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Le trame dei conservatori
1 Marzo 2025La Nota
di Massimo Franco
Il cosiddetto «decreto bollette» permette al governo di rivendicare una mano tesa alle famiglie. E la reazione delle opposizioni, pronte a definirlo tardivo e insufficiente, fa capire che sul piano politico può dare un vantaggio immediato alla maggioranza. Il malessere sociale e il calo della produzione industriale che si confermano come fastidiosi rumori di fondo, tuttavia, annunciano mesi difficili. Solo l’irrilevanza delle opposizioni permette a Palazzo Chigi di guardare con una residua fiducia al futuro. Ma i contraccolpi della presidenza di Donald Trump sull’Europa debbono ancora manifestarsi. Per ora si intravede solo la spaccatura trasversale che producono. Il sottosegretario meloniano Giovambattista Fazzolari e l’ex commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, del Pd, suggeriscono di aspettare che alle parole del presidente Usa seguano i fatti. Gentiloni invoca unità per difendersi al meglio. Che i Paesi europei cerchino di proteggersi insieme da un’eventuale guerra commerciale a colpi di dazi americani, tuttavia, è un dato di fatto. E nel governo di Giorgia Meloni si avverte una punta di preoccupazione per le spinte scomposte anti Ue e filo Trump che arrivano soprattutto dalla Lega; ma con qualche crepa vistosa anche al suo interno. Il tema di un’azione coordinata a livello continentale, ormai, è una priorità. Lo è talmente che perfino una nazione europea uscita dall’Ue con la Brexit come la Gran Bretagna mostra di voler giocare un ruolo insieme con i ventisette Stati membri almeno sul piano della sicurezza comune. Si tratta di una consapevolezza che si fa strada dovunque. Perfino nel Carroccio. Matteo Salvini, vicepremier e leader, non deflette da una linea che cerca di accreditarlo come «primo trumpiano». Arriva a sostenere che per l’Italia si presenta «l’occasione storica di essere centrali: cosa che non siamo dai tempi di Berlusconi e Craxi». E difende Trump, ironizzando sui «controdazi» dell’Ue. A dubitare però, sono gli stessi leghisti. Salvini deve fare i conti con governatori come Luca Zaia, del Veneto, che accusa la Casa bianca di voler dividere l’Europa. E non solo. Zaia chiede di trattare con gli Usa attraverso l’Ue come istituzione sovranazionale: quello che Trump detesta, e con lui Salvini. L’imbarazzo della Lega è incarnato dal tentativo estremo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di assecondare la Commissione Ue, e insieme legittimare i rapporti di ogni Paese «per conto proprio». Sono contraddizioni vistose, che uniscono il malessere verso la leadership salviniana a un timore ammesso e poi smentito: che se Trump colpirà l’Europa, alla fine a essere additati come responsabili del disastro saranno proprio i corifei del sovranismo.