Da un po’ di giorni serpeggia una discussione sulla vocazione maggioritaria, secondo alcuni perduta o tradita, del Pd di Elly Schlein. La discussione riprende termini del Novecento più lontano, come “massimalismo” e idee di fine secolo, come quella che i partiti, per vincere, debbano rincorrere gli elettori al centro, soprattutto nei sistemi elettorali più o meno maggioritari. È stato osservato che in realtà massimalista è l’attuale governo e il mito della governabilità e che la presunta vocazione maggioritaria che il Pd dovrebbe avere non è servita a molto nel passato, e sicuramente non serve adesso, in condizioni politiche molto specifiche, che premiano più gli estremismi che le conciliazioni.
Se le cose stanno così, se quel che vince non è chi rincorre il centro, ma chi raccoglie maggioranze relative di estremisti, forse c’è una lezione da trarre, a livello di tattica e a livello ideale. A livello di tattica: contro maggioranze estremiste servono minoranze agguerrite, ed egualmente estremiste, che possono diventare maggioranze anche se non è affatto detto che ci riescano. Fuor di metafora: contro un governo che calpesta diritti civili e diritti sociali di minoranze l’unica via è difendere quei diritti e quelle minoranze, e farlo rumorosamente e, se serve, con un certo vigore. A livello ideale: la politica è certamente governo e gestione, ma è anche (e talvolta soprattutto) argine morale e testimoniale contro l’abuso e l’arbitrio. Se le maggioranze sono oppressive, e sono animate dalla volontà di annientare i diritti delle minoranze, forse la vocazione maggioritaria bisogna abbandonarla proprio, per non essere complici. Fuor di metafora: contro un governo razzista, liberticida, sciovinista, anche la testimonianza pura è un atto dovuto, anche il richiamo che può sembrare isterico alle garanzie costituzionali è assolutamente necessario. Sciogliendo tutte le metafore: forse timidamente, forse con incoerenza, per intervalli, ma il PD di Schlein sembra proprio impegnato a trarre queste due lezioni dalla situazione difficile che la sinistra vive in questi anni. Come si diceva nel Novecento, l’analisi politica è corretta.