Mette da parte in via definitiva le illusioni della destra al governo, la manovra di bilancio italiana. Anche quest’anno evita di sfasciare i conti pubblici, ma evidenzia che non ci sono soldi abbastanza per tutti coloro che si vorrebbe rappresentare: tra i «ceti medi operosi» sono blanditi quelli a reddito di lavoro autonomo, tartassati quelli a stipendio. Pochi centesimi vanno alle pensioni minime, altro che «destra sociale». Quanto ai proventi del concordato fiscale, ancora ipotetici, è già in corso una battaglia per spartirli tra diverse categorie di riferimento: la Lega che vorrebbe premiare ancora chi fin qui è stato favorito, Forza Italia che preferirebbe compensare chi non ha avuto.

Si può celebrare il successo dell’ultima emissione dei Btp, che sui mercati fa riscontro ai dubbi sui titoli francesi: Basta pagarli bene, gli investitori internazionali, mentre frattanto a Parigi qualcuno si affanna a spiegare che «la Francia non è l’Italia del 2011» benché lo stallo politico vi appaia perfino più grave.

Gli Stati Uniti, con una economia che va benissimo, si possono permettere una campagna elettorale demagogica, senza curarsi del possibile sfascio che realizzare certe promesse (soprattutto quelle di Donald Trump) causerebbe. L’Europa purtroppo non sta bene, e la lotta politica minaccia, pur senza cambi di governo imminenti, di peggiorarne le condizioni. Per far marciare le aziende europee, ci vorrebbe un maggior numero di lavoratori qualificati, e si fa a gara nel limitare l’afflusso di immigrati; oppure, in alcuni Paesi, come ora in Francia, si insiste per mandare a riposo prima i connazionali che lavorano. Avremmo bisogno di aziende più grandi e robuste, ma le si aiuta a restare piccole, in Italia soprattutto. Non si investe su ciò che fa futuro: o meglio, gli investimenti è bene che li decidano i privati, ma le condizioni per realizzarli spettano allo Stato: l’istruzione, prima di tutto, poi la sanità e le infrastrutture materiali. In Germania il nuovo aeroporto della capitale è entrato in funzione con 11 anni di ritardo; le linee ferroviarie ad alta velocità sono poche e si guastano spesso quanto le nostre.

Le spiegazioni di tutto questo sono varie; il fatto evidente è che di fronte a sistemi economici che per parte loro hanno scarso dinamismo la politica non sa trovare soluzioni, anzi spesso dà risultati controproducenti. La Germania è un Paese ricco, ma il suo ministro dell’Economia, il Verde Robert Habeck, per superare gli ostacoli politici interni agli investimenti cerca molto denaro all’estero. Cosicché, da noi ferve il lavoro per trovare capri espiatori a cui dare la colpa di ciò che non andrà bene, con l’ambientalismo in cima alla lista. Ma forse occorrerebbe che questo governo si dedicasse a spiegare quale è la sua idea di crescita per l’Italia, dato che certi punti di forza nell’agricoltura e nel Made in Italy li abbiamo da sempre: che cosa vi si può aggiungere? In generale, tutta l’Europa sembra soffrire di mancanza di idee nuove su che cosa produrre. Per l’Italia è ancora peggio, dato un ritardo tecnologico in alcuni settori è evidente, che per di più è fatto risaltare da certe impennate misoneiste. Per quanto nel breve termine la situazione possa apparire tranquilla, se si prosegue così il nostro debito aumenterà, come ammonisce il Fondo monetario.