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Le sparate dei ministri Ben-Gvir e Smotrich
F. Bat.
tel aviv Il Congo è niente. Da uno che un tempo invitava «i veri ebrei» a non far partorire le mogli vicino a donne arabe; da un altro che da giovane teneva in salotto il ritratto d’uno sterminatore di palestinesi nelle moschee; da un altro ancora che prima del 7 ottobre s’immaginava d’essere Nerone e sognava di bruciare Gaza con tutti quelli che ci stavano dentro: da tutta quest’estrema destra nazionalista e religiosa, non c’è da stupirsi che sia stata partorita pure l’idea di risolvere la guerra deportando tutti gazawi in Africa o vattelapesca dove.
Non è che Bibi Netanyahu fosse totalmente in disaccordo. Ma avrebbe evitato di far uscire proprio adesso il piano Congo, l’ipotesi di un’ «emigrazione volontaria» di tutti i palestinesi, addirittura il ritorno dei coloni nella Striscia. Invece i due ragazzi terribili del suo governo — l’Itamar Ben-Gvir ministro della Sicurezza alla guida degli arabofobi di Potere Ebraico, il Bezalel Smotrich ministro delle Finanze che comanda i messianisti di Sionismo Religioso —, sempre quei due han fatto piovere su Israele le condanne di Usa, Ue, Paesi arabi, Russia, Cina e insomma del mondo intero.
«Irresponsabili e pericolosi», li definisce Yair Lapid, leader dell’opposizione. Ben consapevoli e del tutto coerenti, in realtà: sulla coppia Ben-Gvir&Smotrich, per non dire degli ultrareligiosi di Ebraismo della Torah o degli ortodossi Shas che tengono in piedi il sesto governo Netanyahu, fiorisce da tempo un’antologia di citazioni celebri. Eccone alcune.
«Finché sarò ministro, non darò uno shekel all’Autorità palestinese di Abu Mazen. Perché poi andrà alle famiglie dei terroristi e dei nazisti di Gaza» (Bezalel Smotrich).
«Israele non è un’altra stella della bandiera americana» (Itamar Ben-Gvir, rispondendo alle critiche Usa).
«Abu Mazen è un nemico. Incita, paga gli stipendi ai terroristi» (Bezalel Smotrich).
«Dobbiamo consentire a tutti i cittadini di proteggersi con le armi» (Itamar Ben-Gvir).
«È naturale che mia moglie, in ospedale, non voglia partorire accanto a chi dà alla luce un bambino che, fra 20 anni, potrebbe uccidere il suo. Servono reparti separati per ebree e arabe» (Bezalel Smotrich).
«Qui siamo i proprietari, ricordatevelo, e io sono il vostro padrone di casa» (Itamar Ben-Gvir, in un quartiere occupato di Gerusalemme Est).
Qui
noi siamo i proprietari ricordatevelo
e io sono
il vostro padrone di casa
«Chi brucia le case agli arabi? Commette un reato, certo. Ma non è un terrorista» (Bezalel Smotrich).
«Al mondo non piaceva che applicassimo la nostra legge a Gerusalemme o nel Golan, eppure il cielo non è caduto. Allo stesso modo, non gli piace che la applichiamo a Maale Adumin (una colonia illegale, ndr), ma lo accetta. Continueremo a farlo in tutta la Giudea e la Samaria» (Bezalel Smotrich).
«Siamo arrivati alla sua macchina, e arriveremo anche a lui» (Itamar Ben-Gvir, il giorno in cui rubò un pezzo dell’auto di Yitzhak Rabin, due settimane prima dell’assassinio).
«Sogno una teocrazia. Le leggi della Torah sono molto meglio dello stato di diritto» (Bezalel Smotrich).
«C’era un tempo in cui ero un orgoglioso omofobo. Anche se non sapevo cosa volesse dire» (Bezalel Smotrich).
«Cosa farei a un bambino palestinese che lancia pietre? O gli sparo, o lo metto in prigione» (Bezalel Smotrich).
«Il Signore è uno. Non 30. Ha creato il mondo e ci ha dato la Torah. Non posso distorcere la verità dello Stato ebraico. Così come non posso legittimare il cristianesimo» (Bezalel Smotrich).
«La guerra di Gaza è un’opportunità per incoraggiare l’emigrazione volontaria dei suoi abitanti. Per i palestinesi, è una soluzione umanitaria» (Itamar Ben-Gvir).
«Se a Gaza restano 200 mila palestinesi, non due milioni, tutto sarà diverso» (Bezalel Smotrich).
Chi brucia le case
agli arabi? Commette un reato, certo.
Ma non è
un terrorista