I Ritardi europei (e italiani)
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5 Dicembre 2022Andrea Carugati, ROMA
E’ da poco passato mezzogiorno quando Elly Schlein varca il suo Rubicone. “Io insieme a voi voglio diventare segretaria del Pd”. La sala del Monk, un circolo Arci della periferia romana, è stipata, la gente applaude e intona Bella Ciao. Atmosfera caldissima dopo un discorso più denso dei precedenti, in cui Schlein descrive la “ricostruzione” del Pd che ha in mente, ed è obiettivamente una svolta tutta a sinistra.
Una “mobilitazione collettiva”, quella che auspica, “un’onda che non sarà mai una corrente”. C’è spazio anche per le lacrime, quando ricorda l’attentato subito ad Atene dalla sorella.
Parla al mondo di sinistra fuori dal Pd, ma anche alla base del partito, “ai volontari delle feste dell’Unità che mi hanno insegnato a friggere”, ai tanti amministratori in giro per l’Italia, e anche a chi in questi anni “ha tenuto vivo nel partito un punto di vista di sinistra”. “Questa comunità va tenuta unita ma senza più rinunciare a un’identità chiara, comprensibile, coerente”. Un’identità che si propone di “cambiare il modello di sviluppo neoliberista, insostenibile per le persone e per il pianeta”.
Tutto il discorso verte su 3-4 concetti chiave: lavoro e precarietà, diritti, giustizia sociale e ambientale
Tutto il discorso verte su 3-4 concetti chiave: lavoro e precarietà, diritti, giustizia sociale e ambientale, capitoli inscindibili dello stesso libro.
E a chi la accusa di essere solo paladina dei diritti civili, replica aspra: “Mi sono occupata di migranti in Europa, di welfare in Emilia Romagna. Dire che ho in testa solo i diritti civili, magari per il mio orientamento sessuale non è un argomento sano”.
La voce trema, gli applausi la coprono. Sono tanti, gli applausi, quando si scaglia contro il lavoro povero, difende il reddito di cittadinanza, propone il modello spagnolo per archiviare i contratti a termine. E ancora: il no alle trivelle nel mare, la cura del territorio, lo stop al consumo di suolo, gli investimenti da fare nelle rinnovabili, il no ai condoni, il congedo paritario per i padri da 3 a 5 mesi, la sanità pubblica, il “welfare come investimento”, i “beni comuni da sottrarre alla logica del mercato”.
C’è anche il sostegno alle pmi nella transizione ecologica, contro le grandi multinazionali. E poi un no secco all’autonomia differenziata, e le parole sul “riscatto del sud” che potrebbe essere il terreno dove vincere la sfida con Stefano Bonaccini, che sull’autonomia ha spesso dialogato con i leghisti lombardo veneti.
E poi, certo, le critiche al centrosinistra del passato sul tema della precarietà, il diritto alla casa “di cui non abbiamo parlato per troppo tempo”. “Qualcuno pensa che in questi anni sia andato tutto bene?”, la domanda retorica che sfida la destra dem. “Su precariato, salario minimo e tutele del lavoro digitale si può cambiare”, il messaggio che lancia alla generazione degli under 40, la più penalizzata.
Cita Saviano “Meloni ritiri la querela”, Regeni e Zaki, le operaie della Saga coffee che alla fine hanno salvato i loro posti di lavoro: “La lotta paga sempre”.
Saluta con fair play Bonaccini, annuncia che prenderà subito la tessera dem, senza aspettare la fine della costituente: “Lo faccio per rispetto della comunità, entro in punta di piedi”.
Bastona Renzi che “con la sua arroganza e le scelte scellerate su jobs act e scuola ha spinto me e tanti altri fuori dal Pd”. “Ha umiliato chiunque la pensasse diversamente, ha lasciato macerie e ora perché si interessa al congresso Pd? Non ci faremo dire chi e come può ricostruire la sinistra da chi già ammicca alla destra”.
Elly Schlein
“Renzi ha umiliato chiunque la pensasse diversamente, ha lasciato macerie e ora perché si interessa al congresso Pd? Non ci faremo dire chi e come può ricostruire la sinistra da chi già ammicca alla destra”.
Cita, in positivo, Romano Prodi, Bersani, Letta. “A settembre avevamo un ottimo programma elettorale, pensato per ricucire con mondi che non si erano sentiti più ascoltati”. Poi, è andata come è andata. Mancava la credibilità per farsi perdonare. “Nella base dem c’è voglia di riscatto, ma ora serve una cosa nuova”.
Annuncia un suo viaggio per l’Italia, “con zaino e taccuino”, per ascoltare, per disegnare un Pd “aperto, umile, radicato nei luoghi della marginalità e del conflitto”.
Si appella alle donne e ai giovani, fuori e dentro il partito, chi è stato “schiacciato da logiche patriarcali e paternaliste”. “E’ ora che ognuno di voi si prenda la sua voce”.
Il messaggio è chiaro: “Aprire le porte a chi sta fuori, offrire una casa al senso di sconcerto di chi osserva le mosse del governo Meloni e cerca la speranza di un’alternativa”.
Elly Schlein
“Aprire le porte a chi sta fuori, offrire una casa al senso di sconcerto di chi osserva le mosse del governo Meloni e cerca la speranza di un’alternativa”
Sul partito cerca di usare parole gentili, per non spaventare troppo: “Ma dobbiamo essere sinceri nel chiarimento politico per sciogliere i nodi di questi anni e superare gli errori”.
All’apparato del Pd, ancora titubante se sostenerla, un messaggio: “Nessuno venga per condizionare, venite liberi o venite affatto”. “Il mio cognome è così difficile, un motivo in più per dire che mai ci saranno gli schleiniani”. “Il programma lo faremo insieme, ascoltando la base”, assicura. Per poi avvicinarsi alla conclusione: “io ci sono, non mi tiro indietro, accetterò qualsiasi esito del congresso e lavorerò per l’unità”.
Elly Schlein
“Il mio cognome è così difficile, un motivo in più per dire che mai ci saranno gli schleiniani”
Le alleanze restano sullo sfondo, “quelle verranno dopo”. Ma c’è la volontà di tornare al tavolo con il M5S, “assurdo proseguire nelle rotture, bisogna trovare punti comuni a partire dal lavoro di opposizione”.
Su Meloni solo stoccate: “Non ce ne facciamo niente di una donna premier che non aiuta le altre donne, questa manovra è contro i poveri, premia gli evasori e accresce la precarietà”.
In sala ci sono alcune personalità del Pd: il vicesegretario Peppe Provenzano, Michela De Biase, deputata e moglie di Franceschini, Marco Furfaro, l’ex deputato Erasmo Palazzotto, Cecilia D’Elia. La consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni non molla un istante la neocandidata. Boldrini è entusiasta, così Cesare Damiano. C’è il coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto che parla di una “ventata di freschezza”. Marina Sereni, coordinatrice dell’areadem di Franceschini, è sulla stessa linea: “Finalmente una ventata di aria fresca di cui il Pd ha grande bisogno!” Presenti le sardine, con Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli, che invitano a prendere la tessera Pd per votare Elly.
“Molta sintonia sul messaggio di giustizia sociale e ambientale, il riconoscimento di chi dentro il Pd in questi anni ha fatto la battaglia per superare il renzismo e affermare questo punto di vista”, dice Provenzano al manifesto. ”Ora bisogna far vivere queste idee nella fase costituente, per non ridurre tutto al chi sta con chi”.
La corsa ormai è partita, l’opa di Schlein sulle macerie del Pd è destinata a diventare uno dei temi chiave di questo congresso.