Il ghosting, la ricomparsa sui social, «eccomi qua», e poi l’incontro e il comunicato congiunto della serie “unità”, “serietà”, “mettiamocela tutta”. Più che un governo, quella tra Giorgia Meloni e i suoi alleati sembra una relazione stile Wanda Nara-Mauro Icardi o Hillary-Totti prima del precipizio. Probabilmente tra la premier e i suoi vice Salvini e Tajani non finirà malamente con una guerra a colpi di Rolex o carte di credito solo perché di soldi in cassaforte ce ne sono molto pochi. O forse finirà proprio per quello. Ma ora è il momento della promessa, “siamo sempre stati uniti, lo saremo ancora”.

Il rientro dalle vacanze è sempre faticoso, la ripartenza stressante. E invece no. Gli alleati del centrodestra o destra centro che sia hanno convocato un attesissimo vertice solo per far sapere al mondo o almeno all’Italia che tutto fila in grande armonia nonostante le scaramucce estive. Il comunicato emesso nel primo pomeriggio di ieri al termine del summit non ammette smentite. «I leader hanno rinnovato il patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo». Efficacia e concretezza non sono esattamente le prime parole che verrebbero in mente pensando soltanto alle ultime incerte mosse di Giorgia Meloni sul fonte europeo, alle scorribande di Salvini e Vannacci contro tutti, alle purtroppo evanescenti promesse di Tajani sulla cittadinanza, alla guerra lampo di Fdi a toghe-giornali-sinistra perfidamente uniti nella tessitura di un inesistente complotto contro le Melonies e all’altrettanto rapida e imbarazzata ritirata.

Ma ieri, nonostante tre ore di vertice che di per sé dovrebbero essere sinonimo di discussione serrata, in un comunicato che non nomina praticamente nessuna delle vere questioni sul tappeto viene «ribadita l’unità della coalizione», si scrive nero su bianco che sarà attuato «il programma votato dai cittadini» e che, se non si fosse ancora capito dalle insistenti righe precedenti, c’è «totale sintonia su tutti i dossier».

Ma i leader vogliono essere ancora più convincenti.

Dunque ricordano che «da trent’anni il centrodestra conferma la propria solidità e compattezza, con la capacità di trovare sempre la sintesi». Troppa grazia. Anzi, l’ammissione che non tutto va bene, ma che, come nelle migliori famiglie, la polvere finirà sotto il tappeto.

È significativo il riferimento a trent’anni fa, la rievocazione del centrodestra originario. Un voto, quasi, alla buonanima di Berlusconi. Ma anche, a proposito di famiglie e ripercorrendo lo scontro estivo nella maggioranza, una contesa sulla sua eredità politica che Meloni non intende regalare alla sola Forza Italia. La destra del “siamo sempre stati uniti” riparte da qui. Ma senza soldi in cassaforte.