Caos studentati: allarme Bernini, a rischio i fondi Pnrr
5 Novembre 2024Franceschini non era meglio, ma ora la cultura è Minculpop
5 Novembre 2024
S i va alle urne pure per rinnovare il Congresso, vitale per il bilanciamento dei poteri e gli spazi di manovra del nuovo presidente. Facile dire che il candidato repubblicano è il primo responsabile della situazione sopra descritta. In realtà, rispetto al 2016, il tycoon non è più un outsider, l’imprenditore che tenta la corsa alla Casa Bianca puntando sullo scontento delle classi lavoratrici bianche senza avere nemmeno il pieno appoggio del suo partito. Oggi, il tycoon fa parte del sistema, anche se vorrebbe trasformarlo radicalmente in senso autoritario-libertario. Ha ridisegnato i repubblicani a sua immagine; può contare su imprenditori tra i più ricchi e innovatori, a partire da Elon Musk; raffinati centri di ricerca gli offrono piani di riforme drastiche; ha conquistato anche le comunità di origine straniera di più antico radicamento con la contrapposizione ai nuovi migranti, che dipinge come criminali e promette di deportare in massa. Di fronte a lui l’alternativa è la vicepresidente uscente, catapultata nell’arena a pochi mesi dalle elezioni in seguito all’uscita “forzata” dalla scena di Joe Biden, con quello che è stato un’indubbia ferita alle procedure consolidate. Harris è l’esponente nera di origini indiano giamaicane chiamata a superare il rivale diretto e pure una selva di pregiudizi che accompagnano ancora l’ascesa di una donna figlia di immigrati. È lei, peraltro, la figura dell’establishment progressista sostenuta quasi senza eccezioni dal mondo della cultura e dell’intrattenimento hollywoodiano. Ha commesso meno errori di Hillary Clinton, lanciando un messaggio più inclusivo, ma non è stata in grado di costruirsi una immagine di leader, e viene tuttora percepita da parte dell’elettorato come l’espressione dell’élite più interessata alle questioni del politicamente corretto che al lavoro e al reddito dei lavoratori. L’aborto insieme alle migrazioni e all’inflazione è il tema che ha acceso di più gli animi. Se la componente femminile sembra mobilitata per l’esponente democratica, le comunità cristiane, cattolici compresi, potrebbero inclinare più per Trump visto come un “peccatore” che però promette di difendere alcuni valori chiave (seppure non tutti). È il segno della “grande divisione” che attraversa l’America, tornata a livelli di polarizzazione fra i due principali partiti che non si sperimentavano da decenni. Complicato dire che esito dovremmo augurarci. Harris garantisce continuità interna e certamente meno scossoni per la vecchia Europa, che guarda in ordine sparso all’altra sponda dell’Atlantico, con i sovranisti a sperare nel successo del tycoon, sebbene egli non sia per nulla ben disposto verso la Ue. Ma i sommovimenti globali legati a questo voto, comunque vada, riguardano numerosi ambiti che sono stati trascurati nella lunga vigilia. Il primo è il crollo di fiducia nelle istituzioni liberali e nella rappresentanza politica: gli Usa sono quasi sempre all’avanguardia nelle tendenze globali. Come proveranno ad affrontare questa emergenza, davanti al frantumarsi del consenso e dell’obbligo politico che regge le nostre società? Il populismo è la via imboccata da entrambi gli schieramenti, se pure a sinistra le star del pop sono chiamate a mobilitare i giovani più di programmi e sogni per un futuro migliore. Gli echi inevitabilmente si riverbereranno a Bruxelles come a Roma. E poi il cambiamento climatico come fattore geopolitico, non solo ecologico o industriale. Causa spostamenti di popolazioni e conflitti, rimescola le alleanze e modifica le scelte strategiche: quale sarà la linea della futura Amministrazione: isolazionismo ambientale o cooperazione internazionale? L’approccio alle tecnologie emergenti e all’intelligenza artificiale in particolare si sta trasformando in questione direttamente connessa alla sicurezza, ai diritti e alle disuguaglianze. Prevarrà la visione della crescita con poche regole o quella della responsabilità allargata nella patria dei giganti che dominano il mercato digitale? E non va dimenticata la crescita di un protezionismo senza colori di partito. Conservatori e progressisti sono uniti nella difesa delle imprese e dei lavoratori americani come priorità da perseguire anche a scapito degli alleati. Ecco perché le elezioni Usa ci riguardano e non saranno senza effetti importanti. Come si dice durante le turbolenze nei viaggi aerei, teniamoci forte.
Andrea Lavazza