Daniela Santanchè, dice la sua portavoce al ministero, non ha preso appuntamenti pubblici per tutta la prossima settimana, l’unico sarà quello al Senato di mercoledì, in cui dovrà spiegare l’intricata situazione delle sue società su cui pesano le indagini della procura di Milano.

A presiedere la seduta di palazzo Madama è chiamato il fidato amico Ignazio La Russa, seconda carica dello stato, collega di partito, e, nello specifico, anche autore di due diffide a favore di Negma e Visibilia, rispettivamente fondo con sede a Dubai che ha offerto un prestito, e società che fa riferimento a Santanchè, entrambe sotto indagine.

Per Fratelli d’Italia non è un problema. «Al di là di questa diffida, non sono mai stato legale né di questa società né per altri aspetti societari delle aziende di Santanchè», ha detto La Russa ai cronisti.

In realtà si aggiunge anche la telefonata che Santanchè, allora non era ministra, ha ritenuto di fargli, quando non era presidente del Senato, per chiedergli suggerimenti. Nel verbale del collegio sindacale del 15 febbraio 2021 della Visibilia Editore Spa si legge che è stato «raggiunto telefonicamente l’avv. Ignazio La Russa, avvocato penalista che ha esaminato, su richiesta del presidente del consiglio di Amministrazione (Santanchè, ndr), il materiale ricevuto da alcuni azionisti e dai loro legali».

Contattata da Domani, la presidenza del Senato non aggiunge altro a quanto dichiarato, e non vuole rispondere se per caso La Russa non reputi preferibile farsi sostituire da un vice per una seduta così delicata: «Non dobbiamo dire a Domani tre giorni prima, se il presidente mercoledì presiederà o no. Lo scoprirete quando arriverà quel giorno». Intanto, commentano dal partito, i rapporti tra i due continuano a essere ottimi.

Il caso non accenna a scemare d’intensità. Report, il programma Rai condotto da Sigfrido Ranucci ha fatto scoppiare il caso ormai due settimane fa. Portando in tv le testimonianze di lavoratori e fornitori del gruppo di società che fanno riferimento a Santanchè, Ki Group e Visibilia, il programma di inchiesta ha raccontato di pagamenti mai effettuati, dipendenti che attendono ancora il tfr dopo il licenziamento e lauti compensi per gli amministratori.

Visibilia, rivela stasera il programma, era esposta con il sistema bancario per 14,8 milioni di euro già nel 2011, al punto che l’ufficio crediti di Bpm si è opposto a un fido.

Questo non ha impedito che nello stesso anno Santanchè con l’ex compagno Canio Mazzaro acquisisse Ki Group e la controllante Bioera. In seguito cominceranno le operazioni infragruppo che coinvolgeranno Visibilia. Altre novità si aggiungeranno il prossimo 10 luglio, la redazione ha avuto decine di segnalazioni su Negma e sulle altre società.

Finora la ministra ha sempre detto di non avere alcun imbarazzo e non ha mai rallentato la sua attività istituzionale. Come dimostra la foto in banchina davanti al mare, era a Genova per la finale della gara di vela Ocean Race.

Nel frattempo il nuovo contratto di servizio Rai non riporta più l’intenzione di valorizzare il reparto inchieste. Mercoledì, Santanchè avrà piena libertà di selezionare cosa dire sui suoi affari. È stata scartata infatti l’ipotesi che la ministra rispondesse all’interrogazione firmata dal Pd, che chiedeva puntualmente conto della gestione delle società e del prestito pubblico da 2,7 milioni di euro di cui risulta beneficiario Ki Group. Risorse che dovevano essere utilizzate per pagare fornitori e dipendenti.

LE SORTI DEL MES

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto capire che la posizione della ministra non è blindata, ma, come accade da giorni ormai, aspetta. A un certo punto, ne sono certi in parlamento, dovrà affrontare i suoi problemi, ma per il momento rimanda. Su Santanchè, rilevano anche i garantisti di Forza Italia, qualcosa potrebbe muoversi solo se arriverà l’avviso di conclusione delle indagini.

Non è l’unica questione destinata per ora a rimanere in sospeso. Sul caso Mes, ovvero la ratifica del fondo salva stati. Fratelli d’Italia e Lega fino alla campagna elettorale erano per il no, ma in parlamento è arrivata la lettera del ministero dell’economia retto da Giancarlo Giorgetti che sostanzialmente dava via libera all’approvazione. Meloni ha guadagnato qualche settimana. Esponenti di tutti i partiti di governo hanno firmato una richiesta di sospensiva che congela la ratifica per i prossimi quattro mesi.

Le spaccature, ha assicurato il capogruppo di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, non ci sono, e la Lega, che ha approfittato della debolezza di Meloni per fare propaganda sul no, per adesso ha deposto le armi. Il segretario Matteo Salvini in un’intervista domenica mattina ha rassicurato tutti. Il voto è fissato nell’aula della Camera per martedì.