I responsabili della centrale sui trasporti in piena notte dei pazienti dimessi “ Perdiamo ore di attesa in ospedale, il sistema va razionalizzato”
di Maria Cristina Carratù
Più programmazione, più efficienza, più coordinamento fra i vari soggetti in gioco, in questa delicata materia che tocca da vicino la vita delle persone. Sono i punti principali delle richieste contenute nel comunicato con cui ieri l’associazione Esculapio ( che per la gestione del trasporto sanitario di secondo livello riunisce Federazione delle Misericordie della Toscana, Comitato regionale delle pubbliche assistenze Anpas, e Croce Rossa Toscana) ha fatto il punto dopo le segnalazioni – di cui Repubblica sta dando conto da giorni – su una lunga serie di disservizi, con pazienti anziani dimessi dagli ospedali a metà giornata e portati a casa in piena notte, altri lasciati senza assistenza perché già dimessi ma prelevati solo dopo ore di attesa, viaggi a volte lunghissimi e faticosi di persone fragili e a rischio. Una casistica, secondo le “ vittime’’, davvero preoccupante. «Facile dire che il servizio non funziona, ma sarebbe ancor più facile provare a farlo funzionare » , esordisce il documento, firmato dal presidente e dal vicepresidente di Esculapio Enrico Sardelli e Luca Vetrini, e che indica subito alcuni dati: solo a Firenze, nel mese di marzo, a fronte di 1.500 ore di viaggio, Esculapio ( che coordina il servizio e la centrale operativa dei trasporti, mentre personale e mezzi sono delle varie associazioni) ha registrato ben 1.300 ore di attesa ( da parte dei volontari e delle ambulanze) dei pazienti in dimissione dai reparti, o che devono fare visite. Anche perché chi arriva con le ambulanze deve seguire lo stesso percorso di tutti gli altri, senza “ corsie preferenziali’’, – laddove, si fa notare, l’ideale sarebbe abbattere il più possibile le ore di attesa dei mezzi e del personale, per dedicarli ad altri servizi. Come se non bastasse, bisogna spesso farsi carico, «con dispendio di tempi ed energie, ed improprio aumento dei viaggi » anche di pazienti residenti fuori Toscana ( turisti, o persone casualmente presenti in regione, che per qualche motivo devono spostarsi da un ospedale a un’altra struttura sanitaria, e che, se fosse a regime il sistema della ricetta elettronica, verrebbero esclusi in quanto non aventi diritto). Non solo: le distanze da percorrere, dicono i vertici di Esculapio, « sono raddoppiate » , perché ormai è la norma « prendere appuntamenti per le visite dove si trovano, magari anche molto lontanoda dove si abita, e questo significa, appunto, moltiplicare le ore di viaggio, magari in una strada dal traffico impossibile come la FiPi-Li». Senza contare i rallentamenti dovuti al traffico dentro Firenze, specie quando piove, o quando (molto spesso) sono in corso grandi eventi.
Ovvio che in una situazione critica del genere, ad essere chiamata in causa sia la Regione Toscana, da cui Esculapio, si informa nel comunicato, ha già ottenuto di trattare l’argomento, in vista di «soluzioni per migliorare la situazione », nel corso di alcuni incontri di cui il primo, già fissato, si terrà l’11 luglio. L’associazione, per parte sua, ha già avanzato alcune proposte. Per esempio, l’invio dei pazienti più critici in lungodegenze/ riabilitazioni più vicine al presidio ospedaliero da cui sono stati dimessi, per rendere più efficienti i trasporti quando si tratta di riaccompagnarli in ospedale per le visite successive. Ancora: la creazione negli ospedali di sale di attesa “ protette’’ per migliorare le soste all’interno dei presidi, e con personale volontario fisso che prenda in carico i pazienti “ liberando’’ per altri viaggi il personale delle ambulanze. E poi: oggi le dimissioni dagli ospedali sono tutte concentrate in uno stesso orario (le 14) e le visite specialistiche in gran parte nel pomeriggio, ma perché, dice Esculapio, non razionalizzare il sistema? E cioè diluire le une e le altre in più fasce temporali, e consentire alle associazioni di programmare gli interventi dal giorno prima ( con blocco automatico delle richieste)? « Il problema dell’efficienza di questo servizio di trasporto pubblico, gratuito e universale, garantito dalla Regione Toscana, non può ricadere solo sulle associazioni di volontariato », sottolinea il presidente regionale di Anpas Dimitri Bettini, « la Regione deve darci una mano, c’è bisogno di una relazione più stretta fra le nostre centrali operative e i presidi ospedalieri, di innovazione tecnologica, di figure manageriali che garantiscano programmazione, efficientamento e appropriatezza degli interventi, nonché » , aggiunge, « di campagne di sensibilizzazione dei cittadini, perché capiscano che al diritto di un servizio pubblico deve corrispondere un dovere, e prestino un po’ più del loro tempo al volontariato».