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Polemica a L’Aquila, a fare fuoco un 56enne: avevo paura
Nicola Vaglia , Silvia Morosi
Una notizia terribile e un evento che rischiano di vanificare gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, il plantigrado più raro d’Europa. A pochi mesi dalla morte di Juan Carrito, «orso confidente» investito da un’automobile sulla statale per Roccaraso, è morta la mamma Amarena, uccisa da un colpo di fucile.
L’orsa, chiamata così per la sua passione per le ciliegie e diventata simbolo dell’Abruzzo, è stata uccisa nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre alle porte del paese di San Benedetto dei Marsi, in provincia de L’Aquila. Un unico colpo, ricostruiscono i carabinieri della compagnia di Avezzano, sparato da un 56enne del luogo, sorpreso dalla visita del plantigrado in cerca di cibo nella sua proprietà alle porte del comune aquilano («Ho fatto un guaio, ho avuto paura», avrebbe detto l’uomo ai carabinieri).
Questo drammatico atto di bracconaggio è anche «conseguenza di un’azione sistematica di disinformazione che riguarda la convivenza tra uomo e grandi carnivori e più in generale tra uomo e natura», spiega Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia. Un episodio «grave», deplora il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che chiede chiarezza quanto prima: «Sono in costante contatto con tutti i soggetti istituzionali che in queste ore lavorano per far luce sulla vicenda, è necessario adesso il massimo coordinamento tra ministero, Regioni, Ente Parco, Ispra, Cufa, sindaci e prefetti».
A preoccupare ora è anche il destino di due dei suoi cuccioli , gli ultimi nati, che erano con lei e ora risultano dispersi: «Il destino dei piccoli, non ancora autosufficienti, è a forte rischio», spiega il Wwf in una nota (i cuccioli di orso restano generalmente circa un anno e mezzo con la madre, ndr). «Oggi — aggiunge l’associazione — ad essere uccisa da un colpo di fucile e dall’ignoranza è una delle femmine di orso più prolifiche della storia recente della residua popolazione di orso marsicano». Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise — preso a modello per la possibile convivenza tra orsi e persone — si è già attivato per la ricerca, anche con i droni, dei piccoli di Amarena. In attesa che le indagini dei carabinieri e l’autopsia chiariscano con precisione i fatti, il direttore del Parco, Luciano Sammarone, avanza alcuni dubbi parlando al Corriere. «Per come la penso — afferma — io se una persona è spaventata si chiude in casa e chiama polizia, carabinieri o guardiaparco, non prende un fucile e spara. Se c’è stata o no un’aggressione da parte del plantigrado lo accerteranno le indagini».
Le reazioni
Brambilla (Leidaa): ora pensiamo ai piccoli Di Tizio (Wwf): era la più prolifica di sempre
Pochi giorni fa «avevamo visto l’orsa Amarena con i suoi cuccioli passeggiare in un paese senza arrecare danno a nessuno: quanto successo è un atto di malvagità gratuito», aggiunge l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. «Ora dobbiamo pensare anche ai suoi cuccioli che non hanno nemmeno l’età per sopravvivere da soli. Ci vorrà tutto l’impegno del nostro personale specializzato per trovarli e farli crescere in modo che possano essere reinseriti in natura. Ma nulla può sostituire completamente le cure di una madre e la sua capacità di insegnare ai piccoli come si vive nel bosco. Questa è veramente una storia infame», conclude.
Dal 2010 ad oggi 15 orsi sono stati uccisi nel Centro Italia di cui 3 nel territorio dei parchi del centro Abruzzo. Gli esemplari, negli anni, sono stati uccisi da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio.