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Passa l’emendamento che blocca e punisce la coltivazione e la vendita della sostanza anche se a basso contenuto di Thc La maggioranza difende la misura: tuteliamo la salute. Opposizioni in trincea. Il voto del ddl-sicurezza slitta a settembre
Roma
Alla fine tutto è rimandato a settembre sul ddl sicurezza. Nonostante ciò non si placano le polemiche per le novità che la seduta notturna in commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera ha portato, soprattutto in tema di equiparazione tra cannabis light e quella con Thc pari o superiore allo 0,2%. Un emendamento del governo, approvato dalla maggioranza, che vieta la coltivazione e la vendita delle infioresceze con l’obiettivo di «evitare che l’assunzione di prodotti da infiorescenza della canapa possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che mettano a rischio la sicurezza o l’incolumità pubblica o la sicurezza stradale». Un’approvazione che però lascia dietro di sé le proteste delle opposizioni nel merito e per i tempi serrati non dettati dall’urgenza, trattandosi di un disegno di legge e non di un decreto da convertire in 60 giorni. Da qui la decisione della capigruppo di Montecitorio di rinviare il dibattito in Aula a settembre, mentre la Commissione prima della pausa completerà il lavoro sugli emendamenti. Sfuma quindi l’obiettivo della maggioranza di far approdare il testo in Aula prima delle ferie per poi riprendere dopo la pausa estiva l’esame del provvedimento con tempi contingentati al Senato. Un rinvio che soddisfa le forze di minoranza, che parlano di «ritorno alla ragionevolezza». Dopo le tensioni notturne nelle commissioni e le proteste in Aula ieri mattina, sarebbe intervenuta la moral suasion del presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Da qui la decisione di rinviare tutto. Anche se le commissioni procederanno con le votazioni su articoli ed emendamenti, per licenziare il ddl entro la deadline dello stop dei lavori alla fine della prossima settimana. La riunione pomeridiana di ieri delle due commissioni ieri tuttavia è stata annullata e rinviata a inizio prossima settimana.
Nel dettaglio il governo propone di intervenire
sulla legge a sostegno della filiera della canapa ad uso industriale, con quantità di Thc inferiore allo 0,2%, vietandone vendita e commercializzazione, attività che vengono punite con le norme del Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti, parificando di fatto la cannabis light a quella non light. Un intervento che va nella linea già tracciata dal decreto del ministero della Salute che aveva inserito le “composizioni per uso orale di cannabidiolo” tra le sostanze stupefacenti. Il decreto è arrivato a inizio luglio dopo la sospensiva del Tar Lazio del 5 ottobre 2023. Durante il dibattito notturno a Montecitorio, invece, è stata ritirata la proposta della Lega che voleva vietare l’immagine della canapa per fini pubblicitari.
Il governo difende la posizione – che dovrà comunque passare, dopo la pausa estiva, per l’Aula della Camera e quella del Senato -, con la necessità di tutelare la salute. «Giuste le norme per stroncare il mercato della cosiddetta cannabis light – dice il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri -.
Chi si oppone difende attività ambigue e pericolose. Spesso abbiamo visto che dietro questo commercio si celano ben altre attività. Va stroncata ogni forma di incoraggiamento all’uso e alla propaganda delle droghe», dice Gasparri. Le opposizioni sono sulle barricate, soprattutto per i posti di lavoro del settore – circa 11mila persone – ora a rischio. «Dal governo c’è una spinta repressiva e punitiva immotivata. È drammatico, con questo emendamento il governo vuole definitivamente tagliare le gambe a migliaia di operatori del settore dice il segretario di +Europa Riccardo Magi .-È un intervento pesante e sbagliato che avrà delle conseguenze drammatiche». Il Pd, inoltre, considera l’intervento sulla cannabis light solo «propaganda » e la capogruppo dem a Montecitorio Chiara Braga non nasconde i «momenti di forte tensione anche a fronte di intimidazioni e minacce contro di noi». In più M5s definisce l’emendamento del governo «un inaccettabile e duro colpo alla tenuta di migliaia di aziende agricole». Una destra, gli fa eco il deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra, «accecata dal suo furore ideologico che colpisce migliaia di aziende».
Tra le novità c’è anche il via libera alle bodycam per le forze di polizia impegnate nel mantenimento dell’ordine pubblico, anche se non come dotazione obbligatoria. Per questo vengono stanziati in tutto 23,4 milioni in tre anni. Niente però numeri identificativi sulle divise degli agenti. L’emendamento approvato, su riformulazione del governo, dispone che «le forze di polizia impiegate nei servizi di mantenimento dell’ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, in ambito ferroviario e a bordo treno possono essere dotate di dispositivi di videosorveglianza indossabili idonei a registrare l’attività operativa e il suo svolgimento». L’introduzione delle bodycam, dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rappresenta «un doveroso riconoscimento a tutti coloro che ogni giorno, con dedizione e spirito di sacrificio, sono impegnati per garantire legalità e sicurezza ai nostri cittadini. Grazie a questo strumento renderemo ancora più efficace la tutela delle donne e degli uomini in divisa che per assicurare i nostri diritti sono quotidianamente esposti ad aggressioni, minacce e violenze». Una dotazione tecnologica, prosegue, «richiesta dagli stessi poliziotti anche a garanzia della totale trasparenza del loro operato».