea, incluso il blitz di commando sulle sue coste nelle ultime ore, riflettono questa logica. La popolazione russa e i suoi dirigenti devono capire che la guerra non sta portando da nessuna parte, se non a lutti e sprechi, anzi è stata un drammatico errore. A Mosca devono finalmente accettare che l’Ucraina è uno Stato indipendente e separato dalla Russia. Devono compiere lo stesso percorso che condusse la Francia di de Gaulle a comprendere nel 1962 che l’Algeria era uno Stato sovrano e andava lasciato libero di autogovernarsi. Anche allora non fu una scelta facile, ci furono tanti morti, violenze, provarono persino ad assassinare il presidente francese, ma alla fine gli algerini furono liberi».
D’altro canto, la situazione militare non appare affatto semplice. La controffensiva ucraina fatica ad avanzare, i russi sono molto ben trincerati nelle regioni occupate…
«Vero. Non posso che concordare. Però al momento non vedo altra soluzione che continuare a combattere. Gli ucraini comunque non sono intenzionati a desistere. I raid di droni, gli attacchi in Crimea sono proprio ideati per rilanciare l’offensiva».