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14 Febbraio 2023Il sospiro di sollievo di Salvini: così sono tornati a votarci
di Cesare Zapperi
MILANO «Ora si cambia. Testa bassa e cantieri. E poi la gente tornerà a votarci». Con questa strategia, dopo la débâcle delle Politiche del settembre scorso Matteo Salvini guardava alle Regionali puntando al pareggio. Le urne lombarde gli hanno restituito una vittoria. E al primo exit poll si è abbandonato ad un lungo sospiro di sollievo.
Non solo la Lega ha arrestato la caduta (che proseguiva inarrestabile da due anni) ma ha invertito la tendenza, guadagnando tre punti secchi, attestandosi al 16,54 per cento. Ai quali si possono non arbitrariamente aggiungere i sei conquistati dalla lista del governatore Attilio Fontana. «È una bella serata, sono molto contento» commenta con un ritrovato sorriso smagliante il segretario leghista, consapevole che con quei dati, al di là delle felicitazioni per la «vittoria di squadra», la temuta Opa di Fratelli d’Italia è stata fermata al di sotto del Po.
E che fosse questa la vera posta in gioco lo dimostrano le stesse prime sottolineature del ministro delle Infrastrutture. «Ho sentito Giorgia e Silvio: siamo tutti reciprocamente contenti dell’efficienza dimostrata dalla squadra di governo nei suoi primi 100 giorni di lavoro». Ma poi vira subito sul dato leghista: «In alcune province lombarde i voti alla lista della Lega e alla lista Fontana sono ampiamente quelli di primo partito della Regione». Va bene la squadra, ma al dunque conta di più la performance del Carroccio che torna a superare il 20 per cento a Bergamo, Brescia e Lecco.
La strategia adottata dal leader a partire dalla nascita del governo sembra aver dato frutti. Smessi i panni del capo partito, ha puntato tutto sull’immagine del ministro che fa o dice di fare. Basta comizi di politica politicante e via ad una martellante campagna di sopralluoghi a cantieri inframmezzata da annunci di progetti e di investimenti. Per tre mesi Salvini, a parte qualche uscita estemporanea sui social, si è fatto vedere poco, sia in tv che, soprattutto, sui giornali. Una scelta dettata dall’esperienza. Quella da ministro dell’Interno del Conte I, tra il 2018 e il 2019, che segnò l’ascesa verso vette di consenso impensabili. Il Salvini di governo piace più di quello di lotta (fuori dall’esecutivo guidato da Draghi), hanno ragionato in via Bellerio. Di qui il cambio di strategia.
Se nel Lazio la Lega ha tenuto le posizioni, in Lombardia, dove il richiamo del pragmatismo ha sempre una sua presa, è andata molto meglio. Ed ora la partita della Giunta regionale appare meno complicata. Anche per la tenuta di Forza Italia che rispetto alle Politiche rimane intorno al 7 per cento (e lo stesso è successo nel Centro Italia), confermandosi interlocutore del mondo moderato lombardo, malgrado la concorrenza di Letizia Moratti. Salvini guarda avanti e già pregusta la vittoria di Massimiliano Fedriga in Friuli-Venezia Giulia ad aprile: «Sarà una primavera interessante». Ma il Comitato Nord che fa riferimento a Umberto Bossi mette in guardia: «La Lega non può permettersi il lusso di essere forza minoritaria nella maggioranza».