Il nuovo bipolarismo non prevede programmi elettorali sensati
27 Luglio 2022Un sogno preelettorale
27 Luglio 2022
Renato Benedetto
Roma La partita principale — quale formazione il giorno dopo il voto potrà proclamarsi vincitrice — per adesso è secondaria. Mentre in vista del 25 settembre si torna a compulsare i sondaggi; che sia il centrodestra il favorito è praticamente dato per scontato, lo dicono tutte le rilevazioni: dal 44,5% (Swg per La7) arriva quasi al 50% (48,6% per Tecnè-Dire). Ma a contare di più, ora, mentre i partiti discutono al tavolo delle alleanze, è appunto un’altra partita: il derby tutto interno alle coalizioni.
A cominciare dal centrodestra, che proprio basandosi sui sondaggi, quattro anni fa, alle Politiche 2018, spartì i collegi uninominali tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni adesso è primo secondo tutti gli istituti. Che sia l’azionista di maggioranza non si discute, il problema è in che misura. Perché spesso il partito di Meloni vale più della somma degli alleati-concorrenti uniti. Nel sondaggio Swg/La7 FdI è al 25%, contro il 12,4 della Lega e il 7,1 di FI. Per YouTrend/SkyTg24 è al 23,8%, contro il 13,4 e l’8,3 dei soci. Pure nella rilevazione di Alessandra Ghisleri per La Stampa FdI supera la somma degli alleati: 23,5 contro 14 e 7,7%.
Se come nel 2018 i sondaggi dovessero rimare il criterio guida, con questi numeri Meloni potrebbe rivendicare almeno la metà dei collegi. «Siamo di fronte a una situazione di sostanziale parità — commenta il direttore di Noto Sondaggi, Antonio Noto —, FdI viaggia tra il 23 e il 24, la Lega tra il 14 e il 15, FI intorno al 9%. Parità… ma sono uno contro due», precisa.
A tallonare la fuga di Meloni, nel campo avversario, c’è il Pd di Enrico Letta. A un soffio: va dal 22,5 di Quorum/YouTrend al 23,2 di Swg/La7. Sarà l’asse portante della coalizione avversaria. Ma con quali alleati? E con che dote? Tralasciando il Movimento 5 Stelle — che continua a perdere consensi, tra il 9,4 e il 10,1% — con il quale la rottura è acquisita, il principale interlocutore è Calenda. Azione/+Europa è il partito che può dare di più (o disturbare di più) per i sondaggi: dal 4,8 al 6%. La partita solitaria, se tale rimarrà, di Renzi dovrà invece fare i conti con cifre appena sotto l’asticella minima per entrare in Parlamento: va dall’1,8 al 2,9% (e lo sbarramento è al 3%).
Quelli che stanno animando le trattative sono sondaggi fatti nei giorni a cavallo della crisi di governo o appena dopo. Bisognerà vedere se, e quale, contraccolpo avrà la caduta dell’esecutivo, soprattutto per i partiti che ne sono responsabili. «Ci vuole tempo — commenta Noto —. Normalmente circa due settimane, ma alla “distrazione” ordinaria si aggiunge il fattore estate: la popolazione è meno attenta. Quando avremo un riscontro, a fine agosto, entreranno già in gioco i fattori della campagna elettorale, i candidati e le proposte. Che potranno mitigare l’effetto “irresponsabilità”. Se saranno all’altezza».