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7 Giugno 2025Questa è Gaza Il premier ammette: «Ho licenziato il generale Halevi e il ministro Gallant per restare in sella». E con lui la strage non ha avuto limiti
Il primo e più importante obiettivo del premier israeliano Benjamin Netanyahu è sempre stato quello di mantenere in piedi la coalizione di governo. A ogni costo. Anche quello di liberarsi di collaboratori e amministratori. Lo ha spiegato con chiarezza lo stesso premier in una registrazione trapelata e trasmessa ieri da Channel 13. Durante un incontro con il rabbino ultraortodosso Haredi Moshe Hillel Hirsch, Netanyahu ha rivelato che senza il capo di stato maggiore Herzi Halevi sarebbe stato più semplice far passare la legge sull’esonero militare per gli haredim, gli ebrei ultraortodossi. Secondo buona parte del governo e della società civile, dovrebbero prendere parte all’impegno bellico. Un’ipotesi, questa, che il gruppo dedito alla preghiera e allo studio delle sacre scritture, intende evitare a ogni costo. Gli haredim sono rappresentati all’interno della coalizione di governo e minacciano di uscirne se Netanyahu, come promesso, non troverà il modo di esonerarli. Stesso motivo per cui avrebbe licenziato, a suo dire, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, con cui condivide un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra.
PUBBLICAMENTE il premier aveva dichiarato di opporsi al capo di stato maggiore perché limitava la violenza della campagna militare nella Striscia. In realtà, è proprio sotto il comando di Halevi che i palestinesi hanno subito alcune delle peggiori stragi dal 7 ottobre 2023. Anche il ministro della difesa Gallant è stato licenziato ufficialmente per divergenze sulla gestione della campagna militare. La pubblicazione della registrazione aggrava una situazione già tesa all’interno della coalizione di governo, con i partiti guidati da Ben Gvir e Bezalel Smotrich (insieme a parte dello stesso Likud) che spingono per la leva obbligatoria agli haredim e questi ultimi che minacciano di togliere la fiducia. Non si tratta della gestione della guerra né di principi. Ma della sopravvivenza politica di Netanyahu, da cui dipende anche l’esito dei suoi molteplici guai giudiziari. Lo scandalo Qatargate si sta allargando in queste ore e anche la gestione del meccanismo privato della distribuzione alimentare a Gaza potrebbe presto scoppiare in nuove accuse di corruzione. Il collegamento di Israele nel progetto a guida americana sta diventando sempre più evidente.
La redazione consiglia:
UN’INCHIESTA del quotidiano Haaretz ha rivelato il coinvolgimento di uomini di affari israeliani nel meccanismo gestito dalla fondazione Ghf (Gaza humanitarian foundation). E secondo l’emittente statale Kan News, il finanziatore occulto dell’intera operazione sarebbe lo stato d’Israele. Pur di estromettere le organizzazioni internazionali, Netanyahu avrebbe previsto un finanziamento di centinaia di milioni di shekel. E da quanto sta accadendo a Gaza si può immaginare che lo scopo non sia quello di risolvere la crisi umanitaria della popolazione quanto di aggravarla. La confusione nella distribuzione da parte della fondazione israelo-americana è totale. Anche ieri la Ghf ha annunciato che i siti sarebbero rimasti chiusi fino a data da destinarsi. Lo aveva già detto giovedì, salvo poi comunicare in serata di aver distribuito, non si sa come, più di un milione di pasti. E di nuovo, le informazioni sono state imprecise e contraddittorie. Nel pomeriggio l’esercito ha annunciato che l’accesso ai siti di distribuzione è consentito dalle 6 alle 18 e che avvicinarsi al di fuori di questi orari è «estremamente pericoloso». Fonti mediche hanno comunicato ad Al-Jazeera che altre otto persone sono state uccise e 61 ferite ieri nei pressi di uno dei centri gestiti dalla Ghf a Rafah.
I PALESTINESI della Striscia hanno celebrato il primo giorno dell’Eid al-Adha, una delle festività più importanti dell’Islam, tra le macerie e la fame. L’Onu ha fatto sapere che più di 2.700 bambini sotto i 5 anni sono ricoverati per malnutrizione acuta. È un numero tre volte più alto rispetto al mese di febbraio. Secondo l’Unrwa, trovare sapone a Gaza è quasi impossibile. Intanto, l’esercito ha comunicato ieri che quattro soldati sono stati uccisi a Khan Younis, dove i combattenti palestinesi hanno fatto esplodere un edificio in cui le truppe di Tel Aviv erano entrate.