London JONAS WOOD
19 Novembre 2024E Conte deve cedere alla leadership di Elly
19 Novembre 2024Violenza di genere L’opposizione: «Concetto offensivo, ignorante, pericoloso». E la maggioranza lo lascia solo
Le tecniche di capovolgimento delle cornici narrative, a cui il governo Meloni si sta dedicando, sono sfuggite di mano al ministro dell’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara. Ieri il leghista è riuscito nell’impresa di diffondere fake news, scatenare una feroce polemica, umiliare il consesso in cui era stato invitato a parlare, offendere la memoria di una vittima di femminicidio, sbagliare toni, modi e contesto per propagandare i concetti cari all’ultra destra globale. Intervenendo alla Camera durante la presentazione della fondazione Giulia Cecchettin, Valditara si è lanciato in un tortuoso discorso che è via via scivolato in declamazioni razziste e negazioniste.
GIÀ DAL PROLOGO la platea ha intuito che il ministro, a differenza degli altri rappresentanti istituzionali presenti in sala (la titolare del dicastero della Famiglia, Eugenia Roccella, e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè) non ha capito che stava parlando in una sede istituzionale e non a una festa di partito. «In genere i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi – ha esordito il ministro -. E la visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato». Poi, con un artificio retorico classico, chiama in causa una personalità per lui vicina alla sinistra per puntellare il suo concetto: «Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto duecento anni fa ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975». Quindi per il ministro dell’Istruzione la questione femminile si riduce a «residui di maschilismo, di machismo, che vanno combattuti e che portano a considerare la donna come un oggetto».
Questo nel nostro paese, ha sottolineato, perché il vero pericolo viene da fuori: «Deve essere chiaro a ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione che non ammette discriminazioni fondate sul sesso. Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale».
VOLTI STUPEFATTI in sala della Regina. Per la fake news e per l’incredibile mancanza di senso del contesto. Giulia Cecchettin non è stata uccisa da uno sconosciuto, meno che mai straniero e non servirebbe ricordarlo vista l’emozione collettiva suscitata dal suo caso che ha portato lo scorso anno 500 mila persone in piazza contro i femminicidi. Ma tocca farlo alla sorella, Elena, che ha risposto a Valditara via social: «Se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”, si ascoltasse, non continuerebbero a morire centinaia donne nel nostro Paese ogni anno».
Propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e per beneElena Cecchettin
Filippo Turetta, per usare il lessico del leghista, non viveva nella marginalità né aveva devianze. E qualunque raccolta di dati, persino quelli del ministro dell’Interno, dicono tutto il contrario: le violenze a opera di persone conosciute (conviventi o ex) sono state il 73% nel 2023. Anche gli autori dei reati spia sono italiani nel 72% dei casi.
NON SI SA COSA sia passato per la testa dell’ufficio di comunicazione del Mim che non ha calcolato la figuraccia a cui si stava esponendo Valditara. Gino Cecchettin assiste incredulo dalla prima fila, accanto un Mulè attonito. Appena finisce il convegno la sala mormora. Cecchettin, laconicamente, lasciando l’evento ha commentato: «Su alcuni valori dovremo confrontarci». Tuttavia il lancio della fondazione intitolata alla figlia è stato oscurato da Valditara che si è preso la scena senza il buongusto di lasciarla ai promotori della fondazione: esperti e famiglia. Anche perché immediata si è scatenata l’inevitabile polemica.
«Intervento imbarazzante», «delirante», «indecente» «offensivo», «si copre di vergogna», «razzista», «xenofobo», «misogino», «pericoloso», «ignorante», «il patriarcato esiste e parla come lui», sono i commenti che provengono dal campo larghissimo: Pd, M5s, Avs, Azione, PiùEuropa, Italia Viva. L’opposizione chiede a Meloni, incidentalmente la prima presidente del consiglio donna del paese, di prendere le distanze. Ma dalla maggioranza tutto tace.
A VALDITARA TOCCA difendersi da solo. Nel pomeriggio manda una nota per insistere sui suoi concetti, aggiungendo «non si capisce perché la sinistra la butti sempre in rissa e non sappia ragionare in termini pacati». Ma a contestare le sue parole ci sono anche le associazioni degli studenti («sbagliate e gravi» per Camilla Velotta della Rete degli studenti medi) e la Flc Cgil. Per il sindacato l’elevato numero di femminicidi in Italia è «frutto della cultura patriarcale da lui negata, non ha rispetto del suo ruolo». Sconcertate le associazioni che si occupano di violenza di genere.
Per la Rete educare alle differenze il discorso del ministro rappresenta «un intreccio ripugnante di gretto razzismo, opportunismo politico, ignoranza. Negare il patriarcato vuol dire mettere in discussione la possibilità di smantellare la violenza dalla base». «Che un rappresentante delle istituzioni assuma un punto di vista negazionista, dando agli immigrati la responsabilità di parte delle violenza che caratterizzano le culture occidentali è grave – notano da D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza) – Se conoscesse i numeri si renderebbe conto che il violento ha le chiavi di casa».