
I Walk the Line
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Tornare dalla Terra Santa significa portare con sé un peso che non è solo spirituale, ma profondamente umano. Chi vi si reca oggi per un pellegrinaggio o una missione di solidarietà, non può fare a meno di confrontarsi con il volto concreto della sofferenza: quello di una popolazione stremata, ma ancora capace di resistere, di sperare, di chiedere una sola cosa – non essere dimenticata.
Secoli fa, anche un frate partito dalla Toscana si incamminò lungo quelle stesse strade. Era Niccolò da Poggibonsi, francescano del Trecento, che tra il 1345 e il 1350 attraversò l’Egitto, la Siria e la Palestina, lasciando una delle più dettagliate cronache medievali di pellegrinaggio nel Libro d’oltramare. Allora come oggi, l’Oriente cristiano era un crocevia di fede e conflitti, di bellezza e dolore.
Oggi, in un tempo segnato da nuove guerre e vecchie ferite, è stato il cardinale Augusto Paolo Lojudice a tornare in quei luoghi con i vescovi toscani, portando con sé non solo aiuti concreti, ma una presenza. “È autodistruzione”, ha detto al rientro, parlando della spirale di violenza che continua a colpire quella terra e di un’umanità che, pur avanzando nella tecnica, resta prigioniera dei propri egoismi.
La delegazione ha dovuto affrontare anche i rischi reali dell’escalation tra Israele e Iran, riuscendo a rientrare in Italia attraverso la Giordania. Ma il vero dramma è quello che resta: i bambini, le famiglie, le comunità che vivono sotto le bombe e che, nonostante tutto, continuano a credere. Lì, la fede non è rifugio, ma lotta. È resistenza.
La storia ci insegna che i tiranni cadono, ma al prezzo di quante vite? La domanda attraversa i secoli e torna con forza in ogni angolo del mondo in guerra. Eppure, anche nel buio, ci sono parole che brillano. Quelle di San Bernardino, di Santa Caterina, di tanti testimoni che hanno gridato il valore della pace. E quelle dei semplici, che ancora oggi, come nel Trecento, ripetono ai pellegrini: “Non lasciateci soli”.
Resistere alla logica della distruzione significa scegliere ogni giorno la speranza. Significa continuare a camminare, come Niccolò, come Lojudice, lungo le strade del dolore, ma con lo sguardo rivolto alla dignità dell’altro. Perché la vita, ovunque, resta il bene più fragile e più sacro. E non può mai essere abbandonata. (P.P.)