
Otedola, Gates, Obasanjo… Le premier cercle de la galaxie d’Aliko Dangote
3 Marzo 2025
Il ponte transatlantico è solo una pia illusione
3 Marzo 2025
“Come europei, dobbiamo essere credibili nel sostegno a lungo termine all’Ucraina. Abbiamo bisogno di un’Italia forte. L’Italia sia al nostro fianco, e lo faccia da grande paese europeo, sulla scia di quanto ha fatto Draghi. Restiamo uniti”. Esclusiva: intervista al presidente francese
L’Airbus
di stato della presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, è già parcheggiato quando atterriamo all’aeroporto militare di Northolt, Londra. Siamo nel Falcon presidenziale accanto al capo dello stato francese, Emmanuel Macron, nel giorno del grande vertice sulla difesa comune europea e sulla sicurezza dell’Ucraina convocato a Londra dal premier britannico, Keir Starmer, con l’obiettivo di trovare una strategia comune per Kyiv. Meloni è appena stata ricevuta dal leader laburista a Downing Street per un bilaterale, quando chiediamo al presidente Macron come si può trovare un punto di equilibrio tra la posizioni francese e italiana sull’accordo di pace in Ucraina e sul rapporto con Donald Trump. “Se vogliamo essere credibili come europei nel nostro sostegno a lungo termine all’Ucraina, dobbiamo essere in grado di fornire delle garanzie di sicurezza solide. Questo è esattamente
ciò che ci chiede il presidente americano, Donald Trump, ed è nel nostro interesse”, dice al Foglio Macron.
“In Ucraina è in gioco il futuro dell’Europa. Dobbiamo essere in grado di fornire delle garanzie di sicurezza solide. Questo è ciò che ci chiede anche il presidente americano, ed è nel nostro interesse”. Intervista esclusiva
“Poi degli aspetti tecnici delle garanzie di sicurezza ne discuteremo, che si tratti di assicurare un sostegno all’esercito ucraino per mantenere il suo formato attuale o di dare la nostra disponibilità a fornire truppe per garantire la sicurezza. Sarà necessario? Lo vedremo. Ma se diciamo che non siamo pronti a farlo, non c’è alcuna possibilità che gli americani ci prendano sul serio”, spiega Macron.
L’inquilino dell’Eliseo, talvolta, fatica a capire l’“irritazione” dell’Italia verso la Francia. “Stiamo cercando di muovere le cose. E abbiamo bisogno dell’Italia, di un’Italia forte che agisca a fianco della Francia, della Germania, nel concerto delle grandi nazioni. Per questo ho invitato il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, lo scorso 17 febbraio. E’ necessario che l’Italia sia al nostro fianco, che si impegni in questo percorso, e che lo faccia da grande paese europeo, sulla scia di quanto ha fatto Mario Draghi. In questo momento dobbiamo restare uniti”.
Macron è stato a Washington il 24 febbraio, il giorno in cui a Kyiv si commemoravano le vittime di tre anni dall’invasione su larga scala di Vladimir Putin, e si celebrava la resistenza ucraina. Con la sua visita il presidente francese ha aperto una settimana di diplomazia e di incontri che ricorderemo come quella in cui il mondo è cambiato, forse precipitato. Quel primo incontro però era andato bene. “Il nostro timore, come ho già dichiarato a più riprese – dice Macron – è che ci sia un cessate il fuoco tra gli Stati Uniti e la Russia senza garanzie sostanziali. E’ quello che sono andato a fare a Washington lunedì scorso, ossia dire al presidente americano che avevamo già le esperienze di Minsk I e Minsk II. Ho seguito per anni questo processo con l’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, e se non ci sono garanzie robuste i russi le violeranno: è dunque una minaccia sia per la sicurezza dell’Ucraina sia per la sicurezza degli europei. Questa è la nostra preoccupazione fin dall’inizio: vogliamo la pace, ma non a qualsiasi prezzo. Non vogliamo la pace senza solide garanzie”.
A Washington, Macron ha proposto a Trump di rivedere la sua posizione e “cioè di non puntare a un cessate il fuoco immediato, ma piuttosto a una tregua a livello aereo, marittimo e di infrastrutture energetiche” perché questa “è controllabile”. “Nel frattempo, cristallizzeremo le discussioni sulle garanzie di sicurezza”, dice il presidente francese. “Per garanzie di sicurezza si intende non solo il sostegno che diamo all’esercito ucraino, ma anche ciò che noi europei siamo disposti a fare sul territorio ucraino per garantire la sicurezza dell’Ucraina e la nostra. E ciò che gli americani sono disposti a garantire”.
Come spingere l’Europa a uno sforzo considerevole verso la costruzione di una difesa europea senza il sostegno di alcuni paesi, come per esempio l’Ungheria di Viktor Orbán? “Non direi che non c’è sostegno da parte di questi paesi – dice Macron – Credo si debba fare una distinzione tra l’Ucraina e la difesa europea. Alcuni di questi paesi sono diventati sempre più contrari a sostenere Kyiv. Ma siamo riusciti a convincerli ogni volta a muovere le cose: c’è bisogno di molto dialogo. Parlo continuamente con Orbán. Gli ho parlato prima di andare a Washington e gli ho parlato dopo. Penso sinceramente che se si tratta di aumentare le nostre capacità comuni per rafforzare la difesa europea gli ungheresi staranno dalla nostra parte”, dice Macron.
Giovedì ci sarà un Consiglio europeo straordinario
sul sostegno a Kyiv e sulla difesa europea: “L’obiettivo, in primo luogo, è avere una maggiore capacità di investire nella difesa, flessibilità nazionale nel Patto di stabilità, e per i paesi che oggi hanno dei vincoli, dobbiamo utilizzare i fondi europei a disposizione – spiega Macron – Ci sono fondi di coesione strutturalem ci sono fondi del Piano di rilancio e resilienza che possono essere mobilitati per la sicurezza e la difesa. Abbiamo chiesto alla Commissione di presentarceli giovedì, in modo da poterli attivare. Piani di rilancio e programmi esistenti che non vengono utilizzati. E vorrei che potessimo dare alla Commissione il mandato di utilizzare finanziamenti innovativi, ossia prestiti congiunti, o utilizzare il Meccanismo europeo di stabilità, per raccogliere insieme delle somme considerevoli. Ci sono anche la Bei (Banca europea di investimento) e l’attivazione dei capitali privati. Abbiamo bisogno di 200 miliardi inizialmente per poter investire. Ma allo stesso tempo, l’obiettivo della discussione di giovedì, per me, è quello di definire le capacità comuni in cui vogliamo aumentare le nostre competenze e avere maggiore autonomia europea. Non si tratta solo dell’Ucraina, ma di dire a noi stessi che non sappiamo cosa faranno gli americani tra 5 o 10 anni. Per ora, sappiamo solo che i russi hanno indurito la loro posizione e sono molto più aggressivi nei nostri confronti. E negli ultimi tre anni hanno speso il 10 per cento del loro pil per la difesa. Il loro pil è inferiore al nostro, ma ne spendono il 10 per cento. Dobbiamo quindi prepararci a ciò che verrà. E a prescindere da ciò che faranno gli americani”, dice Macron, fissando l’obiettivo per l’Europa in termini di spese di difesa attorno al “3, 3,5 per cento del pil”.
Macron racconta di essere stato a Lisbona la settimana scorsa, e di aver “sentito un forte sussulto europeo parlando con imprenditori, intellettuali e leader politici. Lo noto in tutti quei paesi che erano dall’altra parte dell’‘Occidente prigioniero’ di cui parla Milan Kundera, come la Danimarca che è stata sempre molto atlantista e oggi è preoccupata per quanto accade a Washington. Credo che tutti si rendano conto che in Ucraina è in gioco il futuro dell’Europa. Stiamo arrivando a un momento di riconciliazione delle posizioni. In altre parole, sono sempre stato convinto che un’Europa che sapesse costruire la propria architettura di difesa e sicurezza fosse un’Europa finalmente unita. Questo è ciò di cui l’Europa ha bisogno. Dal 2017 fino al 2021-2022, ero convinto che questo si potesse ottenere con un’Europa che pensasse per sé, riallacciando i rapporti con la Russia. Ho cercato sinceramente di impegnarmi. Ho trascorso innumerevoli ore, Merkel la pensava come me, ma non ci siamo riusciti”.
Keir Starmer, concludendo i lavori del vertice di ieri, ha detto che questo è il “momento dell’azione”, in un mondo “volatile” in cui bisogna fissare le proprie priorità con coraggio.
“Il momento che stiamo vivendo è il momento dell’unità europea – dice Macron – è un momento in cui possiamo convincere tutti che la sicurezza della Polonia o della Lituania è un problema esistenziale per noi europei che siamo più a ovest. E’ giunto il momento di fare un balzo in avanti europeo e di avere una capacità autonoma per tutti gli europei in quanto europei, senza smantellare la Nato, senza togliere queste opzioni”.
La settimana scorsa, quella in cui è cambiato tutto soprattutto dopo lo scontro nello studio ovale tra Trump e il presidente ucraino, Volodymyr “Per ora, sappiamo solo che i russi hanno indurito la loro posizione e sono molto più aggressivi nei nostri confronti. E negli ultimi tre anni hanno speso il 10 per cento del pil, che è inferiore al nostro, per la difesa” “Per garanzie di sicurezza s’intende non solo il sostegno che diamo all’esercito ucraino, ma anche ciò che noi europei siamo disposti a fare sul territorio ucraino per garantire la sicurezza dell’Ucraina e la nostra. E ciò che gli americani sono disposti a garantire” Zelensky, presente alla conferenza di Londra dove ha raccolto una grande solidarietà e un grande impegno europeo, c’è stato anche il risultato delle elezioni in Germania. Ha vinto il candidato cristianodemocratico, Friederich Merz, e questa è, secondo Macron, “una notizia positiva. Abbiamo avuto un ottimo scambio mercoledì sera. E’ venuto a Parigi, fatto inedito, due giorni dopo le elezioni. Di solito i cancellieri venivano dopo aver formato il governo. E abbiamo deciso di lavorare insieme mentre si sta formando la coalizione, altro fatto inedito. Penso che l’allineamento strategico che il cancelliere Merz ha espresso durante la campagna elettorale, su questioni che ho spinto con forza negli ultimi sette anni, di autonomia strategica, di un’Europa più indipendente senza essere conflittuale con gli Stati Uniti, di una capacità di costruire la competitività attraverso la semplificazione e gli investimenti, del fatto che non debba esserci alcun tabù sugli investimenti europei congiunti, su grandi temi come l’IA e la difesa, sia un’opportunità. I prossimi mesi saranno fondamentali”.
Mai, dalla Brexit, i rapporti tra Londra e l’Europa erano stati così fruttosi. “Credo che da parte del primo ministro britannico, Keir Starmer, ci sia il desiderio di un reset. C’è un reale allineamento dei nostri interessi e dei nostri punti di vista sulla questione ucraina e sulle questioni di difesa europea. Penso quindi che questa sia una grande opportunità. Dovremo quindi insistere su questo punto”.