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La Toscana non era al centro dell’attenzione di questa tornata elettorale, composta da due sfide: quella referendaria sulla giustizia e quella per i sindaci. Per quanto riguarda i quesiti sulla giustizia, a parte certi risultati eccentrici, i toscani non si sono comportati in maniera differente dai cittadini di tutte le altre regioni, dal Nord al Sud: una sostanziale indifferenza per non dire diffidenza. La sostanza è un fallimento politico di non poco conto, quello di Salvini per essere chiari. Detto questo, in contrasto con chi avesse ritenuto secondario l’appuntamento elettorale toscano, appaiono di tutto rilievo alcuni elementi di riflessione politica che saltano agli occhi. Il risultato di Pistoia e l’affermazione del sindaco uscente Alessandro Tomasi non definiscono una semplice questione locale: si tratta, a parere di chi scrive, di una vicenda con significati nuovi e che possono rappresentare una cornice inedita nella scena toscana. I rapporti di forza fra la Lega e FdI si stanno ribaltando e si modificano profondamente anche in Toscana e in particolare ciò avviene appunto a Pistoia: ma c’è di più. Per capire il di più, bisogna considerare lo sforzo compiuto dalla Lega ancora ai tempi di Bossi per iniziare un sfondamento dal Nord verso il centro che non ebbe mai un esito apprezzabile, ma ci fu.
Poi, dopo Borghi, la prima linea dello stesso Salvini con Susanna Ceccardi. Tutte cose finite senza risultati risolutivi, ma tutto ciò viene oggi trasferito in uno spazio politico diverso di cui è protagonista un rappresentante del partito che vuole diventare primo, e forse lo sarà davvero, nello schieramento che avrebbe buone probabilità di affermarsi alle prossime Politiche, se non fosse per la confusione e le divisioni che lo caratterizzano. Tomasi diviene, comunque, un riferimento non locale per due fatti.
Il primo per quanto si è detto prima sul rapporto di prevalenza all’interno del centrodestra, il secondo per aver convinto gli elettori di una propria dimensione di governo che lo può portare a essere il naturale avversario di Eugenio Giani alle Regionali, senza rappresentare per l’ennesima volta un’invenzione dell’ultimo momento.
Un altro fatto non di poco conto che si può osservare nel voto di domenica riguarda il centrosinistra, a cui si dovrà dedicare un’analisi più approfondita, ma sul momento quello che sembra più evidente è l’insuccesso per non dire di più di quel campo allargato voluto per tutta l’Italia da Enrico Letta. Se si pensa che il campo largo dovrebbe essere tale per poter contenere le vaste messi del partito che fu di Grillo e che ora dovrebbe essere di Conte, e guarda al contributo che il M5S porta in Toscana al bilancio elettorale del Pd i dubbi salgono più alti delle cime delle Apuane.
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