Il primo effetto prodotto dalla bozza di un disegno di legge di regolazione degli affitti brevi (Airbnb) preparato dal ministero del Turismo Daniela Santanché tra i comuni più esposti all’economia turistica predatoria è stato di delusione. «Non produrranno alcun effetto per Milano – sostiene l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran – Sull’ospitalità turistica l’unica cosa che cambia, secondo la proposta fatta dal governo, è che si può affittare un appartamento per almeno due notti. Si tratta di un’occasione persa. È come dire che non cambia niente». «Non risolve nulla. È gravissimo che il governo si ostini a non riconoscere alle amministrazioni comunali democraticamente elette il diritto di decidere in quali zone limitare le nuove aperture» aggiunge l’assessore al Turismo di Roma Capitale Alessandro Onorato.

«TIMIDO PASSO in avanti, ma la mossa da sola serve a poco – sostiene il sindaco di Firenze Dario Nardella – Il limite dei due alloggi per essere efficace dovrebbe anzitutto valere in assoluto per ciascun proprietario persona fisica o giuridica sulla piattaforma online. I sindaci delle città metropolitane avevano chiesto, come un tetto massimo di giorni per alloggio e soprattutto la zonizzazione, ossia poteri specifici ai comuni per limitare tout court anche temporaneamente gli affitti turistici in determinate zone della città a particolare valore storico e con particolare concentrazione del fenomeno. Andremo avanti con la nostra delibera urbanistica».

«DI FATTO – dice Marco Celani, presidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) e amministratore delegato di Italianway – sono state accolte richieste del mondo alberghiero volte a introdurre limitazioni, restrizioni incomprensibili e a rendere più complicata la vita del proprietario». L’associazione, con Confedilizia, Fiaip e Prolocatur parla di «deriva liberticida rispetto al diritto costituzionalmente garantito di poter affittare liberamente il proprio immobile». «Alcuni nostri suggerimenti sono stati accolti – afferma il presidente di Assohotel Confesercenti Vittorio Messina – Ma il cuore del problema resta lo squilibrio tra le tipologie ricettive: gli alberghi sono sottoposti ad un prelievo fiscale più oneroso e sostengono costi maggiori per essere in regola con la normativa».

NELL’ATTUALE BOZZA emergono alcune differenze rispetto a quella discussa a maggio. È stato confermato l’obbligo del Cin (Codice identificativo nazionale) per ogni immobile, anche se non è specificato se può essere chiesto dal proprietario o da un gestore. Potrà essere assegnato direttamente dalle regioni, ai comuni spetta il compito di controllare che sia ben segnalato dagli «host» in ogni canale di promozione, dalle piattaforme social alla stessa porta di ingresso dell’immobile e dell’edificio. È stata ribadita la durata minima delle due notti nelle aree del centro storico, artistico e di particolare pregio ambientale, comprese le zone circostanti con medesime caratteristiche ma senza alcuna deroga che invece era prevista a maggio nel caso di conduttore con un nucleo familiare numeroso. Scenderà da 4 a 2 immobili il limite che il proprietario può destinare alla locazione breve ed essere tassato con cedolare secca. Inasprite le multe fino a 5mila euro per chi affitterà una casa per una sola notte e fino a 8mila a chi concede in locazione un immobile privo di Cin.

NON MANCA, nello stile del governo, il lato securitario: non potrà affittare un appartamento chi ha riportato condanne a pene superiori a tre anni o chi è stato «dichiarato delinquente abituale, professionale». Chi ha scontato la pena non può andare in vacanza.

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