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2 Dicembre 2022Una sola opera conclusa, ma se non saranno messe in cantiere nel 2023 si perderanno i fondi europei
Silvia Ognibene
Preoccupato dai ritardi, il governo Meloni vorrebbe rivedere tempi e costi del Pnrr. Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha lanciato l’allarme, dicendo che l’obiettivo è lontano. Anche la Toscana, tra annunci e promesse, ha affidato gran parte delle speranze di sviluppo regionale, almeno per quanto riguarda gli investimenti pubblici, all’attuazione del Pnrr. Ma a che punto siamo?
Nella nostra regione sono stati presentati 2.991 progetti e solo uno, per il momento, è stato realizzato e concluso: si tratta della messa in sicurezza e del rifacimento del manto della strada comunale di Canovile nel Comune di Ortignano Raggiolo, 844 abitanti nella provincia di Arezzo. Il progetto era del 2019 e, come molti altri, è confluito nel Pnrr pur essendo stato avviato prima. In tempi anche relativamente recenti, visto che nella lista delle opere toscane da realizzare con i fondi del Piano figura anche un progetto che è addirittura del 2008: è il restauro della biblioteca comunale di Arezzo. Al 30 novembre, sono 33 i progetti per i quali è stata avviata la progettazione definitiva; per 55 la progettazione definitiva è conclusa; 128 sono in fase di progettazione della fattibilità tecnica ed economica; 156 sono in progettazione esecutiva; 22 in progettazione preliminare; per 46 è in corso lo studio di fattibilità. In 73 casi i lavori sono finiti e si attende il collaudo; 20 sono in fase di collaudo; in 31 casi i cantieri sono partiti. Per gli altri 2.427 non si hanno informazioni sullo stato di attuazione e sui tempi previsti.
Questi dati sono tutti presi dal portale ad hoc attivato dalla Regione Toscana (pnrr.toscana.it) che si basa su quanto è possibile reperire consultando le banche dati pubbliche: al momento è l’unico strumento disponibile per avere informazioni sullo stato di attuazione del Pnrr, visto che il portale ReGiS attivo presso il ministero dell’Economia e delle Finanze per la rendicontazione da parte degli enti, che dovrebbe consentire anche di avere uno stato dell’arte continuamente monitorato, ancora non funziona. Correndo contro il tempo la Toscana vorrebbe finanziare con i fondi del Pnrr 2.991 progetti. La gran parte — cioè 1.683 progetti — è relativa alla missione 1: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. Segue, per numero di progetti presentati — 460 — la missione 5: lavoro, rigenerazione urbana, coesione territoriale, sport e inclusione sociale. Per la missione 2 — rivoluzione verde e transizione ecologica — sono stati presentati 392 progetti. Nel portale regionale non figura nessun progetto per la missione 3, dedicata alle infrastrutture per la mobilità sostenibile che include ferrovie, porti, intermodalità e logistica. La missione 4 — scuola, formazione e competenze, trasferimento tecnologico — conta 95 progetti. La missione 6 per la sanità territoriale e l’innovazione del servizio sanitario ha visto presentare 282 progetti. A questi si aggiungono 74 progetti per i quali è stato chiesto il finanziamento in base al cosiddetto Pnc, ovvero il piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr: si tratta, prevalentemente, di interventi di manutenzione straordinaria del patrimonio di edilizia residenziale pubblica di tutte le province toscane e di interventi per migliorare la sicurezza e la sostenibilità delle strutture ospedaliere regionali. Riguardo la distribuzione sul territorio, 324 cantieri riguarderanno la provincia di Arezzo, 599 quella di Firenze, 229 Grosseto, 213 Livorno, 404 Lucca, 157 Massa Carrara, 360 Pisa, 213 Pistoia, 123 Prato, 353 Siena. Si aggiungono alcuni progetti di valenza regionale, tra i quali la selezione e il pagamento di professionisti ed esperti che aiutino la giunta a semplificare la macchina burocratica e l’acquisto di nuovi bus (fino a 5 milioni).
Larghissima parte dei progetti della misura più «gettonata» — la numero 1 — è stata presentata dai Comuni per migliorare il livello di digitalizzazione dei servizi offerti ai cittadini; moltissimi interventi riguardano la possibilità di migliorare le infrastrutture di ricettività attraverso il credito di imposta; segue il miglioramento dell’efficienza energetica di spazi collettivi come cinema, teatri e musei oltre che degli edifici comunali; tantissime le richieste per la costruzione (o la manutenzione straordinaria) di asili nido e scuole per l’infanzia.
In Toscana i progetti per i quali ad oggi è certo che qualcosa si sia mosso sono quindi meno di 600, su un totale di quasi 3 mila opere da mettere in cantiere entro il 2023, pena la decurtazione delle somme assegnate. Il tempo stringe. E non c’è nulla di semplice.
La premier Giorgia Meloni ha lanciato l’allarme in più di un’occasione: è un sistema di regole rigide, frammentate e complesse che inevitabilmente provoca ritardi, ha detto nei giorni scorsi all’assemblea dell’Anci a Bergamo. Per il presidente della Regione Eugenio Giani «il limite del Pnrr è averlo reso romacentrico ovvero aver voluto, in tutte le sei missioni e le sedici componenti, che i bandi venissero fatti tutti da Roma, dal governo. Se avessero dato alle Regioni la possibilità di gestire i bandi, naturalmente prevedendo le risorse con indirizzi forti da parte dello Stato su come spenderle, probabilmente avremmo avuto venti centri pulsanti e i progetti sarebbero stati a miglior punto e con una maggiore capacità di spesa».
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