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di Roberto Saviano
Nei clan sempre più giovanissimi, il boomerang del decreto Caivano
In ogni angolo del pianeta l’età media dei membri delle organizzazioni criminali si è abbassata, dalla fratellanza Bahala Na Gang filippina alla Mocro mafia nella regione del Rif, sino ai clan napoletani. Le mafie affiliano giovani e giovanissimi. Si entra a 13, 15 anni e si arriva ad avere un ruolo ai vertici presto, prestissimo a 17, 20 anni. E così, come presto si scalano i pioli della scala gerarchica, repentina è la caduta. Presto si cresce, presto si muore. L’omicidio di Emanuele Tufano ammazzato ieri a 15 anni purtroppo non ci descrive una nuova vicenda, non ci apre a ipotesi rare, non è un caso che sovverte la normale dinamica criminale. È così da molti anni, ma l’attenzione non esiste salvo accendersi per qualche ora quando a terra massacrati dai proiettili non ci sono giovanissimi.
Le «paranze» e i clanEmanuele era incensurato e non proveniva da una famiglia di camorra, ciò non significa che non fosse dentro le dinamiche delle organizzazioni così come la sua morte violenta non lo rende un affiliato. Questa drammatica storia accade non lontano da Forcella, il quartiere che ha visto nascere quindici anni fa «la paranza dei bambini» il primo gruppo camorristico interamente composto da ragazzini. Il loro capo Sibillo è stato ammazzato a 19 anni e tutti gli appartenenti erano adolescenti e giovanissimi. Non baby gang, qui si parla di camorra. Perché i clan di camorra affiliano ragazzini? Molte le risposte. Un ragazzino ha fame di guadagno, ha pene meno pesanti e non ha paura della morte.
Si muore tra i turistiNelle organizzazioni sudamericane, filippine, indiane, si affiliano dai 13 anni in su, e si muore sotto i 25 anni. Oggi a Napoli a 15 anni si muore tra i turisti sotto i colpi di pistola. Quando le informazioni restano relegate alla cronaca locale, volontà di gran parte della politica per evitare di dover dare risposte che non hanno, si perde la dimensione del fenomeno. Ma sono questioni che riguardano l’economia nazionale, il ruolo della politica, gli equilibri della borghesia del Paese.
Gennaro e l’amicoIgnorato dal dibattito nazionale è stato il caso di Gennaro Ramondino pregiudicato ammazzato la scorsa estate. Il suo esecutore era uno dei suoi più cari amici e aveva 16 anni. «Me l’hanno ordinato i boss ma non ho avuto il coraggio di dare fuoco al cadavere». Il corpo trascinato per le scale e in strada ha lasciato una densa scia di sangue che gli affiliati hanno lavato con acqua e sapone, tutto pubblicamente. Nessuna denuncia.
A tutto questo come si risponde? Non con decreti d’emergenza, il decreto Caivano è stato realizzato sotto effetto della necessità propagandistica di attuare un piano anticrimine da parte del governo, non è stato frutto di un tempo ragionato, non c’è stata interlocuzione con maestri di strada e operatori di associazioni che da anni operano in queste situazioni.
L’effetto boomerangÈ stato un boomerang, doveva portare a un contrasto della criminalità minorile invece ha portato solo a un incremento del 50% dei detenuti minori in un anno impedendo nelle carceri qualsiasi percorso di riabilitazione serio. La sovrappopolazione carceraria non permette recupero, solo repressione. Un decreto disastroso che non si rivolge al recupero ma alla sola punizione, un decreto non fa alcuna distinzione tra il minore che fa un reato comune e un minore che quel reato lo fa ma in un contesto di criminalità organizzata, che punisce anche le famiglie con multe (che spesso vengono coperte dai clan).
Le luci del turismoNapoli copre tutto sotto le luci del turismo, le friggitorie che l’hanno invasa, i tavoli che in ogni vicolo servono spritz a ogni ora. Non porta questo overtourism una reale crescita, i profitti sono per i ristoratori e gli hotel, per i b&b in cui tutti i clan del centro storico hanno investito decidendo di abbassare l’impatto criminale su quartieri. Da un lato le famiglie si alleano per comprare abitazioni e ristoranti, dall’altro non si è fermata la diffusione della coca che con i turisti si è alzata di prezzo creando tensione tra i gruppi. Il turismo così organizzato non porta borse di studio, non porta distretti industriali, non fa gemmare scuole alberghiere, non sta portando un aumento di contratti ma soltanto lavoro nero, anche se la camorra spara meno o spara «meglio».
I boss e i giovaniLa terribile e amara verità è che le organizzazioni criminali sono le uniche che investono sui giovani: danno stipendi sicuri, se criminalmente vali e percorri le tappe giuste il premio arriva, anche se alla fine del percorso ci sarà carcere e morte per molti questo dà senso di vita e sicurezza economica. Le altre alternative, quelle legali cosa danno? Cosa promettono, cosa mantengono? In un mondo dove conta solo avere denaro ed esser fighi, poter comprare consenso e mettere paura, perché non affiliarsi? Tutto suggerisce questa scelta.