La larusseide, saga poco onorevole attraverso la quale il presidente del Senato e seconda carica dello stato punta a erodere il senso dell’antifascismo, ieri si è allungata di un’altra puntata. Già nella seduta a Palazzo Madama di due giorni fa, quando si erano votate le mozioni sulla memoria e le date fondative della Repubblica, Ignazio La Russa aveva trovato il modo di segnalare che «la Costituzione non parla di antifascismo».

Ha approfondito il concetto dicendo ancora: «Nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo – ribadisce La Russa – Credo che ciò accadde sotto la spinta dei partiti moderati che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss». Resta insomma l’idea che la lotta contro il nazifascismo sia stata manipolata dai «rossi» e che per questo debba essere archiviata insieme al comunismo, che viene ridotto a una forma totalitarismo alla stregua del nazifascismo.

QUESTA EQUIPARAZIONE emerge anche dalla risposta alla domanda: cosa farà La Russa il 25 aprile? Aveva detto che avrebbe trovato il modo di «non scontentare nessuno». Scorrendo la sua agenda si apprende dunque che al mattino, come era previsto, si recherà all’Altare della patria con Sergio Mattarella, Giorgia Meloni e Lorenzo Fontana. Poi, ecco la novità, partirà per Praga. Ha colto al volo l’occasione di partecipare alla riunione dei presidenti dei parlamenti dei paesi membri dell’Unione europea per sfuggire alle contraddizioni italiche.

Qui visiterà il campo di concentramento di Theresienstadt e in seguito parteciperà alla deposizione di una corona al monumento di Jan Palach in Piazza San Venceslao. Insomma, nel giorno in cui l’Italia festeggia l’anniversario della Liberazione dal nazifascismo, La Russa andrà a mille e duecento chilometri da Roma per commemorare un patriota simbolo della resistenza anti-sovietica cecoslovacca.

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Il «mal d’Africa» del Presidente del ConsiglioELLY SCHLEIN martedì prossimo sarà alla manifestazione organizzata dall’Anpi a Milano, dietro lo striscione «Nata dalla Resistenza». A Milano ci sarà per altro anche Carlo Calenda, mentre Giuseppe Conte visiterà il museo della Resistenza di via Tasso a Roma. La segretaria dem risponde a La Russa da Riano, dove ha riunito la segreteria del Pd in omaggio al luogo in cui venne trovato il cadavere di Giacomo Matteotti, il deputato socialista ammazzato dal fascismo che iniziava a diventare regime.

«Ho sentito le parole di La Russa – afferma la leader del Partito democratico – Ha detto che l’antifascismo non è in Costituzione. Ma l’antifascismo è la nostra Costituzione». «Continuiamo ad assistere a un tentativo di rimettere in discussione le radici antifasciste della nostra democrazia e della Repubblica – dice la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga – consideriamo molto grave che la seconda carica dello stato non perda occasione per riaprire polemiche e ambiguità sulla verità storica del nostro paese».

Da Sinistra italiana Nicola Fratoianni sottolinea come «più che un governo ed una maggioranza parlamentare, la destra del nostro paese sembra una casa di produzione televisiva intenta a organizzare una contro-programmazione rispetto alla realtà e a quello che vivono quotidianamente i cittadini italiani». Il riferimento è anche al fatto che il governo Meloni ha pensato bene di riunirsi il prossimo primo maggio per varare alcuni non meglio identificati «provvedimenti in materia di lavoro e politiche sociali».

Anche questa è una mossa che sembra pensata per aggredire il tema delle celebrazioni e delle date, attorno al quale si è dipanato lo scontro tra le mozioni di maggioranza e opposizione l’altro giorno al Senato. E che ha la funzione di spostare l’attenzione dal 25 aprile, il primo di una erede del Msi a Palazzo Chigi, ai giorni successivi.

INFINE, in prevedibile ossequio alla consumata tattica del dico/non dico dei postfascisti, dopo qualche ora di polemiche arriva la parzialissima retromarcia di La Russa. Per bocca del suo portavoce. «In questi giorni il presidente del Senato ha ripetutamente affermato di ‘condividere appieno i valori della Resistenza, vista come superamento di una dittatura’», recita il messaggio. Dunque, prosegue la nota, «non sono i valori della Resistenza antifascista a mancare nella Costituzione, che sono espressi in forma positiva, bensì la parola antifascista». Con questa scena si chiude questo episodio della larusseide. Purtroppo è difficile credere che sia l’ultimo di questa stagione.