Se li mettiamo in fila, i segnali di queste settimane ci portano verso un autunno devastante per economia, lavoratori e famiglie. L’inflazione galoppa verso il 10%, le politiche espansive della Bce (e della Federal Reserve) non ci sono più, l’emergenza gas ed energia e del prezzo delle bollette è sotto gli occhi di tutti, le politiche di guerra in Ucraina rallentano gli scambi e l’economia globale.

Le conseguenze concrete sono il rischio della chiusura di imprese e licenziamento di lavoratori, il pesante rallentamento dei consumi privati e pubblici, la perdita del potere d’acquisto di salari e redditi, la crescita della povertà, l’aggravamento ulteriore del debito pubblico, un’ulteriore frenata -dopo il crollo durante la pandemia- del Pil.

Di fronte a tutto, a Cernobbio, da oggi, nell’immarcescibile seminario dello Studio Ambrosetti, in vita ormai da più di 45 anni, l’establishment italiano (e anche internazionale) ci proporrà le solite litanie di un neoliberismo al crepuscolo, con un mercato i cui fallimenti sono stati bene evidenziati durante la pandemia, e ora.
Le imprese che ci hanno riempito la testa per anni con la «centralità del mercato», ora invocano lo Stato, considerato sempre come un nemico da abbattere.

Per gli imprenditori – che da tempo non sono più classe dirigente, ma una corporazione come tante – il mercato è solo «libera volpe in libero pollaio», che si tratti di lucrare sulla pandemia, sul gas o sulle armi.
La politica (anche quella del governo Draghi) gli è andata dietro (per complicità) piegandosi in questi anni a tutto: anarchica circolazione dei capitali, precarizzazione del lavoro, privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica.

A Cernobbio, tra gli stucchi e gli specchi preziosi di Villa d’Este, non mancheranno le preoccupazioni su questa fase così delicata, ma ci scommettiamo che non ci sarà nessun dubbio sulla bontà di un modello di sviluppo che ha fatto crescere esponenzialmente le diseguaglianze sociali e portato alla rovina il pianeta.

D’altronde questi anni di pandemia sono stati una manna per i super ricchi italiani che hanno visto aumentare di 70 miliardi il loro patrimonio, mentre -come ci ha detto l’Istat – nello stesso periodo abbiamo avuto un milione di poveri in più.

E mentre nella Cernobbio dell’establishment, si parlerà sicuramente delle preoccupazioni per l’emergenza energetica causata dalla guerra (senza dimenticare che a Villa d’Este, ci saranno anche i rappresentanti delle compagnie che, facendo un sacco di soldi, hanno speculato sul gas e hanno venduto armi per anni a quei paesi) è da prevedere una grande afonia sulla guerra che si sta combattendo sul terreno, su cosa bisognerebbe fare per fermare il conflitto: tema assente anche in questa campagna elettorale.

Ma c’è anche un’altra Cernobbio, promossa da Sbilanciamoci, quella dei movimenti, della società civile, del sindacato che si riunisce negli stessi giorni in una sala parrocchiale, a poche centinaia di metri dalla lussuosa villa frequentata dall’èlite italiana. E lo fa per dire che sono possibili delle alternative: quelle di un modello di sviluppo diverso fondato sulle politiche pubbliche e non sull’anarchia del mercato. Politiche industriali per una mobilità sostenibile e le energie pulite; politiche sociali per un Welfare universale e non fondato sui «mercati sociali»; politiche di redistribuzione per dare di più ai poveri e tagliare qualche privilegio ai ricchi.
Il socialista fabiano R.H. Tawney un secolo fa disse: «Quello per i ricchi è il problema della povertà, per i poveri è il problema della ricchezza».

La concentrazione della ricchezza produce diseguaglianze. Per questo viene lanciata all’altra Cernobbio la campagna Tax the Rich, per togliere un po’ di privilegi (fiscali e non solo) alle grandi ricchezze e agli speculatori della finanza: senza una vera giustizia fiscale, non c’è lotta alle diseguaglianze.

Di fronte alle vagonate sterminate di pagine di programmi elettorali – spesso inconcludenti e contraddittori, irrealistici e insostenibili – all’altra Cernobbio va in scena invece un programma minimo di proposte radicali e realizzabili per cambiare il volto a questo paese, un programma che ha bisogno certamente di gambe per camminare – movimenti, mobilitazioni . – ma anche di un atto di generosità e disponibilità della politica, che sia capace di uscire dalla propria autosufficienza e da dinamiche che la isolano sempre di più dalla società.

Al di là di come andranno le elezioni questa è la sfida che abbiamo davanti per ricostruire le condizioni di un cambiamento possibile.

L’altra Cernobbio si tiene alla sala parrocchiale di Via Cinque Giornate 8 a Cernobbio. Si può seguire l’evento in diretta facebook, collegandosi da www.sbilanciamoci.info, dove si possono scaricare anche il programma e i materiali.