LONDRA — Nel 2021, Elon Musk twittava: «Preferisco stare fuori dalla politica ». Ieri invece, dopo il sospetto saluto nazista, con il lancio di Mega (Make Europe Great Again) il padrone di Tesla ha ufficializzato quanto evidente da tempo: diventare il “Rasputin” di una internazionale nera e populista in Europa, mediante un patto faustiano con l’estrema destra, spesso filo-putiniana. Quello che non era riuscito a Steve Bannon, troppo periferico rispetto all’uomo più ricco del mondo.
Tra leader amici al potere come Giorgia Meloni, altri aspiranti premier, populisti anti-migranti o razzisti che Musk ritwitta volentieri e politici vicini al presidente americano Donald Trump, la galassia “Mega” sta allungando i suoi tentacoli in Europa. L’Ue è oramai nel mirino dell’ondata di estrema destra fomentata dallo tsunami Musk. E l’8 febbraio si riuniranno a Madrid la francese Le Pen, Salvini per l’Italia, il premier ungherese Orbán, gli austriaci del Fpö, i padroni di casa di Vox e molti altri leader del culto ultra-populista. Tema del summit? “Mega”, guarda caso.
Gli alleati di Musk al potere
Il tycoon sudafricano rispetta molto l’amica Meloni, uno dei pochi leader presenti all’inaugurazione di Trump lo scorso 20 gennaio. Per Musk e “The Donald” la premier italiana rappresenta un asset straordinario: un pesante interlocutore oltreoceano, ma anche una potenziale leva per spezzare l’Unione europea. Un po’ come un altro amico di Trump, Viktor Orbán, anche lui in campidoglio statunitense due settimane fa, e il premier slovacco Robert Fico. Ma per il sacro Mega, Musk vanta un’altra pedina nelle stanze del potere: Geert Wilders, a capo del Partito della Libertà nel governo olandese con Schoof premier. Non a caso, qualche settimana fa ha ritwittato proprio il politico xenofobo e islamofobo, che criticava il calo delle nascite. Per Musk, «così l’Olanda morirà».
Il caso Germania e Austria
Musk da mesi sta facendo campagna per il partito di estrema destra Alternative Für Deutschland, da lui quotidianamente definito «l’unica speranza per la Germania». Si vota a fine mese, e il capo di SpaceX e Starlink sta facendo l’impossibile per “normalizzare” un movimento accusato di neonazismo e al secondo posto nei sondaggi, con tanto di interviste e lodi pubbliche alla leader Alice Weidel. Conquistare la Germania sarebbe un risultato capitale nel risiko europeo di Musk. In Austria, invece, non ci sono stati endorsement ufficiali per gli estremisti xenofobi del partito Fpö. Ma Musk ha riabilitato ebenedetto Martin Sellner, suprematista leader del Movimento Identitario.
Il brexiter Farage
Musk attacca da mesi il primo ministro britannico laburista Keir Starmer, dopo il pugno di ferro di quest’ultimo contro le rivolte razziste e la caccia allo straniero scatenate dalla strage di bambine di Southport la scorsa estate. L’imprenditore ha glorificato persino Tommy Robinson, criminale inglese di estrema destra, a scapito del brexiter Nigel Farage, che pure sta volando nei sondaggi. Di recente, Musk ha attaccato Farage, grande amico di Trump, proprio per la sua opposizione a Robinson, uno troppo estremista persino per il leader di Reform Uk. Ma ora potrebbe comunque donare decine di milioni di sterline a Farage per sconvolgere la politica britannica.
L’enigma Francia
Musk sinora non ha “endorsato” direttamente Marine Le Pen. Ma, come fatto con Starmer e il tedesco Scholz, ha attaccato e offeso il presidente Macron. Ma attenzione a Éric Zemmour, uno ancora più radicale di Le Pen e che ha presenziato pure lui all’inaugurazione di Trump, così come Santiago Abascal di Vox in Spagna, André Ventura dei populisti portoghesi di Chega e Tom Van Grieken, leader dello xenofobo “Interesse Fiammingo” in Belgio.
La cortina nera dell’Est
Il governo polacco di Tusk ha imposto il boicottaggio di Tesla dopo lo “scurdammc o passat” dell’imprenditore sul nazismo, durante un comizio di Afd. Ma Musk ha vari compari tra i connazionali del premier, vedi il suo precedessore Mateusz Morawiecki, pure lui presente il 20 con Trump, e Dominik Tarczy?ski, parlamentare europeo del partito oscurantista di destra Diritto e Giustizia, che ieri su X esaltava “Mega” insieme all’affine collega greco Fidias Panayiotou. Oltre al trumpismo di Fico e Orbán, nell’est Musk ha appoggiato anche il candidato presidenziale filo-putiniano Calin Georgescu dopo l’annullamento del primo turno delle elezioni in Romania a dicembre proprio per interferenze russe. «Giudici dittatori!», tuonò Elon.