Il maxi-processo alle Ong è finito: «Il fatto non sussiste»
20 Aprile 2024Aborto. Il gelo dell’Europa
20 Aprile 2024L’odissea degli ultimi
«Il fatto non sussiste». Il Tribunale di Trapani chiude il caso delle ong che furono accusate di essere “taxi del mare”: «Hanno tentato di criminalizzarci». La nave Iuventa, sequestrata dal 2017, ormai è inservibile
«Il fatto non sussiste». Tradotto, i famigerati “taxi del mare” non c’erano. La sentenza del gup di Trapani Samuele Corso ha chiuso così, senza nemmeno aprire la fase dibattimentale, il processo per il caso Iuventa. I membri dell’equipaggio della nave della ong Jugend Rettet erano accusati insieme ad altre persone di Msf e Save the Children di aver favorito l’immigrazione clandestina. Ma la lunghissima e travagliata fase dedicata all’udienza preliminare (costata allo Stato circa 3 milioni di euro) non ha partorito nessun rinvio a giudizio per i 10 imputati. Era stata peraltro la stessa procura di Trapani, preso atto dell’assenza di prove consistenti e della scarsa attendibilità degli stessi testimoni, a chiedere di non procedere oltre. Persino il Viminale, che si era costituito parte civile, si è sfilato dal processo, rimettendosi alla decisione del giudice.
L’inchiesta era durata 4 anni: si basava sul racconto di alcuni addetti alla sicurezza imbarcati sulla nave di Save the Children, che rivelarono a uomini dei servizi segreti come, in almeno tre occasioni, le Ong si fossero accordate con i trafficanti di esseri umani, simulando inesistenti situazioni di emergenza e arrivando persino a restituire i barconi agli scafisti. Nel corso delle indagini, erano stati intercettati anche alcuni giornalisti, compreso . L’inchiesta si era poi estesa a Msf e a Jugend Rettet. In quel periodo il governo Gentiloni varò il “codice di condotta” per le ong impegnate nel soccorso in mare. L’organizzazione tedesca bollò il documento come una vera e propria minaccia a chi operava nel Mediterraneo e si rifiutò di sottoscriverlo. La Iuventa fu sequestrata nell’agosto 2017, e in tale condizione è rimasta fino a oggi. Ormai, corrosa dalla salsedine e persino vandalizzata, è una carcassa inservibile. Qualche giornale dell’epoca arrivò a titolare in prima pagina “Patto tra l’ong e gli scafisti”. Ora i giudici hanno stabilito che l’accusa era talmente infondata che non c’è nemmeno bisogno di andare in giudizio. Ma il danno resta.
«Un’odissea durata sette anni. Dopo due anni di oltre 40 udienze preliminari, questo caso si conferma il più lungo, costoso e vasto procedimento contro le ong di ricerca e soccorso, esempio emblematico dei grandi sforzi compiuti dalle autorità per criminalizzare la migrazione» spiegano da Jugend Rettet. Pur «accogliendo con favore» la sentenza del gup di Trapani, l’equipaggio della Iuventa esprime «grande disappunto per gli irreparabili danni inflitti dall’indagine e dal processo ». Non c’è tempo però per crogiolarsi nell’amarezza, i volontari pensano già al ritorno in mare «per riprendere le missioni di salvataggio il prima possibile».
L’avvocato Alessandro Gamberini, legale della Ong tedesca, osserva che «questo processo è una delle origini del male, della diffamazione delle Ong, spesso accusate di essere complici dei trafficanti ». Invece «la formula assolutoria dice che non c’era niente, mancava la condotta materiale. I fatti non sono stati dimostrati e non erano dimostrabili come noi abbiamo sostenuto con richieste di archiviazione alla procura».