Ferretti, sul futuro urbanistico di Siena: deboluccia!
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21 Aprile 2023
di Massimo Franco
I temi divisivi si accavallano: quasi per forza di inerzia. E il rischio che finisca per entrarci anche la Festa della Liberazione del 25 aprile sta diventando palpabile. Difficile dire fino a che punto dipenda dalla cultura della destra di governo, con la zavorra del suo passato, e quanto da quella di una parte della sinistra che marca le differenze in modo ideologico. Il risultato è comunque quello di un’Italia che continua a lacerarsi: sul passato e sul presente. E proietta questa immagine anche fuori dai suoi confini, indebolendosi.
Eppure non se ne sente il bisogno: è già sotto esame su molti fronti. Può darsi che la sentenza di ieri della Corte europea di Giustizia stia dando ragione al governo e alla Lega sulla proroga delle concessioni agli stabilimenti balneari, come sostiene il capo leghista Matteo Salvini. Purtroppo, la sensazione è che da Bruxelles sia arrivato anche un larvato ultimatum a non rinviare più il problema, per non ritrovarsi multati e isolati: anche perché la questione si aggiunge a una serie di tensioni latenti con l’Ue.
Un Paese che dopo avere ricevuto oltre duecento miliardi di euro del Piano per la ripresa ammette di non riuscire a spenderli e chiede modifiche, suscita come minimo sospetti. E il rifiuto di ratificare il Meccanismo europeo di Stabilità, il Mes, demonizzato a lungo per motivi ideologici, aggiunge diffidenza: con le nazioni nordeuropee pronte ad accusare l’Italia, assolvendo il proprio egoismo sui migranti. La domanda è come mai l’esecutivo di destra abbia perso tempo fino al punto di essere messo alle strette.
Già in passato si era capito che in parte dipendeva dai contrasti nella maggioranza: con FdI, il partito della premier, intrappolato tra l’esigenza di assecondare le richieste europee e quella di non deludere Salvini e Silvio Berlusconi, attentissimi al serbatoio elettorale dei balneari. Giovedì scorso Meloni ne ha discusso a Roma col commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton. Ma le conseguenze rimangono in bilico. Gli sforzi di mediazione della premier si misurano con alleati proiettati verso le Europee del 2024.
La Lega sfoggia un protagonismo che tende a attribuire a Palazzo Chigi un ruolo secondario nella lotta all’immigrazione clandestina, e non solo. Il «decreto Cutro» approvato ieri in Senato, dopo il tragico naufragio del 26 febbraio in Calabria, è salutato dal Carroccio come «ritorno alla logica dei decreti Salvini». E sebbene la premier abbia ribadito di non essere al traino di nessuno, l’atteggiamento dei suoi alleati è di chi chiede spazio e vuole farle pagare un prezzo per salvare l’unità della coalizione.