Tracce retoriche, avulse dai programmi di studio ma collegate tra loro da un miscuglio di tradizionalismo e nazionalismo. Non ha perso l’occasione degli esami di maturità il governo di destra per cementare la sua visione di scuola e di società, anche al costo di creare un bizzarro incidente diplomatico, poi rientrato, con il precedente ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi.

Quest’anno l’esame è tornato al modello pre-Covid, con due scritti e un orale. I 536.008 maturandi del 2023 hanno dovuto, nella prima prova scritta, barcamenarsi tra Oriana Fallaci, un grande classico della cultura di destra, o un saggio su «L’idea di nazione» dello storico Federico Chabod, decontestualizzato; Quasimodo per la poesia (già uscito nel 2014 e nel 2022) e Alberto Moravia con un brano tratto da «Gli indifferenti» per la prosa, uno scritto di Piero Angela, «Dieci cose che ho imparato», e poi riflessioni su una lettera scritta da professori universitari a Bianchi durante la pandemia.

LA TRACCIA più fattibile è stata per gli studenti quella sul valore dell’attesa e su Whatsapp, tratta da un articolo di Marco Belpoliti: non a caso è stata scelta dalla grande maggioranza degli esaminati. Un dato che non stupisce soprattutto perché nelle classi raramente si arriva a studiare il ‘900. «A malapena siamo arrivati a Pirandello e Verga», dice una studentessa in una delle testimonianze raccolte ieri mattina alla fine della prova.

«Non so chi sia Moravia», ammette un altro studente. Secondo un sondaggio di Skuola.net 3 maturandi su 4 non si aspettavano nessuna delle tracce poi uscite; quasi 2 su 3 non avevano mai affrontato in classe Quasimodo o Moravia, appena l’11% li aveva approfonditi entrambi. Sconosciuta al 54% degli studenti anche Oriana Fallaci, e il suo testo «Intervista con la storia», pubblicato nel 1977. Peraltro, la giornalista è l’unica donna tra gli autori citati nelle sette tracce della Maturità 2023.

PER IL MOVIMENTO studentesco romano Osa, le tracce «evidenziano un palese uso strumentale della destra tornata al potere». E che sia stata una prova generale di tentativo di egemonia culturale lo si intuisce dalle parole del ministro alla Cultura Sangiuliano: «Sarei stato molto indeciso tra Federico Chabod e Oriana Fallaci – ha detto -. Chabod perché è molto importante per me l’indicazione del valore della Nazione come aggregato storico di una comunità; Fallaci perché è stata una giornalista molto coraggiosa che non ha avuto paura di affermare le proprie idee, anche in maniera controcorrente rispetto a un certo mainstream». Giubilo anche da parte del ministro Roberto Calderoli, il padre della discussa legge sull’autonomia differenziata.

«Ho appreso con piacere che tra le tracce del testo argomentativo nella prima prova di italiano c’è Federico Chabod e un brano tratto dalla sua ‘Idea di nazione’. Lui che non è stato soltanto un brillante storico, alpinista e partigiano ma soprattutto fu un pioniere dell’autonomia e del federalismo – ha commentato il ministro per gli Affari Regionali – È positivo che i giovani si confrontino con questi temi e possano apprendere che gli ideali di autonomia e territorialità, inteso come amore per la propria terra e la propria gente, non sono nati ieri ma attraversano le epoche e le ideologie senza essere scalfiti».

Ma la traccia più inaspettata, se non altro perché costituisce una prima volta nel suo genere, è quella costruita sulla lettera aperta inviata nel 2021, in piena pandemia, da diversi accademici all’ex ministro dell’Istruzione Bianchi, per chiedere di reintrodurre le prove scritte all’Esame di Stato abolite per il rischio contagio. «Considero inaudito e offensivo nei miei confronti e anche nei confronti dei ragazzi la traccia sulla lettera a me indirizzata. È totalmente fuori luogo», aveva commentato l’ex ministro. «Gli esami di Maturità senza la prova scritta sono quelli al tempo del Covid ed abbiamo comunque garantito a tutti un esame – prosegue Bianchi – e l’anno successivo siamo stati noi a ripristinare gli esami scritti e tra l’altro con un testo su Pascoli, uno su Verga e soprattutto un testo bellissimo della senatrice Segre e un testo di Giorgio Parisi, premio Nobel, e ancora uno di Ferraioli sul pianeta Terra: tutti riferimenti grandi e solidi».

L’INCIDENTE, sottolineato anche da sindacati, associazioni di categoria e da parlamentari del Pd, si è poi risolto con una telefonata al suo predecessore da parte del ministro in carica, Giuseppe Valditara, con la quale ha chiarito che «non vi era alcun intento polemico né di carattere politico».