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In Duomo il primo atto della Fondazione intitolata al cantautore: «Franco aveva una visione universale del sacro, che la sua inimitabile voce e la sua musica riflettevano» A tre anni dalla morte dell’artista, giovedì 16 a Milano, diretta dal suo storico sodale Antonio Ballista, l’esecuzione della “Messa Arcaica” che debuttò alla Basilica Superiore di Assisi nel ’93
Una Messa per Battiato. La sua. A tre anni dalla scomparsa, avvenuta il 18 maggio 2021. Le note e le voci della Messa Arcaica risuoneranno giovedì 16 maggio (ore 20), tra le gotiche navate del Duomo di Milano. La sua città di adozione, quella dove approdò sessant’anni fa dalla natìa Riposto (Ionia, quando vi nacque il 23 marzo 1945) per darsi alla musica, alla cultura, alla conoscenza, agli incontri, ai mondi lontanissimi. Per poter poi tornare a «vivere più a sud / per trovare la mia stella / e i cieli e i mari», sotto il «fuoco incandescente del vulcano», a Milo. Lì si è spento dopo una lunga malattia, esplosa e manifestatasi a partire dalla doppia frattura a femore e bacino in casa a inizio novembre 2017. Avrebbe dovuto tenere dei concerti nei giorni successivi, che non fece mai. Così la sua ultima apparizione risulta proprio essere stata la Messa Arcaica per soli, coro e orchestra di un mese e mezzo prima al Teatro Greco Romano di Catania. Una serata divisa in due parti: una “sacra” con la Messa (che aveva debuttato nel 1993 nella Basilica Superiore di Assisi) e una con l’amico di sempre Juri Camisasca a interpretare alcune canzoni mistiche. E proprio Camisasca avrebbe dovuto prendere parte giovedì prossimo all’evento in Duomo, salvo avervi da mesi rinunciato per uno stato di forma non ottimale. Al suo posto, e a quello che fu sempre di Battiato, l’altro erede naturale del cantautore siciliano, Giovanni Caccamo, che da Franco fu scoperto e lanciato. Al suo fianco il mezzosoprano Lorna Windsor. Al pianoforte e a tastiere e programmazione gli storici sodali di Battiato, Carlo Guaitoli e Angelo Privitera. In Duomo ci saranno poi il Coro da Camera di Torino diretto da Dario Tabbia e l’Orchestra da Camera “Canova” diretta da Antonio Ballista, antico amico di Franco e direttore d’orchestra anche nella prima esecuzione della Messa trent’anni fa nonché nella successiva registrazione nel 1994 alla guida dei Virtuosi Italiani. Venerdì prossimo uscirà poi con Universal Music, in una elegante edizione disegnata da Francesco Messina, il vinile della Messa Arcaica nel trentennale della pubblicazione. L’evento milanese (organizzato dalla Imar di Francesco Cattini, storico manager e produttore di Battiato) costituisce il primo atto della neonata Fondazione Franco Battiato, presieduta dalla nipote Cristina che, in occasione di questa “prima” (resa possibile grazie all’ospitalità della Veneranda Fabbrica del Duomo con la sua Cappella Musicale e del Capitolo Metropolitano di Milano), riceverà una pergamena dalle mani dell’assessore comunale alla Cultura Tommaso Sacchi. Ma quella in Duomo non sarà l’unica celebrazione in memoria di Franco. La Messa Arcaica e sue canzoni “mistiche” saranno infatti eseguite tre giorni dopo, il 19 maggio, a pochi chilometri dalla sua Milo, ad Acireale, nella Basilica Collegiata di San Sebastiano (ore 19.30). Presente ancora Angelo Privitera al pianoforte, con le voci di Fabio Cinti e Haruna Nagai, il Nuovo Quartetto Italiano, l’ensemble “Unda Maris” e l’Orchestra e Coro del Conservatorio “Bellini” di Catania. Fu proprio ad Acireale che Battiato ricevette qualche anno fa il sacramento
della cresima dalle mani del vescovo. Si cresimò per poter fare da padrino al figlio di amici, ma in lui «c’era anche il piacere di appartenere a una tradizione – ci aveva raccontato Juri Camisasca, presente al rito, tuttora unico abitante (in una dependence) della casa etnea di Battiato -. Franco ha cercato sempre un’ancora di sicurezza, era un cercatore di Dio e di Assoluto. C’era in lui un aspetto della spiritualità cristiana che lo affascinava moltissimo, sempre più negli ultimi anni. Più che i teologi, leggeva molto i mistici cristiani. E nel cortile di casa, in una specie di nicchia scavata nel muro, proprio quando aveva iniziato a dedicarsi alla pittura dipinse un san Francesco che predica agli uccelli».
Maestro Ballista, che significato ha l’esecuzione di questa Messa nel Duomo di Milano?
Ha certamente un elevato e profondo valore spirituale. Franco aveva una universale visione del sacro, che includeva tutte le fedi in una armoniosa coesistenza. La Messa Arcaica più che avere un valore liturgico in senso stretto (Battiato aveva apportato alcune sostanziali modifiche all’ordinarium, ndr) vuole fare rivivere l’antica concezione platonica della musica secondo cui quello che contava era il condizionamento psicologico di chi ascoltava. Franco era convinto che la musica di questa Messa avesse un particolare impatto sullo stato d’animo dell’ascoltatore. Riteneva che fosse in grado di cambiarlo a livello mentale e addirittura cellulare. Ha sempre dichiarato che la Messa Arcaica era una delle sue opere da lui più amate. Infatti la utilizzava anzitutto per se stesso.
In che senso?
Franco era solito fare sedute di meditazione quotidianamente, anche più volte al giorno. Una volta mi disse che il Kyrie della sua Messa lui lo ascoltava spesso prima di mettersi a meditare, gli serviva per prepararsi. Io stesso sfogliando la prima volta la partitura avevo subito pensato che il Kyrie fosse musicalmente il cuore della Messa, una porta d’ingresso nella piena interiorità. La
Messa Arcaica riflette l’approccio di Franco al misticismo cristiano. La scelta di testi tradizionali nel suo caso non è una scelta di professione solo cattolica ma di un credente, come amava definirsi, che guardava alla trascendenza. In questo senso, è assai significativo il Credo. Battiato lo ha concepito appena sussurrato, quasi che volesse evitare una solenne proclamazione per dire invece di credere nella misteriosa pienezza del divino.
Quale idea di cristianesimo c’era in Battiato, secondo lei?
Beh, il dipinto che fece di san Francesco testimonia la sua visione del cristianesimo come fatto non di potere, ma di purezza e autenticità evangelica. Perciò lo disturbava molto la desacralizzazione connessa a un certo esercizio del potere che rischiava di far venir meno il messaggio originario. Ma questo, in ogni caso, per lui non riguardava mai la musica, con la sua intrinseca capacità di influire sullo stato d’animo, di suscitare armonia dentro all’uomo. Quel primordiale afflato che abbiamo appreso fin dai modi della musica greca antica.
Che effetto le farà dirigere la
Messa Arcaica per la prima volta senza la voce di Battiato?
Ecco, la voce di Franco è un parametro inscindibile dalle sue composizioni, è essenziale alla sua musica. Le sue opere perdono molto non cantate da lui, senza quel timbro transumanato, quella particolare interiorizzazione. Quando conobbi Franco, una volta lo convinsi a venire in montagna con me e la mia famiglia. Durante una passeggiata rimase un po’ indietro e lo trovai su un poggio roccioso che stava cantando delle melodie improvvisate: fu lì che mi colpì subito la sua voce, con quel profondo carattere trascendente.
Ora al suo posto ci sarà Caccamo…
Per lui avevo trascritto Gli Uccelli di Battiato. Caccamo è bravissimo a calarsi nei panni di Franco, è quasi identico, impressionante. Non facendo ovviamente una pedissequa imitazione, ma dando la propria personale interpretazione. Mercoledì ci troveremo tutti in Duomo per le prove, ma purtroppo il tempo è risicatissimo. Tre ore con l’orchestra e tre ore con il coro, poi giovedì ci sarà la prova generale. Tutto dovrà riuscire subito alla perfezione. Bisogna avere le idee chiarissime in partenza.
E lei le avrà…
Ho diretto la “prima” della Messa Arcaica ad Assisi, poi qualche altra volta dal vivo, oltre che per la registrazione del disco trent’anni fa. Purtroppo, per motivi molto pratici, qualche esecuzione l’ho dovuta disertare. La prima volta che dovetti rinunciare, Franco ci restò malissimo. Ma io avevo un concerto in quella stessa data e non potevo venir meno a un adempimento contrattuale.
Questo è il primo atto della Fondazione. Cosa ci sarà in futuro?
Cristina Battiato dice che il prossimo progetto sarà riproporre l’opera Il cavaliere dell’intelletto, mai pubblicata su disco. Io ho preparato intanto un recital da portare nelle sale da concerto.
Di cosa si tratta?
Raccoglie le musiche colte che Franco ha inciso, eseguito o anche solo amato. Un programma che ci consente di conoscere meglio i suoi gusti musicali. Si va da Bellini e Donizetti a Strauss, Schumann e Wagner. E poi alcune rarità del suo repertorio, come il collage Café Table Musik, Luna indiana e Pasqua etiope. Il recital, in cui accompagnerò al piano la cantante Lorna Windsor, comprende poi un gioiello assoluto tratto da una operina da camera intitolata Amor, un trittico con musiche di Paolo Castaldi, Luis De Pablo e, appunto, Battiato con il brano Cerco un giardino dove morire. Il programma che ho intitolato I ritmi del cuore riflette la profonda nostalgia che aveva Franco, il suo inesausto desiderio di ubiquità, il rimpianto di un non luogo. Ma poi aveva anche imparato a godere del qui e adesso.