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Villeneuve e Sorkin go big
I sogni dei registi qualche volta si avverano. Il canadese Denis Villeneuve ha appena coronato il suo: dirigerà il prossimo James Bond. Inteso come film, ancora non sappiamo il nome del giovanotto che prenderà il posto di Daniel Craig, che dopo cinque film voleva passare ad altro.
Ora tutti lo rimpiangono, anche perché i film sono stati diretti da registi migliori rispetto al passato recente (nel passato remoto c’era Sean Connery con il parrucchino, e pare una discreta fifa quando doveva mettere la testa sott’acqua). Ma all’inizio i bondiani affezionati erano contro il fighissimo Craig: poco muscoloso, non abbastanza sexy, orecchie a sventola. (Dovrebbero tutti imparare dalla bond girl Eva Green, che in Casino Royale gli porta uno smoking perfetto avendogli preso le misure a occhio).
Tra gli altri registi presi in considerazione, il molto sopravvalutato Edward Berger di “Conclave”, il britannico Edgar Wright (che ha in curriculum il notevole “Baby Driver – il genio della fuga”, ma pure “L’alba dei morti dementi”) e il regista, nonché creatore, della serie “Westworld” Jonathan Nolan (yes sir, è il fratello di Christopher Nolan). Denis Villeneuve – gli perdoniamo perfino l’insulso “Dune”, ma era colpa del materiale di partenza, anche i fan potrebbero leggere cose più interessanti, e non intendiamo “Il Signore degli Anelli” – si dichiara fan fin da ragazzino.
Andava al cinema con suo fratello, fin da “Dr. No” con Sean Connery. Diretto da Terence Young, per gli spettatori italiani era diventato “Agente 007 – licenza di uccidere”. Sente di entrare in un territorio sacro, e cercherà di fare del suo meglio: produce Amazon MGM Studios.
Aaron Sorkin sta invece sviluppando, per Sony Pictures, il seguito di “The Social Network”. Il film che aveva raccontato la nascita di Facebook, e una serie di litigi, accordi, dispetti da milioni di dollari che l’avevano accompagnata.
“The Social Network parte seconda” – speriamo che il genio di Aaron Sorkin gli trovi un altro titolo – è basato su una serie di articoli usciti nel 2021 sul Wall Street Journal, con il titolo “The Facebook Files”: segreti e malefatte e danni provocati dal social network.
E’ presto per conoscere la composizione del cast. Però la Sony ricorda bene i 226 milioni incassati dal film, e le otto nomination agli Oscar. Vinse tre statuette: la sceneggiatura non originale di Mr. Sorkin, la colonna sonora originale di Trent Reznor e Atticus Ross, e il montaggio di Angus Wall e Kirk Baxter. L’anno scorso il primo “The Social Network”, uscito nel 2010 con Jesse Eisenberg, è stato accolto nella Biblioteca del Congresso, per il suo valore “culturale, storico, estetico”. Chi non vorrebbe riprovarci?
TUTTO IN UN’ESTATE!
di Louise Courvoisier, con Clément Faveau, Mathis Bernard, Luna Garret,
Giovani
attori fenomenali, a cominciare dal protagonista Clément Faveau. E tutta la sua banda, che abita nella campagna del Giura francese. Siamo in Franche-Comté, capitale Besançon, all’estremo est della Francia. La regista ha trent’anni, è al suo primo film, ha congegnato una storia a lieto fine con quello che aveva a disposizione. Il formaggio soprattutto, grandi forme che il giovane Totone si carica in spalla, con apposite bretelle (possono pesare fino a 50 chili). L’estate è il tempo per girare con gli amici e ubriacarsi di birra, finché la dura realtà richiama all’ordine: suo padre, che fa il casaro, muore in un incidente. Totone non ha idea di quel che vuole fare da grande, sembra incapace di tutto, o almeno pasticcione. Tenta vari apprendistati, combinando solo guai. Ma ha una sorella piccola a cui badare: si chiama Claire (Luna Garret, altra debuttante già brava). Cocciuto e incosciente, si mette in testa di produrre il miglior formaggio della regione. E vincere il concorso agricolo che mette in palio 30 mila euro. Non sa da che parte si comincia, a parte mungere le mucche – e il formaggio della Franche-Comté è regolato da rigidissimi disciplinari. Totone trova il modo di rubare i segreti del mestiere. Ha un’amica più esperta, allevatrice di mucche, che lo aiuta. In cambio di qualche bacio ben dato. La fotografia di Elio Balezeaux ha già i colori della nostalgia. Louise Courvoisier ha curato ogni dettaglio, nel suo film a km zero.
M3GAN 2.0
di Gerard Johnstone, con Allison Williams, Violet McGraw, Amie Donald, Ivanna Sakhno
Riassunto
della puntata precedente. C’era la bambola meccanica M3GAN, fabbricata da una scienziata indaffarata per tenere compagnia alla nipote orfana Cady. M3GAN pare una simpatica ragazzetta, con un certo cipiglio e un modo di ballare che conquista (qui abbiamo un bis). Grazie alla martellante campagna social, e all’indubbio fascino che gli androidi hanno su di noi, ha incassato 180 milioni di dollari – ne era costati 12. Con gli spiccioli, gli addetti alla pubblicità& marketing hanno disegnato e fabbricato il più ambìto dei gadget: un contenitore per i popcorn con le fattezze della bambola, scoperchiata la testa si comincia a sgranocchiare. E ora il sequel, con variazioni. La tecnologia usata per costruire M3GAN – già pericolosa, mai ordinare a una macchina di proteggere una ragazzina: eseguirà il suo compito ammazzando chiunque le sembri una minaccia, la cyberbambolotta è terribilmente gelosa. Dicevamo: la tecnologia di M3GAN viene rubata da cattivi che ne vorrebbero costruire un esercito invincibile. Nasce AMELIE, in tuta di vernice nera lucida, costruita per uccidere. La scienziata Gemma, che ormai predica contro i rischi dell’AI, e Cady ormai cresciuta, decidono di ricostruire M3GAN nella più avanzata versione 2.0, capace di distinguere tra un abbraccio e una minaccia, e di riservare la sua furia omicida per la macchina da guerra AMELIE. Battute pesanti e messaggio: lo stesso di “L’apprendista stregone”.
LA DOMENICA MUOIONO PIÙ PERSONE
di Iair Said, con Iair Said, Antonia Zegers, Rita Cortese
Ifilm
argentini non sono la nostra passione. Tranne qualche felice eccezione, che quasi sempre coincide con un retroscena di cultura ebraica. “Ho l’impressione che la domenica muoiano più persone”, osserva David (l’attore è il regista medesimo), rientrato a Buenos Aires con il suo trolley dopo la rottura con il fidanzato italiano, per il funerale di uno zio. La sorella Elisa gli spiega che in realtà lo zio è morto giovedì, ma lo Shabbat ha ritardato la cerimonia. Riassumiamo: David è gay, sovrappeso, teme l’aereo, appartiene a una famiglia ebraica osservante ma non conosce i fondamentali. La zia si lamenta per i soldi che ha dovuto spendere per il funerale. David non è tanto sveglio, ma ha capito che di lì a poco toccherà a papà: la madre vuole far staccare il respiratore che lo tiene in vita. David mette avanti il dentista, le lezioni di guida; al padre moribondo non vuole pensare. Non è una commedia americana, ma c’è abbastanza ironia per non deprimere lo spettatore. Gli dicono “ti trovo sciupato”. Lui risponde secco: “No, sono obeso”. “Un dramma funebre devastato da un ritmo lento” ha scritto un critico. Un altro: “Riesce a far sorridere quando guarda nell’abisso della tragedia”. “La domenica muoiono più persone” non è facilmente classificabile, ha i suoi alti e bassi, e un andamento lento. Però dura solo 77 minuti, che a un attoreregista originale – era nel cast di “La società della neve” di Juan Antonio Bayona – si concedono volentieri.
F1 – IL FILM
di Joseph Kosinski, con Brad Pitt, Kerry Condon, Javier Bardem, Damson Idris
Classe
1974, laureato in architettura, notato da David Fincher per i suoi lavori in computer graphic, Joseph Kosinski riprova a salvare l’estate cinematografica Usa. E magari quella italiana: il film è stato girato sul circuito di Monza, durante il Gran Premio del 2023. Brad Pitt aderiva allo sciopero degli attori, quindi ha girato le sue scene da solo, lo scorso luglio. Il primo miracolo di Kosinski fu il sequel di “Top Gun” – “Top Gun: Maverick” il titolo intero. Raro seguito all’altezza dell’originale, che era stato girato nel 1986 da Tony Scott. Perfetta la scelta del giovane Miles Teller, bravissimo a tener testa – come attore, e anche come personaggio, tra sensi di colpa e altre non trascurabili questioni edipiche – all’istruttore e superpilota Tom Cruise. La scelta di mostrare più volte, per addestramento, la rischiosa azione tiene incollati allo schermo anche i più distratti. Kosinski “F1 – Il film” lo ha pensato insieme allo sceneggiatore Ehren Kruger – “Dumbo” per Tim Burton, ma anche “Scream” e “The Ring”. Brad Pitt è Sonny Hayes, un pilota di Formula Uno che si è ritirato dopo un incidente, dedicandosi a circuiti meno rischiosi. Trent’anni dopo, vive in una roulotte. Ma gli addominali, fasciati dalla sotto-tuta ignifuga, sono ancora quelli dell’avventuriero che sfilò 4 mila dollari a Thelma di “Thelma e Louise”. Torna in pista per aiutare l’ex compagno di corse. C’è da addestrare un giovane pilota, bravo ma presuntuoso. Sonoro assordante, se non siete fan.