“Sanità in codice rosso” medici e pazienti protestano insieme
16 Giugno 2023Polo Civico Siena al di là del “volemose bene”
16 Giugno 2023Famiglia, amici e tanta gente ai funerali a San Miniato al Monte. Tutti in lacrime per l’omaggio di Masini
Edoardo Semmola, Giorgio Bernardini
Un cartello: Francesco, grazie . Un mazzo di fiori, una sciarpa viola. Appoggiato sulle 23 del colonnato dell’altare, il cappello di paglia che Francesco Nuti indossava in Tutta colpa del paradiso . Alla Basilica di San Miniato al Monte di Firenze i funerali del regista scomparso lunedì sono tutt’altro che in forma «strettamente privata». Parenti, amici, la gente. Tantissima gente.
Carlo Conti maschera la tristezza con gli occhiali da sole anche in chiesa. Al suo fianco Marco Masini, Leonardo Pieraccioni, Giorgio Panariello: il quartetto che nel 2014 portò Nuti sul palco per l’ultima volta è al completo. In prima fila il sindaco di Prato Matteo Biffoni, fascia tricolore: ha proclamato una giornata di lutto cittadino con bandiere a mezz’asta su tutte le sedi istituzionali. Una foto «Ciao Francesco» campeggia anche alla casa del popolo di Narnali, il suo quartiere. Col circolo che gli ha intitolato la sala da biliardo. «I pratesi lo hanno sempre ricordato e continueranno a farlo: il 18 luglio lo celebreremo ancora». Alle 15 il Consiglio comunale si è fermato per un minuto di silenzio e al Politeama Pratese lo hanno ricordato intonando Puppe a pera . Arriva anche Dario Nardella, anche lui con la fascia. Ha pronto un ricordo in Santa Croce il 12 luglio.
A sinistra guardando l’altare c’è la famiglia, al completo: il fratello Giovanni, la figlia Ginevra, la ex compagna Annamaria, la nipote Margherita. Due sedute più in là il compagno di tanti film Antonio Petrocelli sembra essere rimasto al 1982: la stessa inclinazione del collo, postura e movimento delle braccia di quando sedeva accanto a Nuti su quella panchina alle Cascine resa celebre dalla scena degli insaccati e la politica: la mortadella comunista, il salame socialista, eccetera. Impassibile, occhi lucidi ma fermi, tiene tra le dita un foglio di appunti che poi però non leggerà. Dietro si agita Giovanni Veronesi, il regista suo allievo numero uno: di fermo non ha nemmeno un muscolo, è una corda di violino, inconsolabile, non trova pace. Quando la trova, si mette accanto al fratello pluri premio Strega Sandro, defilato tra la gente, non muove nemmeno uno zigomo. Il nervosismo di Giovanni Veronesi si era già manifestato a Lady Radio: «In 17 anni Prato lo poteva ricordare di più che con un minuto di silenzio. Aspetto i fatti».
Quella dell’abate Bernardo è un’omelia personale, affettuosa: cita i rintocchi della campana di San Miniato che «danza come quella della cattedrale della nostra Prato». È pratese anche lui. E da un campanile all’altro ripensa a quello «sforzo impossibile di spostare la chiesa o vincere il totocalcio o andare in Perù» di Madonna che silenzio c’è stasera , «le tre soluzioni paradossali che Francesco assurge a simbolo del non accontentarsi mai». Racconta, Bernardo, di quando lui, liceale al Cicognini, esce da scuola e si trova sul set di quel film. «Giravano la scena delle puppe a pera». Sorrisi scalfiscono la tristezza. E aprono i cuori all’arrivo in scena di Marco Masini: canta Sarà per te , il brano che Nuti portò a Sanremo nel 1988. Si avvicina a Ginevra, la abbraccia e la bacia senza smettere di cantare. Non ci sono più occhi men che lucidi. Poi il feretro prende la via delle Porte Sante: sepolto in mezzo agli altri «grandi fiorentini».
https://corrierefiorentino.corriere.it/