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Dopo il rinvio dell’assemblea di Mediobanca, che avrebbe dovuto approvare l’ops su Banca Generali, si è delineato un quadro di tensione e incertezza nel sistema finanziario italiano. Il suggerimento formale era attendere il parere di Generali, ma i passi reali del mercato parlano chiaro: l’offerta raccolse solo il 36–37% dei voti, lontano dalla soglia necessaria. Nel frattempo, un fronte guidato da Caltagirone e Delfin, rafforzato da casse previdenziali e investitori istituzionali, ha raggiunto circa il 44% del capitale, agendo più da deterrente che da proposta alternativa.
Oggi, quella stessa compagine potrebbe appoggiare l’offensiva lanciata da Monte dei Paschi di Siena, con il piano di Luigi Lovaglio per un’ops su Mediobanca. Mps punta a raccogliere dal 51% al 66,7% del capitale, ma il divario di valutazione con il mercato obbligherà quasi certamente a inserire una componente cash nel concambio.
Sul piano istituzionale, l’operazione di Siena ha già superato lo screening del governo italiano tramite la golden power bancaria, ma la Commissione europea ha acceso i riflettori, chiedendo chiarimenti sulla modalità d’uso di questo potere strategico, in particolare rispetto al possibile intervento nei confronti dell’offerta di Mps. A distanza ravvicinata, la Procura di Milano indaga sulla vendita del 15% di Mps da parte del Tesoro nel novembre 2024, coinvolgendo direttamente Delfin, Caltagirone, Banco BPM e Anima sgr. Il sospetto di conflitti d’interesse o uso di informazioni privilegiate mette in ombra l’intero scenario.
Sul fronte civilistico, Generali e altri soci hanno messo in dubbio la trasparenza informativa dell’ops su Banca Generali, paventando possibili impugnazioni assembleari per vizio di informazione, elemento che avrebbe pesato nel rinvio della votazione.
Il mercato ha dato risposte contraddittorie: Mediobanca ha recuperato marginalmente posizioni, sostenuta dal buyback; Mps è in lieve rialzo; Banca Generali soffre, ormai bloccata fino a ottobre dalla passivity rule. Restano però sul tavolo domande cruciali: l’offerta di Siena andrà in porto entro settembre o rimarrà appesa a un rilancio cash in extremis? Che peso avranno la Costituzione e i rischi giudiziari sul futuro assetto di Piazzetta Cuccia?
Del progetto di rafforzamento industriale non si vede traccia: prevale una tattica di controllo dell’asse azionario basata sulla pressione e sulla complessa rete di partecipazioni incrociate piuttosto che su una reale strategia di crescita. Un modello che, seppur scelto da pochi, rischia di determinare il futuro del sistema bancario italiano, senza coinvolgere il risparmio privato né guardare alla solidità complessiva del tessuto economico. (P.P.)