L’OCCUPAZIONE E L’INFLAZIONE IN PROVINCIA DI SIENA
6 Ottobre 2023News
6 Ottobre 2023E’ una reazione alla distanza di Siena dal contemporaneo
di Pierluigi Piccini
Lo so perfettamente, il francese è superato da tempo, ma c’è un modo di dire che rende bene uno stato d’animo che penso non sia solo il mio: «Ras le bol»! Non vi dico cosa significa, così sarete costretti a cercarlo nel vocabolario, sebbene il termine “bol” abbia qualche assonanza in italiano. Piuttosto a cosa si riferisce: è una reazione alla distanza di Siena dal contemporaneo. Prendo come esempio la cultura non intesa in termini tradizionali, didattici come viene raccontata e praticata da molti degli apparati intermedi che sovrintendono alla formazione sociale ed economica del territorio. Piuttosto, di una cultura su un piano che darebbe un enorme materiale da tessere. Ecco alcuni esempi dati in pasto alla falsificazione (tic. Popper): l’ingegneria applicata ai bisogni della medicina e a quelli che emergono indotti e non nei vari settori sociali ed economici esiste ed è di prestigio, ma confinata in un tassello una delle tante discipline, poi neppure tanto valorizzata, che vengono offerte agli studenti; anche se poi quelli che escono dalle superiori senesi vanno altrove: Pisa, Firenze, Bologna. Eppure i risvolti sarebbero enormi non solo sul piano strettamente medico, ma anche su quello delle trasformazioni antropologiche (con le implicazioni filosofiche e sociologiche che comportano) e, dal punto di vista più soggettivo, a quelle psicologiche. Ma per carità non sia mai detto! Eppure guardando con attenzione gli affreschi al Santa Maria si scoprirebbe, in alcuni di essi, come la raffigurazione è la sintesi dello spirito del momento, che riusciva a unire medicina, filosofia e ricerca, come l’applicazione di quest’ultima: basterebbe ricordare la strumentistica medica. Era una ricerca applicata alla tecnica e questa alla realizzazione artigianale: cosa ci sarebbe di diverso con la situazione attuale? Ci siamo spinti molto oltre, le consapevolezze sono cambiate, così come sono stati superati dei confini tra tecnologia, intelligenza artificiale e umanità, limiti che andrebbero ricomposti o almeno, bisognerebbe tentarlo (Laudate Deum, 24). E perché questo tentativo non tentare di farlo proprio a Siena, dove ci sono le condizioni ideali? La città è qualcosa di più del suo aspetto fisico. Il tentativo consentirebbe di riposizionare la “cura” su terreni inesplorati (cit. Sloterdijk) e di guardare in faccia al futuro proprio nell’antico ospedale. C’è poi Biologia: siamo proprio sicuri che la freschezza della ricerca e della produzione passi solo ed esclusivamente per l’intervento dello Stato e non piuttosto, anche e soprattutto dal privato presente nel territorio? Quanta consapevolezza c’è su questo aspetto e sul rapporto tra risorse umane, tecnologia e domanda sociale? Siamo proprio sicuri che una dimensione etica in questo settore non possa essere oggetto di una specificità senese? È già successo nel passato è ha dato tanto lustro a Siena perché non provare a riprodurlo (una sinergia tra Privato, Fondazione Mps, Università, enti locali)? Abbiamo una presenza fisica storicamente importante legata al controllo e alla sorveglianza, tema centrale oggi nell’organizzazione della vita sociale. Controllo e sorveglianza che spesso incidono negativamente sui diritti dei singoli (Laudate Deum, 43), ma non è proprio possibile per Siena diventare il centro della difesa dei diritti legata all’Intelligenza artificiale? Quanto futuro ci potrebbe essere e quanto ancora se ne potrebbe inventare, perché solo dall’azione si muovono le idee e altre energie, avendo come metodo quello della circolarità e del coinvolgimento. Invece no, da quello che appare nella politica culturale si vede quasi solo linearità gerarchica. Il coinvolgimento è difficile da vedere, la logica è la solita del rapporto tra docente e allievo. Non sai chi è il poeta di Recanati e allora te lo diciamo noi chi è: sembra di essere sempre a scuola, neppure alle superiori. E allora, se non conosci nemmeno il cinema “bulgaro” ci pensiamo noi; se non sai come si usano gli stecchini da denti (cit. Beniamino Placido) ti diamo le istruzioni per l’uso. A ciò si aggiungono le solite piccole cose di pessimo gusto (cit. Guido Gozzano) di cui l’antico ospedale è spettatore inerme sempre in cerca – poverino – di autori veri. E così lentamente, poi neppure tanto, si consuma la distanza di Siena dalla contemporaneità (Palazzo delle papesse, Accademia multimediale, tutto svanito). Rimane la fisicità del passato, che va conservata e comunicata, ma bisogna vedere come e per quale obiettivo. Ormai entrano al Duomo anche cinquemila persone al giorno, con un’usura facilmente intuibile. E a fronte di tutto ciò, cosa si fa? A questo quesito, vale citare Guido Gozzano: «Le rose che non colsi»