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L’aumento delle tariffe della mensa per i non residenti è da considerarsi illegittimo in quanto viola l’unicità del servizio stesso ed i relativi costi, che debbono essere uguali per tutti gli utenti. In particolare, l’introduzione di una tassazione aggiuntiva, a carico dei non residenti, a fronte di una mancata precisa analisi del contesto territoriale e dei costi effettivi dell’intero servizio scolastico, maschera una evidente disparità di trattamento, non giustificata neppure sotto il profilo distanza dei ragazzi dalla sede scolastica. In sostanza, non risulta in alcun modo dimostrato che la tassazione aggiuntiva vada a coprire eventuali costi maggiorati a causa del servizio, per i non residenti, non risultando aumenti indotti o derivanti dall’aumento differenziato dei costi dei prodotti. In ogni causa viola le vigenti disposizioni che prescrivono che il costo del servizio mensa come tale deve essere uguale per tutti gli utenti, residenti e non residenti. A ciò si unisce il lodevole contributo della Giurisprudenza amministrativa (completamente ignorato e forse irrisa dall’assessore Benini) che ha rimesso al centro della questione dei servizi pubblici e della loro sostenibilità da parte delle famiglie. Se si vuole veramente, da parte della politica, affrontare il tema del sostegno alle famiglie ed alla qualità dei servizi erogati, da oggi è certificato che si deve fare con il concorso dei cittadini ed organizzati. E’ veramente difficile accettare che lo stesso prodotto mensa abbia un costo differenziato fra gli alunni che frequentano la stessa scuola e usufruiscono del medesimo servizio. Ma questa forse è l’idea geniale sottesa: la pasta costa di più se non sei residente! Un grande esempio di civiltà inclusiva oltre che di omogeneità dei servizi pubblici.